Un libro è valido e utile se con le sue analisi, sostenute da prove, non solo ti fa capire come sono nate e andate le cose, quali le conseguenze subite o che stanno esplodendo. È valido se ti induce ad andare oltre, anche con riflessioni apparentemente impertinenti. Leggendo il libro su “La privatizzazione della posta svizzera, origini, ragioni, conseguenze” di Graziano Pestoni, ottima e documentata analisi, si può così approdare tra la sovranità e la stupidità. La sovranità. Ciò che è avvenuto dagli anni Ottanta-Novanta in poi (“la rivoluzione neoliberista”) ha comportato un duplice processo di migrazione della sovranità: dalla politica all’economia; dagli Stati nazionali (la Svizzera, benché riottosa) a organismi internazionali che rappresentano e articolano tutta la dinamica economica (Fondo Monetario internazionale, Organizzazione mondiale del commercio, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Unione europea). Basta questa sommaria esplorazione per rendersi conto di un problema serio radicatosi in questi trent’anni. E cioè: l’economia divenuta tiranna della politica (con il dogma del mercato che decide tutto, della competitività, accentuata dalla globalizzazione e dalla liberalizzazione, da raggiungere ad ogni costo, del lavoro ridotto solo a merce e da reprimere); i poteri privati (pensiamo alle multinazionali o alle banche troppo grandi per fallire) chiamati a contendere quote di sovranità allo Stato; il passaggio della sovranità dal pubblico al privato con un processo di privatizzazione di tutto ciò che fa denaro, che ha contaminato la sfera politico-istituzionale, esponendola ad una sempre più invasiva penetrazione di poteri, interessi, metodi di gestione privati. I quali del “servizio pubblico” e soprattutto del “bene comune” se ne infischiano e ne sono la distruzione. La stupidità. “Non v’è pensiero importante che la stupidità non sia in grado di utilizzare; essa è mobile in ogni direzione e può indossare tutte le vesti della verità. La verità invece ha una sola veste e una sola via, ed è sempre in svantaggio...”. Veniva alla mente Robert Musil (Sulla stupidità) leggendo il documentato Pestoni. Basterebbe pensare all’uso che è stato fatto in Svizzera della democrazia diretta, della difesa della sovranità e dell’identità nazionali, dell’onestà e coerenza in politica, della pretesa di far meglio di chi è venuto prima. Insomma, alla stupidità che assomiglia al progresso, alla esigenza di adeguamento richiesta dai tempi, ai prezzi più bassi con la gestione privata più efficiente di quella pubblica. Raffigurabili concretamente in conseguenze che rasentano l’assurdità e il ridicolo politico. Come l’assoggettarsi e il copiare la vituperata e perversa Unione europea (v. il capitolo due del libro di Pestoni), che aveva a sua volta adottato il famoso “consenso neoliberista di Washington”, senza tener conto degli sconquassi possibili; l’avere dei servizi pubblici (Poste, Ferrovie, Telecomunicazioni) perfettamente efficienti e invidiati in tutta Europa, ma da cancellare con ideologia importata; il riuscire a incantare l’elettorato (v. Udc) con i miti della sovranità da non cedere e l’identità da conservare, mentre di fatto si apre la porta incondizionatamente a gruppi esteri in nome della concorrenza, demolendo pilastri di sovranità e identità (servizi pubblici); i risultati nefasti in qualità dei servizi, tariffe, presenza sul territorio, condizioni di lavoro, ottenute con la privatizzazione-aziendalizzazione della Posta, grido di dolore e protesta di tutti i politici (in particolare ticinesi) dimenticando ipocritamente di esserne stati i fautori. La stupidità ha raggiunto livelli tali di cecità che ora si persiste nel volere anche la privatizzazione della Radiotelevisione. Scenari futuri? Vorremmo credere, tra l’utopico e il disperato, a Pestoni: rinazionalizzazione.
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