Manca poco meno di un mese a Natale, ma le strade e le case sono già addobbate a festa, mentre gli scaffali dei negozi abbondavano di prodotti d'ogni genere. Come sempre, le Festività natalizie diventano occasione incontro in famiglia o tra amici e conoscenti e perciò come tradizione vuole, per la maggioranza di noi questo significa un significativo supplemento di cibi e doni. Ed è certamente giusto che sia anche così: Natale è pur sempre motivo di allegria e dovrebbe essere per chiunque sinonimo di serenità. Di conseguenza: che festa sia e che sia bella!
A causa, della mia scelta di vita, delle molteplici attività che occupano le mie settimane, nonché degli interessi e della sensibilità "sociale" sviluppata negli ultimi anni di presenza a Lugano, non posso non rivolgere nel periodo natalizio anche un pensiero particolare a tutte le persone che, per un verso o per l'altro, corrono il rischio di passare giorni di tristezza, solitudine e sofferenza. Senza lasciarmi prendere da un sin troppo facile moralismo anticonsumistico, provo ad immaginare per loro un Natale diverso.
E se Francesco d'Assisi scriveva circa otto secoli fa che, se avesse potuto, avrebbe chiesto all'imperatore di far spargere granaglie per le strade per gli uccelli e procurare fieno in abbondanza per pecore, muli e buoi, o addirittura spalmare carne sui muri, perché chiunque potesse rallegrarsi al ricordo della nascita di Gesù a Betlemme, a me piacerebbe vedere riunite tutte le persone sole attorno ad una grande tavola imbandita dall'amicizia sincera, a gustare insieme, nel riconoscimento e nel rispetto reciproci quanto la condivisione potrebbe ancora rendere possibile: una solidarietà non di facciata, bensì di coerenza etica e di autentica modestia a tutto campo. Inoltre, mi piacerebbe che i bambini potessero nascere e crescere in famiglie vere, non da telenovelas, in luoghi d'educazione alla socializzazione piuttosto che all'individualismo edonistico, in campi di pacatezza e non dentro covi di violenza, disunione e rabbia. Agli allievi delle elementari ed ai ragazzi delle scuole medie, vorrei che sia data la possibilità di maturare sul piano anzitutto affettivo, della fiducia di sè e del sostegno da parte degli adulti, e non soltanto un sofisticato complesso nozionistico che riempie le loro teste di conoscenze, lasciando poco spazio alla sperimentazione. Mi piacerebbe trovare sotto l'albero di Natale nuove opportunità lavorative per disoccupati e licenziati, giovani o con già molti (forse addirittura troppi) anni d'esperienza alle spalle, invece di umilianti montagne di formulari da riempire e freddi contatti amministrativi. E per gli esclusi dal nostro sistema politico e culturale, per chi non si sente (più) a proprio agio nella sua pelle, per quanti faticano ad individuare gli ambiti nei quali esprimere senza timore di giudizi e discriminazione desideri e capacità, per quelli che sono caduti fuori dalle maglie (sempre più) larghe della nostra rete sociale non soltanto terre di rifugio, bensì anzitutto mani aperte e braccia calorose. Così sia!

Pubblicato il 

01.12.06

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