In tema di sostenibilità, è veramente tempo che anche nel campo della salute ci si chini su questo concetto. Se la sostenibilità deve passare da obiettivo a modalità operativa, sarebbe bene avviare al più presto delle strategie d’azione. Vediamone i motivi. La salute non è unicamente l’assenza di malattia. È uno stato più generale, nel quale l’individuo non solo si sente bene, ma è anche inserito nel contesto nel quale vive, sperimentando sentimenti di unione e coesione. Orbene, nelle nostre società cosiddette "avanzate", proprio tale aspetto è troppo poco considerato. Viene data enfasi alla differenza, alla competitività, vengono generati artificiali sentimenti di predominio e superiorità, l’interesse particolare prevale generalmente sempre su quello generale. Questa non è una base che porta alla sostenibilità. Gli esseri umani che operano in questo contesto, alla lunga, sperimentano insoddisfazione, isolamento, cadono facilmente vittima di stress o depressioni, ed entrano in un circolo vizioso nel quale il ricorso a potenti? e non innocui? psicofarmaci diventa la regola. Ma non solo sul posto di lavoro occorre definire dei parametri di sostenibilità. Altri importanti settori riguardano l’ambiente e l’alimentazione. I recenti casi di "vacca pazza" e febbre aftosa sono da leggere in questo senso. Foraggiare gli animali con farine animali si è rivelata operazione non sostenibile. Non sappiamo ancora se, a lunga scadenza, avremo delle conseguenze ancora più vaste sulla salute dell’uomo, o se per fortuna la malattia di Kreuzfeld-Jacob resterà limitata a casi isolati. Resta il fatto che il modello della gestione economica delle aziende agricole, basate sul massimo rendimento economico, non è sostenibile né per l’uomo né per gli animali stessi. Sempre in tema di alimentazione, il ricorso prevalente a cibi precotti, congelati, invece di optare per cibi freschi, cotti al momento, non è sostenibile: ci si alimenta ma non ci si nutre. Attraverso il cibo non riceviamo solo calorie, proteine e quant’altro: il cibo deve essere fonte di vita. Quale vita ci può dare un’alimentazione a base di prodotti conservati artificialmente, denaturati, raffinati all’eccesso per poi essere "arricchiti" di vitamine artificiali e sali minerali non assimilabili dall’organismo? L’ultima preoccupazione in materia di sostenibilità alimentare? E quindi sanitaria? Ce la dà la tecnologia genetica. L’introduzione di Ogm è ormai una realtà, ma è stata fatta alla leggera, senza considerare possibili effetti a lunga scadenza sull’essere umano e sugli organismi stessi che han subito la modifica genetica. Secondo voci dissidenti nel campo degli scienziati, la "bomba" genetica è forse più potente di quella atomica. Infine, ma non da ultimo, l’ambiente: quale salute ci può dare un ambiente inquinato (aria, acqua, rumori, elettrosmog), nel quale facciamo fatica ad identificarci? La sostenibilità sanitaria, come possiamo intuire, ha radici ben più profonde, che vanno cioè al di là del tipo di cure che scegliamo per noi e per la nostra famiglia. È la nostra responsabilità di singoli esseri umani che ne è coinvolta. Dalle scelte dei singoli dipende il benessere di tutti. |