«Essere omosessuale e accettare l’omosessualità di un membro della propria famiglia può risultare più facile, se lo Stato riconosce a queste persone un proprio statuto giuridico. Occorre pertanto ponderare non solo gli effetti reali di una legge, ma in questo caso anche quelli simbolici; (…)» Così recitava l’introduzione del Messaggio concernente la Legge federale sull’unione domestica registrata di coppie omosessuali (novembre 2002). Un progetto di legge approvato lo scorso anno dal Parlamento e bloccato ad “un passo” dall’entrata in porto dal lancio del referendum contrario di Udc e Partito evangelico svizzero. Il 5 giugno prossimo dunque si giocheranno le sorti della legge sull’unione registrata di coppie omosessuali. Al seguito di quella svizzera, anche in Ticino è partita in questi giorni la campagna in favore del partenariato registrato per le persone dello stesso sesso. A promuoverla l’associazione Sì all’unione registrata Ticino, costituitasi il 1° marzo a Lugano, che vede alla sua guida due co-presidenti di spicco, il consigliere nazionale Franco Cavalli (Ps) e il consigliere agli Stati, nonché relatore della legge, Dick Marty (Plr). Una presidenza che rivela subito lo spirito e la natura interpartitica del grande fronte trasversale che si sta muovendo affinché la Svizzera apra le porte ad un diritto che formalizzi e legalizzi le unioni di persone dello stesso sesso attraverso un disciplinamento giuridico. Ad ampliare il fronte dei favorevoli, molto ha contribuito il carattere moderato della legge, vista anche come una “legge di compromesso” che non concede al partenariato dello stesso sesso il diritto a contrarre matrimonio, all’adozione di un bambino o al ricorso alla procreazione medico assistita. Intanto l’associazione Sì all’Unione registrata muove i primi passi ma già si moltiplicano i nomi delle personalità politiche, sindacali che stanno comunicando la propria adesione, sia come partito od organizzazione che a titolo personale. Fra questi l’Unione sindacale svizzera, Vasco Pedrina (co-presidente Unia), Manuele Bertoli (presidente del Ps Ticino che, sul tema, aveva presentato nel 2002 un’iniziativa parlamentare generica), il presidente Giovanni Merlini (a titolo personale per il momento), la consigliera nazionale Laura Sadis (Plr). «L’associazione Sì all’unione registrata Ticino – ci spiega il segretario Andrea Ostinelli – con la sua presenza s’impegna a che il dibattito sul tema venga esteso a tutta la società civile e non si limiti alla sola comunità omosessuale. Ma siamo consapevoli che bisognerà lavorare intensamente, attraverso una capillare opera d’informazione, per colmare quel vuoto che a livello di opinione pubblica esiste intorno all’oggetto in votazione.» Disinformazione, ma anche pregiudizi, paure e discriminazioni minacciano dunque l’approvazione della legge. Per questo anche in Ticino il lavoro di sensibilizzazione ha già cominciato a concretizzarsi in una seconda assemblea dell’associazione tenutasi lo scorso mercoledì alla Casa del Popolo di Bellinzona, a cui faranno seguito altre serate e manifestazioni pubbliche a favore della legge. «Non abbiamo dati che possano indicarci – afferma Ostinelli – quale sarà l’orientamento dell’elettorato ticinese anche se qualche segnale ci preoccupa. Emblematico il fatto che nel cantone, seppur in ritardo rispetto al resto della Svizzera, la raccolta delle firme contro la legge sia stata fatta anche con la sollecitazione della Curia. Noi comunque ci auguriamo che a favore del Sì giochi un ruolo importante il fattore di prossimità, ossia il fatto che quasi tutti nella cerchia delle proprie conoscenze, amicizie o famiglie comincino a contare delle persone che appartengono alla comunità omosessuale. Questa familiarità credo aiuti a neutralizzare eventuali “anatemi” o pregiudizi che portano alla negazione di un diritto importante. Ma finché l’unione registrata di coppie omosessuali verrà letta come la richiesta di una comunità minoritaria e non come un fattore di progresso civile per tutta la società, come è in realtà, sarà arduo compito mobilitare l’opinione pubblica.» Un altro pericolo che il Comitato Sì all’unione registrata Ticino individua è la concomitanza col voto sugli accordi Schengen / Dublino che rischia di far passare in secondo piano il dibattito sulla legge. «È prevedibile – riflette Ostinelli – che in prossimità del voto la potenza di fuoco dei media e degli ambienti economici convogli l’attenzione e il dibattito prevalentemente su Schengen. Ragione in più per moltiplicare il nostro impegno affinché l’occasione che ci si presenta non vada sprecata. Un’occasione che oserei definire storica in quanto ci sono voluti una lunga evoluzione culturale e sociale e un decennio di attività politica per arrivare a questa legge.» E il rigetto della legge avrebbe ripercussioni dolorose per la comunità omosessuale che da anni s’impegna per affrancarsi, in fatto di partenariato, dalla condizione di cittadini di serie B. «Mi chiedo – conclude Ostinelli – come potrebbero sentirsi tutti gli omosessuali se la legge non venisse approvata. Pur non trovandoci di fronte ad un referendum sull’omosessualità, è naturale che un eventuale rigetto potrebbe essere vissuto come un’ennesima emarginazione.»

Pubblicato il 

11.03.05

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