SocietĂ 

La parola d’ordine era “prendi e consuma, usa e getta”. Era uno stile di vita che, nella società dei consumi, definiva in particolare il ceto medio, che risplendeva nello spreco dove trovava la sua immagine. Stop! Retromarcia. La novità è che il fenomeno si è rovesciato e ora va di moda l’usato. È una rivoluzione copernicana: sprecare dà fastidio perché c’è più coscienza ambientale e poi si può pure risparmiare divertendosi. E così il settore esplode, annullando lo stigma che voleva il second hand legato alla povertà: oggi, sempre più persone, di ogni strato sociale, vendono e comprano sui siti online e nei negozi specializzati che nel frattempo hanno cambiato pelle come le lucertole.

Si chiama “Ricompralo, il mercatino dell’usato”. Il nome è esplicito: seconda mano. Qui si ricompra ciò che è stato di qualcun altro, si passa di mano in mano, di casa in casa. Il commercio si trova nella zona della Piodella di Agno e l’ampio posteggio di cui è dotato, e che costeggia la cantonale in direzione dell’aeroporto, in certe ore della settimana straripa a dimostrazione del successo dell’iniziativa imprenditoriale. No, non è un ente caritatevole, qui non c’è la fila di personaggi che sembrano appartenere alle pagine di Victor Hugo. I clienti (venditori e compratori allo stesso tempo) siamo noi, siete voi: qui è rappresentata la società al completo come dimostrano le cilindrate delle macchine parcheggiate: diversa e variegata la clientela perché diverse sono le spinte motivazionali che portano in un luogo simile.


«Nel 2013 si è iniziata l’avventura “Ricompralo” in Ticino, in un momento in cui in tutta Europa il mercato del riuso stava crescendo, non solo numericamente, ma soprattutto a livello di qualità. È cambiato il paradigma, come dimostrano le prime analisi sociologiche sul fenomeno: usato non fa più rima con povertà, polvere ed esclusione, ma con un consumo intelligente. Oggi il consumatore rifiuta lo spreco ostentato degli anni Novanta non solo per questioni economiche, ma pure per l’affermarsi di valori etici ed ecologici. Prima di buttare un oggetto, ci si pensa due volte. Si cerca qualcuno nella cerchia familiare o degli amici che potrebbe essere interessato oppure lo si vende su un portale o in un negozio come questo. La differenza fra un sito e un negozio è che qui la merce è in bella mostra, si può toccare, guardare da vicino, provare e capire se è l’oggetto giusto per noi» spiega Marco Fumagalli, proprietario del negozio. Lo stesso Fumagalli è un esempio di riciclaggio a livello professionale. Ride quando glielo facciamo notare: «È vero, sono laureato in diritto, e per alcuni anni ho esercitato come avvocato. Quando il “Ricompralo” è stato aperto, inizialmente ha contato soprattutto sull’esperienza e il fiuto di Mauro, il nostro venditore storico, nel riconoscere l’oggetto giusto, quello cui dare la possibilità di una seconda vita perché ha ancora qualcosa da dare, da esprimere, possiede il potenziale intatto. Da dietro alle file, mi sono a un certo punto ritrovato... dietro alla cassa: se rimpiango il mio lavoro di avvocato? Ma neppure un po’. Qui si incontrano gli oggetti e le loro storie che sono sempre legate alle persone e c’è la perenne curiosità per quello che potrai vedere domani dalle mani di un cliente che attraversa la porta del negozio per proporre il suo oggetto. È affascinante questo aspetto, dà ritmo al lavoro. La filosofia dei negozi dell’usato, che non sono più quelli con la muffa del passato, mi ha catturato: all’inizio di luglio inaugureremo un secondo punto vendita a Balerna. Che cosa mi piace? A differenza dei classici negozi, i nostri rifornitori sono i privati. Hai un orologio che non porti mai e ti dispiace lasciarlo nel cassetto? Il fidanzato di un tempo ti ha regalato un anello e il nuovo compagno non lo vuole vedere? Sei un lettore onnivoro e hai necessità di fare spazio in libreria per comprare nuovi volumi? Ecco, da noi si può sia vendere ciò di cui non si ha più bisogno, sia comprare il pezzo interessante che qualcuno ha messo in conto vendita» continua Fumagalli.  


Conto vendita: ecco come funzionano i moderni second hand, che non sono più ristretti al concetto dei charity shops (i negozi gestiti da volontari e spesso da dipendenti di programmi occupazionali e/o di reinserimento professionale, che si occupano di rivendere oggetti di seconda mano donati dalla popolazione il cui ricavato viene poi incassato da un’azienda sociale o da un’associazione no profit).


I privati – appunto noi, voi – propongono la propria merce, e se l’oggetto è papabile viene preso in consegna: alla vendita metà del guadagno andrà al legittimo proprietario e metà al negoziante. «Tutti ci guadagnano sempre. Chi vende perché alla fine del mese si ritrova con dei soldi in più, del tutto inaspettati e che quindi fanno ancora più piacere, e chi compra perché può imbattersi in una chicca o anche, in maniera più semplice, perché ha modo di risparmiare. Perché spendere per un oggetto dodici volte di più fuori di qui?» aggiunge Mauro, venditore specializzato e appassionato di mercatini, che ha dato al negozio la sua impronta.
Insomma, il second hand si sta prendendo la propria rivincita e sta uscendo da quella zona grigia in cui era stato relegato: il nuovo profilo dei consumatori sta creando un mercato parallelo. Ma che cosa si trova al Ricompralo? Il cosiddetto vintage? «Da noi si può trovare di tutto: chi ha competenze può trovare l’usato da sempre considerato nobile, pezzi di antiquariato e vintage capitano abbastanza di frequente, ma è l’usato ordinario a giocare la parte del leone. Se mi guardo in giro, vedo una vetrinetta con tanti orologi senza pretese, ma funzionanti e a basso costo, ma c’è anche un vecchio Rolex, offerto a un prezzo concorrenziale. E poi tazzine del caffè per tutti i giorni ed altre più ricercate,  lampade moderne e old style, libri, vestiti, lenzuola della nonna, francobolli, quadri, vecchie cartoline, oggettistica per collezionisti ma anche pentole, piatti e monopattini. Qui non si arriccia il naso di fronte all’ordinario che per qualcuno può rappresentare lo straordinario. Da bambino amavi quel peluche che non hanno mai più prodotto? Potrebbe essere che, girando fra gli scaffali del negozio, ne trovi uno identico... La dimensione ludica ed esplorativa dei mercatini dell’usato è una molla motivazionale per i clienti» conclude Fumagalli.  


Nel mercato dei consumi, perché consumatori restiamo, assume nuova importanza l’usato, mentre l’oggetto vissuto si impone con una sua estetica che coincide con la personalizzazione e nonpiù  con la seduzione omologata.
Così il mercato dell’usato diventa una miniera green che si coniuga perfettamente con ecosostenibilità (ambientale e del borsellino) e divertissement.

Pubblicato il 

22.06.17
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