Socialisti, fuori i nomi

Oggi il Gruppo parlamentare socialista all’Assemblea federale decide chi proporre al plenum per la successione di Ruth Dreifuss in Consiglio federale. Venerdì scorso il Comitato direttivo del Pss aveva raccomandato al Gruppo parlamentare di scegliere nel novero delle candidate romande, escludendo Jean Studer e Patrizia Pesenti. Certo, nulla è deciso, ma quella odierna è una tappa fondamentale in vista dell’elezione del 4 dicembre e ora per Pesenti la corsa s’è fatta molto in salita. La presa di posizione del Comitato direttivo ha provocato tra l’altro la stizza del Ps ticinese (cfr. articolo a pag. 3). Come ci si è arrivati lo spiega ad area Hildegard Fässler, membro del Comitato direttivo e capogruppo socialista all’Assemblea federale: «Avevamo cinque candidati, e tutti ci sembrano senz'altro eleggibili in Governo. Ma dalle audizioni è risultato che ce n'erano tre che erano meglio qualificate. Che poi tutte e tre provengano dalla Romandia è piuttosto un caso». Quindi Pesenti non ha le migliori qualifiche, indipendentemente dal suo Cantone di provenienza? «Sì. Lo stesso vale per Studer», dice Fässler. Sulla stessa lunghezza d’onda è Gabriella Andina, membro del Comitato direttivo del Pss: «Hanno giocato diverse componenti. Quanto a competenze e capacità i cinque candidati si equivalgono: la preferenza è andata, all’unanimità, a quei tre candidati che rispondevano meglio alle aspettative della direzione». Una decisione che, comunque, Andina definisce «dolorosa», soprattutto per lei che è ticinese: «Pesenti ha fatto una buona impressione alla Direzione ma non la migliore impressione in confronto agli altri candidati». Socialisti, fuori i nomi Stasera sapremo chi figurerà sul “ticket” ufficiale che il Partito socialista svizzero (Pss) sottoporrà il 4 dicembre all’Assemblea federale per la sostituzione di Ruth Dreifuss in Governo. Lo decide il Gruppo parlamentare socialista all’Assemblea federale. È probabile che si vada verso la designazione di due donne. In lizza ci sono Micheline Calmy-Rey (la grande favorita) Liliane Maury-Pasquier, Ruth Lüthi e Jean Studer (che presentiamo nelle schede a fondo pagina). E c’è la ticinese Patrizia Pesenti. Le sue ambizioni hanno però subito un duro colpo dopo che il Comitato direttivo del Pss ha raccomandato al Gruppo parlamentare di considerare solo donne romande. Creando non poco risentimento nei socialisti ticinesi. Il risentimento è stato ancor più acuito dalle dichiarazioni della capogruppo socialista alle Camere federali, Hildegard Fässler, che alla “Nzz am Sonntag” ha detto: «il Ticino su questioni come l’apertura verso l’esterno è molto più vicino alla Svizzera tedesca che alla Romandia. E ci sono altri aspetti nei quali Ticino e Romandia si differenziano. Questo diminuisce le chances a priori di una candidatura ticinese, indipendentemente dalla persona». Ad area Fässler così precisa il suo pensiero: «guardando alle votazioni popolari proprio sull'apertura verso l'esterno si osserva che il Ticino si comporta come la Svizzera tedesca. Quindi in Romandia c'è un movimento molto forte che vuole a tutti i costi una rappresentanza romanda in Consiglio federale e che non si sente rappresentata da un membro di governo ticinese». Allora i socialisti ticinesi non avranno mai alcuna chance? «Questo effettivamente è un problema, ma lo ritroviamo identico nella Svizzera orientale: provi a chiedere al Ps di San Gallo cosa ne pensa». Ma mai si dirà che un socialista sangallese non può sostituire Leuenberger. «È vero», dice Fässler, «ma si considerano gli svizzero-tedeschi appartenenti tutti allo stesso gruppo per il fatto che parlano la stessa lingua. Eppure ci sono delle differenze molto forti. Ammetto però che per una candidatura socialista dal Ticino è storicamente molto difficile farsi strada nelle elezioni al Consiglio federale». Ma il Ps ticinese non ci sta. In vista delle audizioni di oggi, ha diramato un comunicato in cui ribadisce «il suo stupore e la sua delusione» per la decisione del Comitato direttivo. E in una lettera alla stessa Fässler e al Gruppo parlamentare i socialisti ticinesi invitano a considerare «l’importanza e il valore simbolico, per un Partito come il nostro, di dimostrare sensibilità e ascolto per le aspirazioni, i bisogni e i temi politici delle regioni periferiche e delle minoranze linguistiche». Per la presidente del Ps ticinese Anna Biscossa l’esclusione di Pesenti sulla base di argomentazioni regionalistiche è «uno scivolone politico: addurre motivazioni puramente regionalistiche ha portato a decisioni completamente sbilanciate». Per Biscossa invece «si sarebbe dovuto discutere della posizione più o meno profilata a sinistra che si vorrebbe dalla nuova Consigliera federale, del fatto che si voglia mantenere o meno il Dipartimento dell’interno o se invece si auspica un cambiamento a favore di quello dell’economia. Si sarebbero dovuto, infine, tenere in debita considerazione i principi del federalismo e della solidarietà nei confronti delle regioni periferiche e delle minoranze linguistiche. Insomma le candidature andavano o promosse tutte o vagliate in base a criteri politici ». Quanto ai giudizi che vorrebbero il Ticino più vicino per posizioni politiche alla Svizzera tedesca piuttosto che a quella romanda, per Biscossa è «un’affermazione da imputare ad una mancanza colpevole di conoscenza della nostra realtà. Noi non sosteniamo la candidatura ticinese solamente in quanto tale, la realtà è che stiamo vivendo un momento particolare in cui si sta discutendo del ruolo dei servizi pubblici, di ex regie federali, di accordi bilaterali e trasporti: tutti ambiti in cui le regioni periferiche (non soltanto il Ticino) rischiano di risultare penalizzate». Ancora più severo è il giudizio di Franco Cavalli, consigliere nazionale socialista e già capogruppo Pss all’Assemblea federale: «La discriminante scelta è politicamente inaccettabile, perché sposta la questione su un piano etnico. Questo è un argomento di per sé fuori luogo. Inoltre esso va contro le giuste aspirazioni della Svizzera italiana e contraddice la sostanza stessa della Svizzera, che è un amalgama di culture». Ribatte Fässler, che è pure membro del Comitato direttivo: «nel nostro Paese c'è il Röstigraben. È un dato di fatto, e ricordarlo non significa fare considerazioni a carattere etnico, ma dire che ci sono atteggiamenti diversi ad esempio in rapporto allo Stato o all'apertura verso l'esterno». Torniamo a Cavalli: un’argomentazione così non serve a nasconderne un’altra, che non si vuole dire? «Cos’abbia portato a questa dichiarazione non lo so. C’è senz’altro l’importanza della Svizzera francese per il Pss e il desiderio di Brunner di fare bella figura in Romandia, ma non credo che questo basti. Può darsi che vi siano altre spiegazioni che pubblicamente non si vogliono dare. Questo però rafforza la sciocchezza della giustificazione data: per nascondere un’altra spiegazione si sarebbe andati a prendere la più esplosiva fra quelle a disposizione». Per Cavalli dunque l’arrabbiatura del Ps ticinese si giustifica pienamente: «questa uscita del Comitato direttivo ha l’unico effetto di portare voti alla Lega. Il Pss o non ci ha pensato, oppure non ha ritenuto che questo fosse importante, ma così mette il Ps ticinese in grosse difficoltà». Quali chances rimangono ora a Pesenti di figurare sul ticket socialista? Per Cavalli «la candidatura di Pesenti, che era partita molto bene, ha perso un po’ di smalto. Da un lato le grosse tensioni fra romandi e svizzero-tedeschi all’interno del partito le hanno giocato contro. Dall’altro Pesenti è stata un po’ troppo prudente nelle sue dichiarazioni pubbliche, nel solco della tradizione ticinese per cui alla domanda del giornalista non si risponde ma si cerca di svicolare: questo può esser stato letto come mancanza di chiarezza politica, in un momento in cui Ruth Metzler è fortemente sotto tiro perché non è chiara nelle sue scelte di fondo».

Pubblicato il

15.11.2002 01:00
Gianfranco Helbling
Sabina Zanini