Assoluzione piena, perché i presupposti del reato di coazione non sono dati. È questa in estrema sintesi la decisione pronunciata dal giudice Flavio Baggi che assolve i tre imputati, sindacalisti di Unia, Giangiorgio Gargantini, Vincenzo Cicero e Matteo Poretti. Bocciata quindi la tesi promossa dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri che, nel febbraio 2023, aveva firmato tre decreti d’accusa inerenti lo sciopero andato in scena nell’autunno 2021 per protestare contro le condizioni di lavoro e contrattuali presso la squadra esterna del Comune di Paradiso. Uno sciopero contro il precariato comunale Il mattino del 25 ottobre 2021, a seguito del licenziamento di un operaio comunale e di altre situazioni di tensione venutesi a creare nei mesi precedenti, le maestranze della squadra esterna comunale, sostenute da Unia, decidono di astenersi dal lavoro. Obiettivo: sanare i vari problemi e far ritirare il licenziamento del loro collega che ha lavorato per otto anni alle dipendenze del Comune con undici contratti a tempo determinato consecutivi. Proprio la questione dei contratti precari, ossia di collaboratori al servizio del comune da diversi anni con contratti a scadenza, era una delle problematiche principali sollevate dai dipendenti comunali. Nei mesi precedenti Unia aveva sollecitato il Municipio a discuterne e cercare di sanare la situazione. In un primo tempo, sembrava si potesse trovare un’intesa. Poi, però, è arrivato all’improvviso il licenziamento dell’operaio più vulnerabile: assunto da tempo in maniera precaria e che beneficiava di permesso F. Un licenziamento considerato abusivo, e interpretato quale gesto di rappresaglia dai colleghi e dal sindacato. Un licenziamento ingiustificato A seguito di un ricorso al Consiglio di Stato, il licenziamento è stato revocato poiché privo di motivazioni valide. Inoltre, nei giorni seguenti lo sciopero, una ventina di lavoratori precari sono stati assunti in maniera indeterminata. Sempre al Consiglio di Stato sono ancora pendenti due ricorsi inoltrati da Unia contro i mancati rincari e il congedo paternità fissato dal Regolamento organico dei dipendenti (Rod) a cinque-dieci giorni, quando la legge federale ne impone dieci. Da notare che il Rod, a Paradiso, era stato modificato 78 volte nei tre anni precedenti lo sciopero e ben 144 dal 2010. La maggior parte delle modifiche, hanno sottolineato i sindacalisti, hanno accresciuto la flessibilità dei dipendenti comunali, accompagnata da una riduzione dei liberi infrasettimanali a compensazione dei turni dei fine settimana. Libertà di sciopero I sindacalisti sono stati denunciati dal Municipio e dal Sindaco di Paradiso, Ettore Vismara, che si sono costituiti accusatori privati. Gli imputati sono stati condannati per coazione (consumata e ripetuta) tramite tre decreti d’accusa pronunciati nel febbraio 2023. A seguito dell’opposizione inoltrata si è giunti al processo odierno. I tre sindacalisti hanno spiegato in aula che interventi di questo tipo sono già stati effettuati in passato, senza conseguenze legali: «Attraverso queste azioni ci assumiamo la responsabilità, come sindacato in prima linea per difendere i lavoratori». Quella di Paradiso è una prima per quanto riguarda un ente pubblico comunale. Lo sciopero si è svolto in maniera pacifica ed è durato qualche ora, come confermato in aula da due testimoni, due dipendenti della squadra esterna. I due operai hanno ribadito che l’azione era condivisa dalla quasi totalità degli operai comunali. Il giudice Baggi ha quindi assolto i tre imputati. Vano è stato il tentativo dell’avvocato Edy Salmina – rappresentante del Municipio e del sindaco di Paradiso –, secondo cui coazione c’è stata e secondo cui lo sciopero poteva essere evitato, visto che il canale di discussione fra le parti era già aperto. Per i sindacalisti, e per il loro legale Davide Ceroni, in gioco vi era il diritto costituzionale allo sciopero. Il giudice non è entrato nel merito della legittimità dello sciopero, ma si è focalizzato sul reato di coazione smontando una a una le accuse che erano state formulate dal procuratore.
«Siamo molto soddisfatti – ha detto all’uscita dell’aula penale di Bellinzona il segretario di Unia Ticino e Moesa Giangiorgio Gargantini – perché usciamo rinforzati nella nostra maniera di intendere il modo di fare sindacato». Per il sindacalista, «il diritto di sciopero è iscritto nella costituzione e oggi anche la sua modalità, come intrapresa in quell’agitazione, è riconosciuta». |