Trasparenza

Il Consiglio federale vuole escludere dal campo di applicazione della legge sulla trasparenza (LTras) tutti i documenti relativi alle procedure di appalto della Confederazione. Lo si deduce dal messaggio concernente la revisione totale della legge federale sugli acquisti pubblici (LAPub), adottato dal Consiglio federale lo scorso 15 febbraio. Se il Parlamento si allineerà a questa decisione, per la popolazione e i media non sarà presto più possibile ottenere i documenti per valutare come le autorità gestiscono il denaro dei contribuenti nell’ambito di acquisti di beni e servizi.

Nel gennaio 2014, il Tages Anzeiger rese noto che la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) aveva assegnato mandati a prezzi gonfiati, per un valore totale di 26 milioni di franchi, ad un’impresa informatica. In cambio, il funzionario che firmò il contratto ottenne biglietti per dei concerti e delle partite di calcio. È solo uno degli scandali sulle commesse statali che i media hanno potuto svelare richiamando la LTras, lo strumento legislativo che garantisce al pubblico l’accesso ai documenti ufficiali. Nonostante questo contributo, con il disegno di legge adottato qualche settimana fa il Consiglio federale intende limitare in futuro il principio della trasparenza proprio in materia di appalti pubblici. A dire il vero il Governo si è ben guardato dal mettere in evidenza tale modifica nel comunicato stampa con il quale ha presentato  la revisione totale della LAPub. È dovuto intervenire Adrian Lobsiger, l’incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza che, in un comunicato stampa dai toni particolarmente accesi, ha criticato il Governo ribadendo come le commesse pubbliche debbano rimanere trasparenti: «Proprio nel settore particolarmente delicato degli appalti pubblici è assolutamente necessario applicare senza riserve la legge sulla trasparenza».


Ma come mai il Dipartimento federale delle finanze (Dff), responsabile del disegno di legge, ha apportato questa modifica senza che nessuno ne facesse richiesta durante la procedura di consultazione? Nel messaggio di legge, a pagina 122, troviamo un accenno di motivazione: «In considerazione degli interessi degli offerenti (ad es. contenuto dell’offerta e del contratto) e al fine di evitare un onere considerevole che non apporterebbe  alcun valore aggiunto, è giustificato negare l’accesso secondo la LTras ai documenti relativi agli appalti».


In sostanza, l’esecutivo  vuole da un lato proteggere una sorta di segreto industriale (vietando di divulgare informazioni sui prezzi e sulle condizioni) e dall’altro intende evitare di sommergere l’amministrazione federale con domande d’accesso ai documenti a suo dire costose e inutili.


Ad ogni modo il settore è considerato opaco e a rischio. Qualche mese fa Michel Huissoud, direttore del Controllo federale delle finanze (Cff) ha dichiarato a le Temps che «presso la Confederazione vi è un vero problema di rispetto delle procedure concernenti gli appalti pubblici». Nel dicembre 2016, lo stesso Huissoud ha affermato di voler rafforzare i controlli sui fornitori della Confederazione. Su 25 mandati analizzati negli ultimi dieci anni dal Cff si è constatato infatti che, nella metà dei casi, le fatture erano troppo elevate. Il rischio di opacità maggiore concerne soprattutto i mandati diretti, ossia qui contratti affidati direttamente ad una ditta senza bandire un concorso. Se in Ticino il caso Argo 1 sta facendo tanto discutere proprio per l’opacità che avvolge questo mandato diretto (vedi pagina 5), a livello nazionale la situazione è particolarmente preoccupante. Come rilevato da le Temps, 1 franco su 5 spesi dalla Confederazione è distribuito senza gara. Il loro volume d'affari è praticamente triplicato tra il 2011 e il 2015, passando da circa 300 milioni a 1 miliardo di franchi. L’inchiesta del giornale romando dimostra l’opacità dei mandati diretti, un sottobosco poco controllato e spesso appannaggio di ditte svizzero-tedesche (soprattuto bernesi).


La legge per la messa a concorso è spesso aggirata. Il metodo più utilizzato è quello di suddividere un progetto in più tronconi per permettere di attribuirlo tramite vari mandati diretti affidati spesso ad un’unica impresa. È successo all’Ufficio federale delle strade, strigliato nel 2010 dal Tribunale amministrativo federale per avere sottostimato una commessa allo scopo di evitare una procedura pubblica. Ma sono diversi gli uffici federali ad aggirare la legge che prevede di mettere a concorso i mandati attribuiti da un’amministrazione pubblica. L’Ufficio federale dell’energia ha distribuito, tra il 2013 e metà 2014, più del 90% dei suoi mandati senza concorso, come stabilito da un rapporto del Cff. Nel 2013 quest’ultimo ha pure dimostrato come, tra il 1996 e il 2013, l'Ufficio federale delle migrazioni ha attribuito 46 milioni di franchi in mandati nell'accoglienza di migranti senza che vi fosse una messa a concorso pubblica. Ad essere toccato da questa prassi è persino il Ministero pubblico della Confederazione: nel luglio 2016 la Schweiz am Sonntag ha svelato che la procura federale ha attribuito quasi tutti i suoi incarichi di consulting e informatica senza concorso. Il settimanale svizzero-tedesco ha svelato come siano sempre le stesse imprese ad ottenere i contratti. Imprese – si legge nell’articolo – i cui proprietari hanno degli stretti legami con il procuratore generale Michael Lauber. I documenti che hanno permesso l’inchiesta sono stati ottenuti grazie alla legge sulla trasparenza. La stessa che il governo reputa inutile e costosa. Evviva l’opacità.

Pubblicato il 

16.03.17
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