Sieber naviga in cattive acque

“Solo per i senzatetto! Il pastore Sieber ed il suo team invitano i senzatetto alla festa di Natale nell’hotel Marriott”. Questo l’annuncio apparso martedì scorso sul Tages-Anzeiger. L’hotel Marriott è un albergo di lusso, che anche quest’anno ha deciso di offrire ai poveri assistiti dal pastore Ernst Sieber un banchetto nei giorni che precedono il Natale. È un esempio del rispetto e dell’attaccamento che gli zurighesi manifestano a questo pastore evangelico-riformato di 77 anni, che ha dedicato tutta la sua vita all’assistenza ai poveri, ai senzatetto ed agli emarginati della città di Zwingli. È stato parroco prima a Uitikon e poi a Zurigo-Altstetten. E proprio grazie alla sua grande popolarità, dal 1991 al 1995 è stato persino consigliere nazionale. L’opera per la quale Ernst Sieber è tanto stimato dai suoi concittadini, è la fondazione assistenziale che porta il suo nome, creata con l’aiuto di donatori anonimi, della chiesa riformata e del cantone. È una meritoria iniziativa, che è valsa a Sieber l’attributo di “pastore dei senzatetto” ed è andata crescendo nei decenni scorsi in modo impressionante: 11,7 milioni di costi; 150 collaboratori; un villaggio (lo “Spiesshof”, situato a Ramsen, nel canton Sciaffusa) per il recupero degli emarginati; un centro di medicina sociale per ammalati di Aids; un centro di recupero dalla droga e dall’alcol; uno “Pfuusbus” (letteralmente: “bus per dormire”) che raccoglie i disperati per strada. Un’opera altamente encomiabile, come si vede, ed ovviamente costosa, che però non ha mai fatto troppa fatica, nella ricca Zurigo, a trovare donatori e sponsor. Ma anche un’opera male amministrata. Infatti, esattamente un anno fa la fondazione assistenziale Ernst Sieber era sull’orlo del fallimento. La storia è simile a quella di tanti altri affari del genere mal gestiti, e suona finanche un po’ patetica. Nel 1995 Sieber coprì ingenuamente un contabile disonesto che aveva causato un buco da un milione di franchi. Ma tra accuse e promesse di fare più attenzione, il disordine amministrativo è continuato e nel frattempo i debiti erano saliti a 3 milioni di franchi. Alla fine del 2004, la cassa pensione Winterthur Columna aveva minacciato di chiedere il fallimento della fondazione se per fine febbraio 2005 non avesse ricevuto 800 mila franchi di contributi arretrati. Sieber s’era allora rivolto al Blick per fare appello al buon cuore degli zurighesi, ed aveva raccolto un milione di franchi, «qualche centinaio di migliaia di franchi» in più dell’anno precedente (nonostante la “concorrenza” dello tsunami). Il consiglio di fondazione l’ha però obbligato a farsi da parte, a gestire soltanto il suo “Pfuusbus”. Il peggio era stato evitato anche perché alla fine del 2004 il cantone gli aveva pagato 460 mila franchi di Avs, cassa pensione e farmacia cantonale. Nella scorsa primavera, tuttavia, il bilancio del 2004 non era ancora stato sottoposto a revisione e s’è avuto un colpo di scena: la fondazione Sieber sarebbe stata smembrata. Ad annunciarlo è stato lo stesso consiglio di fondazione, nella speranza di evitare in tal modo il fallimento. Il prezzo da pagare sarebbe comunque rimasto l’allontanamento del pastore Sieber e dei membri della sua famiglia da posizioni di responsabilità amministrativa. Questa era infatti la condizione necessaria per ottenere lo sblocco di una grossa cifra a favore dell’opera caritativa. Così, il “Pfuusbus” ed il villaggio “Spiesshof”, direttamente gestiti da Sieber e da sua figlia, venivano abbandonati al loro destino. Che cos’era successo? Era accaduto che la chiesa riformata aveva versato alla fondazione Sieber soltanto 300 mila franchi del milione che un generoso donatore anonimo aveva messo a disposizione, a patto però che l’opera sociale venisse risanata, gestita in modo professionale e la sua sopravvivenza assicurata. Questo pagamento a rate della somma in precedenza bloccata per mesi, è stato favorito dal ritiro di Sonja Sieber-Vasalli, moglie del pastore, dal consiglio di fondazione. Tali dimissioni hanno fatto seguito all’invito rivolto a Sieber a farsi da parte. Nella stessa logica dell’incasso a rate della consistente donazione s’inserisce anche l’altra mossa del consiglio di fondazione: scorporare il villaggio “Spiesshof” ed il “Pfuusbus”, che sono rimasti direttamente gestiti dalla famiglia Sieber. Alla fondazione sono rimasti l’ospedale per gli ammalati di Aids e tre centri di assistenza. Il futuro dell’opera caritativa è però tutt’altro che assicurato. Intanto, sono subentrate le inevitabili discordie: Sieber ha fondato un’associazione indipendente per il suo “Pfuusbus” e per lo “Spiesshof”, ed ha minacciato di voltare le spalle definitivamente alla fondazione, il che equivarrebbe ad una catastrofe per l’opera caritativa. Hanno litigato un po’, ma adesso pare possano andare d’accordo alla condizione, fissata dal consiglio di fondazione, che Sieber si attenga ad una stretta disciplina amministrativa. Ma per salvare l’intera opera assistenziale per fine anno occorrono altri due milioni di franchi, che in questi giorni Sieber sta cercando febbrilmente di raccogliere. La soluzione definitiva potrebbe tuttavia essere quella che lui stesso ha proposto: che l’intera opera venga rilevata dalla chiesa riformata. È forse l’ultimo tentativo che quest’uomo ammirevole, ormai stanco ed avanti negli anni, sta facendo per salvare qualcosa per cui gli zurighesi gli sono grati. Gliene sono grati soprattutto perché aiutando lui mettono a tacere la coscienza della città più ricca della Svizzera. Anche nel corso di quest’inverno sono migliaia i pernottamenti al caldo offerti da Sieber ai senzatetto “prodotti” dalla città di Zurigo. E come non bastasse, il 5 ottobre scorso Ernst Sieber è partito per Kabul, per portare medicinali in un piccolo villaggio dell’Afghanistan, dove s’è trattenuto una decina di giorni. Un’iniziativa, questa, che risale al suo incontro di quattro ani fa in Pakistan con il ministro degli esteri del regime dei Talibani. Un incontro che fece notizia, perché Sieber cercò di ottenere da loro e dagli americani una tregua. Il tentativo fallì; ma da allora ha preso ad aiutare concretamente i poveri afghani.

Pubblicato il

23.12.2005 02:30
Silvano De Pietro