La campagna elettorale in vista degli esecutivi comunali volge ormai al termine e, perlomeno nei principali centri urbani del Cantone, è stata contraddistinta da una preoccupazione condivisa: garantire la sicurezza dei cittadini. Con ciò s'intende, presumo, sollevare una questione che spesso occupa le persone e il loro conversare, come testimoniano talvolta le lettere ai giornali o il "sondaggio" promosso di recente dal principale quotidiano ticinese a proposito di Lugano. Se ne sono lette un po' di tutti i colori, su questo argomento, ed ovviamente ha spesso prevalso l'emotività sulla razionalità.
Che determinate categorie di persone si sentano minacciate da ombre oscure, che sembrano aleggiare al di sopra dei nostri agglomerati in crescita oppure muoversi per le strade, nei sottopassaggi o agli angoli delle vie, è un dato di fatto. Sovente è l'altro, in specie se straniero, a suscitare paura e ansia. Per il suo semplicemente essere diverso provoca disagio e timore. Meno certo è, a mio parere, che simili sentimenti siano conformi alla realtà o, piuttosto sovente, frutto di fantasie e facili slogan accattivanti. Se le statistiche raccontano il vero, l'aumento del tasso di criminalità non è eccessivo, in proporzione al numero di abitanti. Di sicuro, esso non raggiunge i livelli abituali di tanti altri paesi del mondo, Europa compresa (Lugano non è paragonabile a Milano, né Zurigo a Berlino o Parigi). Motivo di riflessione può essere, per contro, la diminuzione dell'età media degli autori di atti violenti o criminosi, come pure la crudeltà con cui sempre più questi sono compiuti. La violenza cosiddetta giovanile è una situazioni per certi versi nuova, a cui non eravamo abituati e che ci ha colti un po' di sorpresa. Tuttavia, se da un lato essa rispecchia (ovviamente in negativo) lo stato di salute della nostra società nel suo insieme, dall'altro canto non credo che la si contrasti con l'enfasi o a colpi di norme legali.
Mi ha colpito il fatto, evocato sopra, degli elementi quasi monotematici della campagna elettorale: parecchi candidati e la quasi totalità dei partiti promettono maggiore sicurezza nei nostri abitati. Nessuno ne fornisce però la giustificazione, né tanto meno i mezzi per ottenere il risultato annunciato. Qua e là, nei motti elettorali, si può leggere l'intenzione di rafforzare il ruolo della repressione, per cui saranno le forze di polizia a dover entrare maggiormente in campo: Viene però anche insinuato il sospetto che siano gli immigrati a mettere in pericolo il nostro sistema e, quindi, andrebbero chiusi in riserve oppure espulsi, specialmente quando si rendono colpevoli di atti penalmente sanzionabili. Ma nessuno degli aspiranti governanti, neppure quanti dovrebbero dimostrare una maggiore sensibilità sociale, pare fare proprio il discorso della prevenzione della violenza e del disagio (giovanile e no) o della promozione della convivenza pacifica e rispettosa. Al contrario, tutti sembrano dimenticare che la sensazione di sicurezza non nasce da un clima blindato, bensì dalla consapevolezza di avere la coscienza pulita e di fare del proprio meglio per contribuire al bene comune.

Pubblicato il 

18.04.08

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