Si vuol tagliare ai soliti noti

Il sindacato dei servizi pubblici Vpod ha indetto una giornata di sciopero il 5 dicembre contro il taglio del 2 per cento sugli stipendi degli statali e dell'1,8 per cento ai contributi erogati dal Cantone attraverso i mandati di prestazione.

Non sarà il 3 dicembre di nove anni fa, quando quindicimila persone manifestarono lungo le vie di Bellinzona la loro contrarietà al preventivo 2004, costringendo il governo e il parlamento a rifare i compiti. Non lo sarà perché la mannaia gestita dall'allora ministra delle finanze Marina Masoni, fedele all'ideologia neoliberale del meno stato, devastava tutto il servizio pubblico, inferendo colpi tanto profondi alla socialità che gridavano vendetta.
Ma dalle adesioni che stanno fioccando in questi ultimi giorni allo sciopero indetto inizialmente dalla sola Vpod per mercoledì 5 dicembre i numeri sembrano crescere ogni giorno che passa. Ad esempio, il Sev, l'organizzazione sindacale che si occupa dei servizi di trasporto pubblico, ha dato la sua adesione alla giornata di mobilitazione. Le ragioni di questa "rabbia che sale" sono presto dette: il taglio del 2 per cento sui salari si assomma ai "sacrifici" già subiti negli anni passati. Negli ultimi due decenni, gli statali hanno già avuto quattro riduzioni salariali, sette mancate compensazioni del carovita, tre blocchi degli scatti d'anzianità e sei aumenti dei premi della Cassa pensioni. Su un salario annuo ipotetico di 80mila franchi, i dipendenti pubblici hanno perso il 10 per cento a seguito di queste decurtazioni.
Oltre a ciò, inciderà nella busta del prossimo anno il nuovo aumento dei premi di cassa pensioni, dovuto al passaggio dal sistema del primato delle prestazioni a quello del primato dei contributi. Inizialmente la Vpod si era detta pronta a lanciare un referendum contro una revisione delle pensioni tanto drastica, ma «per senso di responsabilità» vi ha rinunciato. L'organizzazione sindacale non rinuncerà però a lanciare un referendum contro i tagli ai dipendenti e ai mandati di prestazione se lo sciopero non fosse sufficiente.
Oltre alla decurtazione del due per cento ai dipendenti pubblici, l'altra misura all'origine dello sciopero del 5 dicembre è il taglio dell'1,8 per cento dei fondi destinati agli enti sussidiati attraverso i mandati di prestazione. Un taglio complessivo di 9 milioni, che concerne prevalentemente molti istituti attivi nel settore sociale e le imprese di trasporto.
Due settori professionali in cui la concorrenza diretta tra pubblico e privato è molto marcata. Ospedali e cliniche private, case per anziani comunali e case private, trasporti pubblici e privati, solo per citarne alcuni. Un peggioramento delle condizioni di lavoro nel settore pubblico equivale a un ulteriore deterioramento nel privato. Sarebbe dunque nell'interesse di tutti i dipendenti evitare dei peggioramenti nell'uno o l'altro settore.  Non è forse un caso, che recentemente l'associazione delle cliniche private ticinesi (Acpt) ha sottoposto ai sindacati delle modifiche al contratto collettivo. In sintesi: non riconoscimento dell'esperienza professionale accumulata in altre cliniche e ospedali ticinesi, abolizione dell'indennità del sabato, abolizione del supplemento per straordinario, taglio dell'indennità notturna e massima flessibilità dei dipendenti. Insomma: una batosta.Una proposta peggiorativa nelle cliniche private successiva alla decurtazione proposta nel pubblico. Va detto che l'Ente ospedaliero cantonale (Eoc) molto probabilmente attingerà a 3 milioni di franchi delle riserve per non decurtare gli stipendi dei dipendenti. Ma si tratta comunque di soldi che verranno a mancare all'Eoc per i prossimi investimenti.
Ci sarebbero altre soluzioni per risanare le casse dello Stato? È la domanda a cui oggi tutti si sono inventati degli economisti, primi fra tutti i presidenti dei tre partiti di centro-destra. Non mancano le proposte, anche colorite, tipo evitare all'amministrazione cantonale le fotocopie a colori imponendo quelle in bianco o nero, oppure eliminare la matita e la gomma fornite ai bimbi al primo giorno di scuola.
Il Partito socialista si è invece smarcato dal gioco del taglio, concentrandosi sulle entrate. L'idea è che i soldi si debbano andare a prendere dove ci sono. I socialisti hanno proposto un riadeguamento dei valori di stima di grandi ville e immobili di lusso, su cui oggi si pagano tasse bassissime rispetto al valore di mercato. Altra idea sulle entrate che piace invece (più o meno) a tutti è l'aumento delle tasse per i ricchi stranieri, che pagano somme irrisorie rispetto al patrimonio. Il solo passaggio dell'imponibile da 225mila a 300mila porterebbe 7 milioni di franchi nelle casse statali. Ancora uno sforzo e si arriva ai 10 milioni che si vogliono tagliare agli statali.

Se la polizia sciopera

È ufficiale. Anche gli agenti della polizia cantonale sciopereranno il 5 dicembre. O almeno lo faranno i poliziotti iscritti al sindacato Vpod. Non sarà una vera e propria astensione dal lavoro, ma sono previste assemblee mattutine nei posti di lavori, uno sciopero delle multe non gravi e la partecipazione al corteo delle 15 a Bellinzona. Le altre due organizzazioni sindacali di categoria decideranno che fare nelle riunioni indette nei prossimi giorni. Per capire il disagio degli agenti della cantonale, area ha incontrato Fabio Pagani, poliziotto in servizio da oltre 30 anni.
Fabio Pagani, se scioperano anche i poliziotti significa che la misura è davvero colma…
Direi che è la somma di quanto tolto negli ultimi venti anni a fronte di compiti notevolmente aumentati. Perché se agli occhi di qualcuno, quel taglio del 2 per cento sul salario potrebbe apparire poca cosa, deve sapere che, tra ripetuti blocchi agli scatti d'anzianità, mancate compensazioni del carovita e continue riduzioni salariali per risanamento delle casse pubbliche, abbiamo perso negli ultimi 20 anni il 10 per cento del salario.
E poi inciderà anche l'aumento dei premi della cassa pensioni...
Sì, e dovrebbe ridurre la paga di un altro punto percentuale. E quando fu chiesto il medesimo sacrificio agli impiegati della Confederazione, furono concessi loro in cambio scatti salariali. A noi invece nulla.
E, diceva, a fronte di aumenti dei compiti a cui siete confrontati…
Certo. Solo per citarne uno: l'introduzione del nuovo codice penale ha notevolmente appesantito i nostri compiti. Senza contare tutte le responsabilità che il nostro lavoro comporta. Basti pensare che il nostro salario è inferiore di circa il 15 per cento rispetto ai colleghi degli altri cantoni. Eppure il lavoro è identico.
Si può parlare di un certo disagio nel corpo della polizia cantonale?
Direi che un sentimento di frustrazione è abbastanza diffuso. Ci si sente scarsamente tenuti in considerazione per il lavoro che facciamo. Si va avanti per il senso di responsabilità che abbiamo. Ma non sono pochi gli agenti che appena possono tentano di entrare nei corpi di polizia comunali.
Le condizioni sono diverse?
A livello di paga base, nei corpi dei grossi centri, siamo praticamente uguali. Loro però percepiscono maggiori indennità e hanno una quindicina di giorni in più di recupero per i festivi e fine settimana. 

Zero giorni d'assenza

«Conclusi gli studi nel 1978 alla commercio di Bellinzona, insieme a un amico e compaesano di Claro, siamo andati a lavorare all'ufficio delle tasse a Lugano. E sa perché due di Claro hanno trovato posto a Lugano? Perché i luganesi avevano l'opportunità migliore di andare a lavorare in banca, dove si guadagnava molto di più». Ricorda così Ezio Ostini gli inizi della sua trentennale carriera professionale all'Ufficio tassazione, oggi a Bellinzona. Al pari di molti dipendenti statali, Ostini si rammarica per i pregiudizi sugli impiegati pubblici. «Certo, anche da noi c'è chi lavora bene e chi lavora meno bene. Ma lo stesso lo ritroviamo nel privato. Posso però assicurarvi che sia i ritmi sia la qualità del lavoro sono elevati».
L'avvento dell'informatica, racconta Ostini, ha facilitato di molto il loro lavoro. In questo, il nostro interlocutore è stato un pioniere. Venti anni fa, si è pagato di tasca sua un computer, una stampante ad aghi ed ha elaborato un programma apposito per il calcolo delle imposte. Il tutto per circa 10mila franchi.
Se l'informatica ha semplificato il loro compito, è però cresciuta la complessità dei dossier d'imposte.
«Sono forse un po' lento rispetto ai ritmi di produzione richiesti. Ma mi piace studiare un incarto a fondo, capirlo nella sua interezza. 30 anni fa, il calcolo delle tasse era semplice, mentre ora è tutto più complesso. Bisogna continuamente aggiornarsi. Per questo ho acquistato un manuale sul fisco».
Sempre pagato di tasca sua, ovviamente.
Dato che li accusano di assenteismo proviamo una domanda indiscreta a bruciapelo: quanti giorni di assenza ha fatto quest'anno? Il tempo di ritrovare i suoi rapporti di lavoro e arriva la risposta: negli ultimi tre anni neanche uno, due e mezzo invece nel biennio 2008-2009, compreso un'operazione ambulatoriale al mattino e al pomeriggio era in ufficio. Vista la provocazione, rilancia. «E le posso anche dire che ho quattro figli, di cui due adottati. Per contratto, avrei avuto diritto a due mesi di congedo per facilitare il loro arrivo. Ho fatto solo due settimane». Il motivo, spiega, è che non se la sentiva di caricare di lavoro inevaso sui suoi colleghi.  Vi accusano di avere i piedi al caldo, rilanciamo. «Abbiamo forse maggiori tutele sul posto di lavoro, è vero. Ma il posto fisso può essere anche un'arma a doppio taglio. Sei legato a quel posto per sempre e cambiare ambito, anche all'interno dell'apparato pubblico, è una missione impossibile. Se fossi un giovane di venti anni, non andrei mai nel pubblico».

E li chiamano privilegiati

Si prendono cura dei malati, degli anziani, delle persone in difficoltà economica, dei disabili, dei nostri bambini fino all'età adulta, trasportano i cittadini, portano l'acqua e la corrente nelle nostre case, controllano che le montagne non ci caschino addosso, che i boschi stiano bene, verificano che tutti paghino quanto stabilito affinché questi servizi possano funzionare. Sono gli statali. E ci perdonino tutti gli altri se ci fermiamo qui con la lista. 
Privilegiati, dicevano. Forse perché, stando ai dati dell'Ufficio di statistica, il salario mediano per "lavori molto esigenti e compiti molto difficili" è di 6'630 franchi mensili lordi. Per gli uomini, mentre per le donne è di mille franchi inferiore. Sarà perché sono privilegiate. Per i lavori più semplici, la media è di 3'490 franchi, ovviamente, per le donne.
Privilegiati forse perché negli ultimi due decenni si sono visti tagliare lo stipendio quattro volte per solidarietà, bloccare gli scatti d'anzianità per tre volte e per altre sette volte negare la compensazione del carovita. 
Privilegiati, dunque. Ma chi lo dice? Chi guadagna 90mila franchi dei contribuenti quale municipale al 50 per cento e 130mila quale consigliere nazionale, più gettoni del cda del turismo ceresiano e paghetta extra per scrivere sul giornale di partito, come Lorenzo Quadri? Oppure chi ottiene una marea di appalti pubblici e ha un debito di una trentina di milioni con la banca pubblica (cosa impensabile per  ogni normale cittadino) come Giuliano Bignasca? O forse quegli imprenditori che piangono la crisi per tagliare gli stipendi agli operai mentre intestano alle ditte i leasing dei loro Suv da 80-100mila franchi per ridurre l'utile e non pagarci le tasse? O ancora, tutti quei liberi professionisti che assumono impiegate frontaliere per pagarle la metà di quelle residenti? O forse quei 900 straricchi che pagano un'inezia di tasse a forfait, beneficiando di tutti i servizi pubblici di questo paese? E ci scusino tutti gli altri "privilegiati" se ci fermiamo qui per ragioni di spazio e di stomaco.

Pubblicato il

23.11.2012 01:00
Francesco Bonsaver
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