BERNA ̶ Aumenti in busta paga fino al 5 per cento per recuperare il pesante ritardo accumulato negli ultimi anni che ha portato i salari reali a un livello inferiore a quello del 2019. È la rivendicazione formulata oggi a Berna in conferenza stampa dalle federazioni dell’Unione sindacale svizzera (USS) in vista dei negoziati salariali per il 2025, alla luce di una situazione economica globalmente buona e di questa evoluzione negativa delle retribuzioni. Un’evoluzione «allarmante», l’ha definita la vicepresidente dell’USS e presidente di Unia Vania Alleva sottolineando come si sia ridotto il potere d’acquisto delle persone: «Che si tratti di addetti della vendita, di operai edili o dell’industria, di personale della ristorazione o di curanti, tutte e tutti, alla fine del mese, si scontrano con fatture troppo salate e con dei salari insufficienti che non permettono loro di vivere veramente». Il forte aumento del costo della vita e la stagnazione delle retribuzioni «rendono imperativi aumenti sostanziali per colmare lo scarto salariale», ha affermato Vania Alleva, ricordando tra l’altro come nel 2023 le disparità si siano ulteriormente aggravate rispetto al 2022, come attesta una recente analisi svolta da Unia presso 36 grandi aziende, da cui risulta un rapporto in media di 1:143 tra il salario più basso e quello più elevato (areaonline ne ha riferito). «Il lavoro ha perso valore nel senso economico del termine», ha dal canto suo affermato il presidente dell’USS Pierre-Yves Maillard. «Le salariate e i salariati lavorano ogni anno con sempre maggiore intensità e la produttività aumenta ma guadagnano sempre meno. Centinaia di migliaia di economie domestiche che vivevano senza eccessi, ma con una certa sicurezza, guardano arrivare la fine del mese con inquietudine. Si lavora molto, si cerca di conciliare la vita familiare e le esigenze del lavoro con uno sforzo sempre maggiore. E alla fine dell’anno il conto risparmio, se esiste, è ridotto quasi a zero. Si temono gli imprevisti, le visite dal dentista o dal medico, si rinuncia al ristorante, si ha paura del domani. Questa è la realtà che vivono centinaia di migliaia di famiglie nel nostro ricco Paese», ha denunciato Maillard, sottolineando la necessità che il lavoro «torni rapidamente a essere pagato al prezzo reale di prima dell’inizio dell’attuale fase inflazionistica». «Non è chiedere la luna», ha aggiunto il presidente dell’USS ribadendo l’impegno del movimento sindacale per un riconoscimento del valore del lavoro, «per quelle e quelli che vi hanno consacrato la loro vita e che ora sono in pensione e per quelli che lavorano e fanno girare la nostra società». Tutti a Berna il 21 settembre Un riconoscimento che passa da salari e rendite corrette e che cessino di diminuire in termini reali, ha concluso Maillard auspicando «aperture» da parte padronale nel quadro dei negoziati salariali dei prossimi mesi e chiamando le lavoratrici e i lavoratori a mobilitarsi per la manifestazione nazionale sui salari di sabato 21 settembre a Berna. Che sarà anche occasione per un ultimo appello a respingere nella votazione del 22 settembre la riforma del secondo pilatro LPP21, che andrebbe a erodere ulteriormente il potere d’acquisto dei salariati e dei pensionati. |