Si specula, e il franco vola

Lo scorso anno il franco s'è apprezzato del 16 per cento per rapporto all'euro. Una manna per chi specula sui tassi di cambio. Un incubo per chi lavora nell'industria d'esportazione e nel turismo. Perché oltre il 50 per cento degli scambi commerciali della Svizzera avvengono con la zona euro.

Oltre 100 miliardi di franchi ha stampato la Banca nazionale svizzera (Bns) per acquistare euro sul mercato delle divise. Questo da quando il franco ha cominciato ad apprezzarsi drammaticamente nei confronti della moneta unica europea. Nel frattempo il corso dell'euro è passato da 1,45 a 1,25 franchi. Conseguenza: la Bns ci ha "perso" 21 miliardi di franchi (su soldi che ha creato lei). Ma ha almeno evitato che il rincaro dell'euro avesse conseguenze ancora più drammatiche per la nostra economia. Perché il franco che vola in rapporto all'euro incide sul Prodotto interno lordo (Pil) e quindi sull'occupazione. Un apprezzamento del 10 per cento del franco sulle altre monete porta infatti sul medio periodo alla perdita di circa 100 mila posti di lavoro. Nel solo 2010 il deprezzamento dell'euro è stato del 16 per cento. Le conseguenze potrebbero essere drammatiche per l'occupazione, se non si interviene con ancora più decisione di quanto non abbia fatto la Bns.
Ma quali sono i meccanismi per cui le fluttuazioni del tasso di cambio influenzano l'economia svizzera? Sono sostanzialmente tre:
•    Se il franco si apprezza in rapporto all'euro, gli articoli svizzeri destinati all'esportazione diventano più cari di quelli prodotti nell'eurozona. Una macchina prodotta in Svizzera costa dunque di più rispetto ad una realizzata in Germania; a meno che il fabbricante svizzero non abbassi i prezzi, ciò che lo porta poi a comprimere i costi (in primo luogo la massa salariale). Ma anche il turismo, altro prodotto d'esportazione, diventa più caro per gli ospiti stranieri.
•    Per chi abita in Svizzera, il franco forte rende più interessante acquistare prodotti e servizi nella zona euro o trascorrervi le vacanze. Questo mette sotto pressione i fabbricanti e gli operatori turistici svizzeri: per non perdere fette di mercato interno comprimono i prezzi, quindi i costi, a partire di nuovo dalla massa salariale.
•    I primi due meccanismi dopo qualche tempo hanno effetto sul mercato del lavoro. Le imprese colpite non concedono aumenti di stipendio, oppure aumentano le ore di lavoro per lo stesso salario (cfr. riquadrato in basso a destra), o ancora licenziano. Ci sono quindi più disoccupati e una stagnazione se non una riduzione degli stipendi reali. Di conseguenza il potere d'acquisto di chi abita in Svizzera diminuisce. Ciò che a sua volta alimenta le difficoltà delle imprese che operano sul mercato interno. E il meccanismo si riavvia, alimentandosi ulteriormente.
Oltre il 52 per cento delle esportazioni svizzere sono destinate alla zona euro. Chiaro che il forte apprezzamento del franco sull'euro ha pesanti conseguenze sull'industria d'esportazione e sul turismo. E le conseguenze del forte apprezzamento della sua moneta per un paese piccolo e aperto come la Svizzera sono ancora più pesanti che per paesi con un vasto mercato interno, che può in parte compensare le perdite sull'export.
L'attuale, repentino e forte apprezzamento del franco sull'euro è in ampia misura dovuto a speculazioni operate sullo stesso franco dalle principali banche mondiali, con in testa Ubs e Credit Suisse. È opinione corrente fra gli analisti (compresi quelli di Ubs) che un euro al di sotto di 1,45 rispetto al franco è fuori dalla fisiologica banda di oscillazione delle monete, e che un rapporto franco-euro così sbilanciato non si spiega neppure con i dissesti finanziari di Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna. Esso può essere solo frutto di speculazioni.
Oggi il franco è infatti oggetto di speculazione come lo sono i metalli preziosi e le materie prime. Troppo capitale sui mercati finanziari mondiali è in cerca di investimenti altamente redditizi. Il franco è in grado di offrirglieli. Così Ubs e Credit Suisse consigliano ai loro clienti di acquistare la nostra moneta, denuncia Daniel Lampart, economista dell'Unione sindacale svizzera (Uss) e membro del consiglio della Banca nazionale. Il franco, già ad un livello elevato di cambio, vola di conseguenza ancora di più. Garantendo una redditività che è da prima della crisi che non si vedeva più – 16 per cento all'anno, appunto.
Ogni giorno sul mercato delle divise si comprano e si vendono franchi per un valore di 250 miliardi di dollari. E ogni giorno ci sono transazioni fra franco ed euro per un valore di 72 miliardi di franchi. Queste transazioni garantiscono alle banche svizzere un afflusso di capitali 100 volte superiore al normale afflusso di depositi bancari. A titolo di confronto, le esportazioni quotidiane di beni e servizi da parte della Svizzera superano di poco il miliardo di franchi. Per le grandi banche speculare sul franco è dunque una buona alternativa alle perdite subite nei loro depositi dall'allentamento del segreto bancario. Non è un caso che il forte apprezzamento del franco si sia verificato proprio lo scorso anno, quando il segreto bancario si è ritrovato serrato in una morsa da Stati Uniti e Unione europea. Se il franco vola, è perché sono le banche che gli mettono le ali.


Ecco cosa si potrebbe fare

C'è tutta una serie di misure, in parte adottate già in passato, che si potrebbero applicare in questo periodo per contenere il sovrapprezzamento del franco. E sono il Consiglio federale e la Banca nazionale (Bns) che devono intervenire. Queste le misure suggerite dall'Unione sindacale svizzera (Uss) e dal Partito socialista (Ps):
•    Il Consiglio federale deve negoziare un nuovo gentlemen's agreement fra le banche svizzere come già fu fatto nel 1976, quando le banche si impegnarono a non eseguire «delle transazioni manifestamente speculative contro il franco svizzero». Allora l'impegno fu rispettato, l'operazione riuscì.
•    Si deve obbligare le imprese importatrici a pubblicare il plusvalore che realizzano grazie al franco forte e a riversarlo ai consumatori finali. Oggi le importazioni sono molto più convenienti, ma di questa maggiore convenienza per i consumatori svizzeri non c'è traccia. In gioco ci sono 50 miliardi di franchi all'anno.
•    La Bns deve ridurre a zero il tasso d'interesse per minimizzare i rischi di recessione. E devono essere più severi i criteri per l'accesso ai crediti ipotecari per impedire una bolla immobiliare. Inoltre si deve valutare l'introduzione di tassi d'interesse nulli o negativi sui capitali stranieri depositati in Svizzera, come già si fece negli anni '60 e '70.
•    La Bns deve aumentare la massa monetaria fino a quando il tasso di cambio franco-euro ritorna ad almeno 1,40.
•    La Bns deve esaminare la possibilità di limitare le oscillazioni del tasso di cambio franco-euro entro una certa forchetta o di agganciare temporaneamente il corso del franco a quello dell'euro.
•    Si devono valutare misure di sostegno alle imprese esportatrici particolarmente esposte alle fluttuazioni del cambio per prevenire licenziamenti.


Contano solo gli interessi delle banche

Almeno 100 mila posti di lavoro sono a rischio per la strategia speculativa nei confronti del franco. 100 mila posti di lavoro sono a rischio ma per Gerold Bührer, presidente di Economiesuisse, non si può fare nulla. Per lui gli interessi della piazza finanziaria sono più importanti di quelli del settore industriale e del turismo. È la stessa posizione del ministro dell'economia Johann Schneider-Ammann: 100 mila posti di lavoro sono a rischio ma lui non si è neppure presentato alla tavola rotonda sul franco forte tenuta due settimane fa dai principali attori economici e sociali del paese. Una posizione condivisa dalla collega di governo e ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf. Appena prima di diventare consigliere federale, un centinaio di giorni fa, Schneider-Ammann la pensava in modo diverso: egli, quale presidente dell'associazione padronale Swissmem, si lamentava di un tasso di cambio del franco nei confronti dell'euro di 1,40, che non corrisponde, diceva, a quanto accade nell'economia reale. Sottintendendo che ci fossero altre ragioni, in particolare speculative, a spiegare il volo del franco sull'euro. Ma alla destra va bene così: va bene che la piazza finanziaria svizzera si arricchisca a spese dell'industria e del turismo svizzeri. E chi se ne frega dei 100 mila posti di lavoro a rischio e della crescente pressione sui salari.


E si comincia a lavorare di più. A gratis

I lavoratori cominciano a sentire sulla loro pelle il forte apprezzamento del franco. Con l'inizio dell'anno in diverse imprese orientate all'esportazione i dipendenti sono tenuti a lavorare più a lungo per lo stesso stipendio. È il caso dei 950 impiegati della Dätwyler di Schattdorf e Altdorf, nel canton Uri: per loro due ore di lavoro in più alla settimana, senza aumento di stipendio. Certo, in una lettera ai dipendenti la direzione spiega che se il cambio franco-euro nel 2011 dovesse fissarsi mediamente almeno all'1,45, i maggiori introiti verrebbero loro riversati: ma è una prospettiva del tutto irrealistica. Simile la strategia decisa dalla Trasfor di Monteggio: due ore e mezzo di lavoro in più, gratis (cfr. dossier nelle pagine centrali). Qui la direzione ha sottoposto la proposta al personale – durante la panettonata di fine anno con le famiglie: di fronte a mariti, mogli e figli i dipendenti hanno dovuto decidere se lavorare di più senza aumento di stipendio o rischiare il licenziamento. Nemmeno Marchionne avrebbe fatto di meglio. I sindacati Unia e Syna contestano queste decisioni, basate sull'articolo di crisi presente nel Contratto collettivo di lavoro: essi ritengono che questo articolo non sia applicabile per lenire le conseguenze di un apprezzamento del franco sulle altre divise.

Pubblicato il

28.01.2011 01:00
Gianfranco Helbling