Si fa presto a parlare di abusi. Ma forse gli articoli del settimanale Weltwoche, apparsi nella primavera dell'anno scorso circa presunti abusi nel campo dell'assistenza sociale della città di Zurigo, questa volta hanno prodotto qualcosa di buono. L'inchiesta della commissione della gestione del Consiglio comunale ha invece finito per sancire ufficialmente che il Dipartimento della socialità, diretto dalla municipale Monika Stocker, del Partito dei Verdi, lavora con serietà ed è «per la maggior parte efficiente e ben organizzato».

Le accuse del settimanale vicino all'Udc, istigate evidentemente da questo partito, erano piuttosto gravi. Si parlava tra l'altro, evocando diversi casi, di tolleranza sistematica di riscossioni fraudolente e di spreco di denaro dei contribuenti. Tra i casi segnalati alla pubblica opinione, quello di una famiglia che incassava dall'assistenza pubblica 9 mila franchi al mese. Altri percettori di aiuti in denaro, si rifiutavano di lavorare, o vivevano all'estero, o possedevano più di un'auto. I soldi dell'assistenza andavano persino ad un'organizzazione di islamisti. Ma particolare scalpore avevano sollevato gli articoli sui versamenti fatti a favore di una prostituta e quelli a una donna in possesso di una costosa Bmw e bruciata dai "Chaoten" (i dimostranti violenti) del 1° Maggio.
Questa campagna di stampa aveva provocato una forte polemica. L'Udc ha sviluppato una grande pressione su questo tema, anche pretendendo con insistenza una commissione parlamentare d'inchiesta e lanciando con successo un'iniziativa popolare per un servizio più severo di lotta agli abusi (la città nel frattempo ha assunto e attivato nove ispettori sociali). Quale reazione a tutto questo, il Consiglio comunale della città ha incaricato la propria commissione della gestione di indagare sulle procedure, sul sistema di controllo della qualità del servizio e su nove casi concreti (quasi tutti segnalati dalla Weltwoche).
Il settimanale aveva fatto le sue rivelazioni basandosi su documenti confidenziali di cui era venuto in possesso. I giornalisti avevano in pratica ricevuto delle "soffiate" da dipendenti del Dipartimento sociale: contro due ex collaboratrici è in corso un'inchiesta penale per violazione del segreto d'ufficio. La commissione della gestione s'è mossa invece impegnando nell'inchiesta tutti i suoi undici componenti ed istituendo una speciale sottocommissione. La conclusione principale del suo rapporto, approvato all'unanimità e presentato lo scorso 8 gennaio, è che nella gestione zurighese dell'assistenza sociale non c'è assolutamente nulla di marcio.
«Molti dei sospetti avanzati si sono rivelati falsi, in parte fuori contesto e in parte pertinenti», scrive la commissione della gestione. Solo nel caso della donna con la Bmw la commissione ha scoperto una grave mancanza, vale a dire la sparizione del relativo rapporto della polizia. In tutti gli altri casi, il Dipartimento della socialità aveva già scoperto gli abusi prima che apparissero gli articoli di stampa (anche se, secondo la commissione, poteva riuscirci ancor più presto) ed era intervenuto opportunamente.
I servizi sociali si sarebbero tuttavia mossi in modo troppo «reattivo e riservato»: in futuro dovrebbero assumere un «comportamento anticipatore». Altre raccomandazioni della commisione della gestione concernono infatti il miglioramento dell'esame delle condizioni economiche, l'inserimento degli assistiti nel mondo del lavoro e l'utilizzo di informazioni provenienti da polizia, Suva, uffici del lavoro, ufficio della eccetera (ma per questo scambio di dati occorrono apposite norme legali). La commissione esorta infine gli organi politici di sorveglianza a svolgere meglio il loro compito.
Il Municipio zurighese ha reagito «con sollievo e soddisfazione» alle conclusioni dell'inchiesta, promettendo che farà il possibile per riorganizzare il settore, rafforzare la sorveglianza e migliorare lo scambio di informazioni tra i diversi uffici. Anche un efficiente servizio di assistenza sociale «contribuisce in modo decisivo al benessere degli abitanti di Zurigo» e costituisce «un importante aspetto dell'attrattività» della città.

Ma la destra non si dà per vinta
Soddisfazione di Verdi e socialisti per l'esito dell'inchiesta. Udc e Plr critici

Le polemiche del giorno dopo. Alla municipale Monika Stocker questa vicenda sarebbe potuta costare le dimissioni. Ha espresso naturalmente la soddisfazione per aver avuto la conferma che i servizi sociali funzionano bene. Ma all'appunto mosso dalla commissione della gestione, secondo cui non va bene che lei presieda anche l'Autorità di sorveglianza del suo dipartimento, ha replicato che è il Regolamento comunale a prescrivere che il capo del Dipartimento della socialità sia anche presidente della relativa Autorità di sorveglianza. E tutti, anche lei, sono d'accordo che questa norma vada cambiata.
«Grande soddisfazione» hanno espresso anche il Ps cittadino e i Verdi, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno alla signora Stocker. I socialisti hanno esplicitamente parlato di una campagna mediatica «senza capo né coda».
La destra, invece, fatica ad accettare il rapporto della commissione della gestione, che pure è presieduta da un rappresentante dell'Udc (Bruno Sidler) e benché l'inchiesta si sia svolta sotto la direzione di un radicale (Urs Egger). Il capogruppo dell'Udc in Consiglio comunale, Mauro Tuena, vi scorge il difetto che non sarebbero state interrogate né Monika Stocker, né le due collaboratrici denunciate. Ed insiste con l'accusa che Stocker continuerebbe ad «accumulare poteri».
Alex Baur, il giornalista della Weltwoche che ha reso pubblici la maggior parte dei presunti casi di abuso, ha detto che il rapporto della commissione è «abborracciato» e si fonda sulle dichiarazioni di persone indicate alla commissione dallo stesso Dipartimento sociale. Le voci critiche non sarebbero quindi state ascoltate. E poi non sarebbe vero che il Dipartimento avrebbe scoperto da sé la maggior parte dei casi.
La commissione della gestione ha respinto l'accusa di sciatteria. Sostiene invece di aver esaminato a fondo procedure e circostanze, pur non disponendo degli ampi poteri di una vera commissione parlamentare d'inchiesta. In definitiva, ha aggiunto, ha pur sempre ascoltato le «affermazioni critiche» espresse nei centri sociali.   

Pubblicato il 

18.01.08

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