Si lotta per i dipartimenti

Praticamente nessuna sorpresa. Come da copione la ginevrina Micheline Calmy-Rey è succeduta in Consiglio federale alla ginevrina Ruth Dreifuss. Un copione fortissimamente voluto dalla presidente del Partito socialista svizzero (Pss), Christiane Brunner. Anche la formula magica è salva, nonostante la spallata dell’Udc. Il suo candidato di disturbo, Toni Bortoluzzi, è stato estromesso alla quarta tornata di voto. Alla quinta e ultima rimanevano in gara solo le due candidate ufficiali del Pss. E Calmy-Rey l’ha spuntata con 131 voti sull’avversaria Ruth Lüthi (68 voti). Ma i socialisti si trovavano in una posizione forte: né i liberali né i democristiani potevano permettersi il lusso di infliggere al Pss uno sgarbo. Col rischio di subire gli effetti di una probabile ripicca in occasione delle ormai prossime elezioni federali del 2003. Quanto a Patrizia Pesenti fino a quando è rimasta in gara ha collezionato una dozzina di voti, testimoni dell’apprezzamento di cui godeva presso l’Assemblea federale. di Silvano De Pietro da Berna L’elezione della ginevrina Micheline Calmy-Rey al Consiglio federale, al di là delle competenze personali della neoeletta, pone come prioritario per la sinistra il problema della continuazione della politica sociale perseguita finora con grande tenacia, anche se con discreta fortuna, da Ruth Dreifuss. La distribuzione dei dipartimenti sarà decisa l’11 dicembre in una prima riunione del nuovo Consiglio federale. Pascal Couchepin, finora ministro dell’economia, non ha fatto mistero del suo desiderio di assumere la responsabilità del Dipartimento federale dell’interno, da cui dipende quasi interamente la politica sociale. Quale ultima arrivata, Micheline Calmiy-Rey, consapevole di avere minor peso dei suoi colleghi nell’attribuzione dei dipartimenti, ha dichiarato che i consiglieri federali non sono eletti per un dipartimento ma per esercitare una funzione. In un’altra dichiarazione resa alla televisione svizzero-tedesca, ha però detto che vorrebbe «ereditare il Dipartimento federale dell’interno». «Saremmo contenti» ha detto la presidente del gruppo parlamentare socialista, Hildegard Fässler, parlando a nome del Pss - «se potessimo mantenere gli attuali due dipartimenti. Ma ci sono anche altri dipartimenti interessanti. Siamo comunque nella confortevole posizione di essere i primi, attraverso il consigliere federale Moritz Leuenberger, a poter dire qualcosa in merito». Sarà quindi la scelta che farà Leuenberger a condizionare il rimpasto delle competenze. Segnali particolari di un desiderio di cambiare dipartimento, da parte di Leuenberger, tuttavia non ce ne sono. L’attuale ministro dei trasporti potrebbe – ma è una pura ipotesi, probabilmente difficile da realizzare – assicurare ai socialisti la direzione della politica sociale, avocando a sé il Dipartimento dell’interno e, a seconda di come si muoveranno gli altri consiglieri federali, scambiarlo poi con quello andato alla signora Calmy-Rey. Ciò comporterebbe che Leuenberger si accontentasse di qualsiasi altro dipartimento (cosa improbabile), oppure che riuscisse a far sì che il suo attuale dipartimento andasse infine alla Calmy-Rey, con la quale poi fare lo scambio. In ogni caso, considerato che Villiger non si muoverebbe dalle finanze (il che è più che comprensibile, poiché manca solo un anno al suo preannunciato ritiro) e neppure Schmid dalla difesa e Metzler dalla giustizia e polizia (sono in carica da troppo poco tempo), la partita si giocherebbe tra Couchepin, Leuenberger e Deiss. Il ministro degli esteri è quello che oggettivamente si trova nella posizione più debole, sia perché non ha riscosso finora grandi consensi alla sua politica (anzi, ha raccolto le critiche più vivaci, a cominciare dalla gestione del caso Borer), sia perché l’anno prossimo si troverà, molto probabilmente, sotto il fuoco di fila dell’Udc che rivendica un proprio secondo seggio in Consiglio federale. Sarà dunque proprio dalla ripartizione delle competenze che si vedrà quanto grande è l’influenza dei socialisti nel Consiglio federale. Sia Leuenberger che Calmy-Rey hanno tuttavia una personalità sufficientemente forte per vincere questo primo confronto. Una chiara vittoria del Pss di Gianfranco Helbling Franco Cavalli, qual è la sua prima valutazione quale consigliere nazionale socialista dell’elezione di Micheline Calmy-Rey in Consiglio federale? Non c’è stata nessuna sorpresa. Solo l’Udc ha fatto qualche sceneggiata, ripetendo di non essere rappresentata in governo quando appena una settimana fa si era riconciliata con Samuel Schmid. Per il Pss è un successo aver fatto eleggere senza grossi patemi d’animo una delle due candidate ufficiali, garantendo nel contempo la rappresentanza in governo dell’arco lemanico, che è una componente fondamentale della Svizzera. Che dire del dibattito di queste settimane sulla necessità di sostituire una romanda con una romanda? Non è giusto che la Svizzera italiana non sia rappresentata in governo. Bisogna una volta avere il coraggio di discuterne apertamente. Per questo con Fabio Pedrina sto elaborando una proposta che sostituisca nella Costituzione l’articolo secondo cui tutte le regioni e le lingue devono essere adeguatamente rappresentate in governo con un testo che espliciti il diritto delle tre Svizzere (tedesca, romanda e italiana) ad essere sempre rappresentate in Consiglio federale con almeno un membro. Credo che questo sia un dibattito da fare, non solo in senso regionalistico ma anche politico. Una delle caratteristiche dell’ondata neoliberista è l’omologazione delle periferie al volere di chi è già forte di per sé: in Svizzera tutto il potere si concentra a Zurigo con una succursale a Ginevra. Rafforzare il potere contrattuale delle regioni periferiche e minoritarie sarebbe in controtendenza rispetto all’ondata generale neoliberista. Come valutare i voti a Patrizia Pesenti? Sono soprattutto voti di deputati borghesi che non erano d’accordo di poter scegliere soltanto fra le due candidate ufficiali del Pss ma che non se la sentivano di votare per Bortoluzzi. Nel Pss questa è una chiara vittoria di Christiane Brunner? Penso sia corretto affermarlo. La sua leadership è ora rafforzata? Forse, ma non ne sono certo. Brunner aveva sempre lasciato capire che si sarebbe ritirata dopo le elezioni federali dell’autunno prossimo. Ora non sono così sicuro che davvero lascerà il suo posto a quella scadenza. Dipende anche da come si comporterà Calmy-Rey, in particolare se si renderà più indipendente da “mamma Brunner”: la mia impressione è che abbia una forte personalità e che sia meno incline al compromesso della presidente del Pss, e questo potrebbe portare a degli attriti che indebolirebbero Brunner. Il discorso quadrilingue di Calmy-Rey al momento di accettare l’elezione è solo un atto di circostanza? Non credo. Calmy-Rey è una persona che a Ginevra ha sempre cercato di lavorare a stretto contatto con il gruppo parlamentare: ha le idee molto chiare ma sa anche come costruire il consenso attorno ai propri progetti. Credo che le sue prime parole da consigliera federale siano un gesto politico significativo. L’Udc che vota bianco dichiara apertamente di fregarsene della formula magica: non è stato un autogol, nel senso che in questo modo ha aperto la porta anche alla sua esclusione dal governo? In questa occasione l’Udc ha pensato solo alla propaganda. E mi stupisce la disciplina del suo gruppo parlamentare nel votare bianco: questo dimostra che l’Udc ormai è una sola, quella blocheriana, e che l’altra ala di fatto è stata fagocitata. È con i blocheriani che ci si dovrà confrontare in futuro: e per me non ci sarebbe nessun problema, a questo punto, ad escluderli dal governo. Certo che il voto in bianco può costituire un invito in più in questa direzione: non è detto che il cambiamento di formula fra un anno debba andare necessariamente a scapito del Ppd, è possibile una ridefinizione della partecipazione dell’Udc al governo. A giorni ci sarà una nuova ripartizione dei dipartimenti, fra un anno si rinnoverà l’intero governo. C’è un patto Pss-Ppd per garantirsi a vicenda le rispettive posizioni in Consiglio federale? So che ci sono delle trattative, ma è difficile capire cosa ne potrà derivare. Oggi secondo me i consiglieri federali godono di un’indipendenza eccessiva rispetto ai loro partiti. Il Ppd vorrebbe Deiss alla testa di un altro dipartimento, ma lui non sembra essere molto d’accordo. Couchepin si dice voglia cambiare ma in questo caso è il suo partito a non voler perdere l’economia. Tutto ciò rende molto difficile preparare delle strategie. Quanto è importante che gli interni rimangano al Pss, pensando soprattutto alle assicurazioni sociali? Da un punto di vista sostanziale è importante avere gli interni in mani socialiste. Dal punto di vista elettorale invece avremmo soltanto da guadagnarci a liberarci in particolare del dossier della Lamal, che non è gestibile a meno di non fare riforme importanti alle quali però si oppongono i partiti borghesi. Sarebbe quindi forse preferibile andarsene dal Dipartimento degli interni per dirigere l’economia e rilanciare il Paese. Formula magica a rischio di Sabina Zanini Abbiamo il consigliere federale. È donna, è romanda, è competente. Come la voleva il Partito socialista svizzero (Pss). Signor Pedrina come valuta la gestione della votazione da parte del Pss? È stata gestita in modo ottimale da parte della presidente della deputazione socialista alle Camere, Hildegard Fässler, e da parte della presidente del Pss, Christiane Brunner. Pur tenendo presente che le premesse erano favorevoli: sia da parte dei radicali che dei democristiani non c’erano molte possibilità di fare degli sgarbi senza soffrirne poi le conseguenze. Siamo partiti da un posizione indubbia di forza e siamo riusciti ad imporre le nostre due candidate. Anche Ruth Lüthy è stata ampiamente votata. L’unica incognita era rappresentata dall’Udc che, una volta estromesso il proprio candidato, avrebbe potuto cercare di sostenere Lüthy per mettere in difficoltà il Partito popolare democratico. Guardando ai risultati mi pare invece che una parte dell’Udc abbia deciso di attribuire un voto utile a Micheline Calmy-Rey. Eppure Toni Bortoluzzi, il candidato di disturbo presentato dall’Udc, alla prima tornata, grazie ai voti raccolti da altri partiti, si è piazzato al secondo posto… Non mi meraviglia più di tanto se penso che anche negli altri partiti ci sono membri fortemente schierati a destra. La candidata ticinese, Patrizia Pesenti, seppure non figurasse sul ticket ufficiale presentato dal Partito socialista svizzero, ha tuttavia raccolto una quindicina di voti ed è stata estromessa solo alla quarta tornata. Come interpreta questi voti? È un segnale di simpatia da parte di svizzeri tedeschi al Ticino e alla presenza di un ticinese in Consiglio federale. Ho avuto occasione di parlare con colleghi svizzero tedeschi di partiti borghesi e constato che c’è una disponibilità nei confronti di Pesenti e di un consigliere federale ticinese in generale. A onore del vero erano pure un po’ irritati a causa dell’egocentrismo dei romandi. In virtù di questa simpatia se Pesenti avesse concorso in qualità di candidata ufficiale avrebbe avuto delle chances di essere eletta? Sicuramente avrebbe fatto una buona figura. Quanto all’effettiva elezione non è facile fare delle valutazioni precise. Secondo lei ci saranno sorprese quanto all’attribuzione dei dipartimenti o verrà mantenuto lo statu quo e dunque alla neo-eletta Calmy-Rey andrà il Dipartimenti degli interni? Nessuno ha interesse ad un anno dalle elezioni a cambiare dipartimento. In pratica Pascal Couchepin aveva lanciato un sasso nello stagno dicendo che voleva passare al Dipartimento degli interni. Ma credo non gli convenga andare a cercarsi grane un anno prima delle elezioni. Semmai il problema di un rimpasto generale si porrà con le prossime elezioni. L’Udc ha fatto un tentativo concreto di distruggere la cosiddetta formula magica. Il tentativo non è andato in porto. Tuttavia come giudica lei l’attribuzione dei seggi ai partiti oggi in uso, è ancora valida? Noi avevamo tentato con la sostituzione di Adolph Ogi di dare uno scossone alla formula magica. Per ridiscuterne dobbiamo aspettare i risultati delle prossime elezioni federali. Allora vedremo di quale entità sarà l’eventuale balzo in avanti dell’Udc rispetto agli partiti borghesi. E quale sarà la nostra situazione. Ma io ho l’impressione che nessuno voglia assumersi la responsabilità storica di scardinare la formula magica. Quindi sia i radicali che i democristiani sono piuttosto prudenti. Con le prossime elezioni il quarto partito, quello più debole, rischia di ottenere un solo seggio in Governo. E quel partito potrebbe essere il Ppd. Questo se vogliamo rimanere coerenti rispetto alla formula magica. Lo scenario, a parer mio, più probabile è che non cambierà nulla. Nel suo discorso di entrata Micheline Calmy Rey ha posto l’accento, tra le altre cose, sul fatto che vuol farsi portavoce dei problemi legati alle zone di frontiera e alle regioni meno favorite. Come valuta questi propositi? Sono indubbiamente di buon auspicio. Tuttavia mi riservo di giudicarla soprattutto sulle azioni concrete. Sicuramente è sensibile alle problematiche legate alle regioni di frontiera e questo potrebbe giocare a favore anche del canton Ticino. Per il resto politicamente non ho mai lavorato con lei.

Pubblicato il

06.12.2002 01:00
AA.VV.