«Sono molto delusa. Certo, le situazioni non sono paragonabili, ma è evidente che non si è imparato nulla dalla storia: se oggi si riabilitano coloro che durante la seconda guerra mondiale hanno offerto rifugio agli ebrei in fuga dal regime nazista, perché nel contempo si condanna chi per spirito umanitario offre ospitalità ad un sans papier che altrimenti sarebbe costretto a dormire sotto i ponti?». Madelaine Parrat di Friburgo è convinta di essere stata condannata ingiustamente. Il suo è il primo caso partito dal movimento di solidarietà con i sans papier ad essere giunto fino al Tribunale federale (Tf). E l’11 giugno scorso la Corte di cassazione penale del Tf le ha dato torto, respingendo il suo ricorso contro la sentenza del Tribunale penale cantonale di Friburgo che confermava la multa di 300 franchi che le era stata inflitta in prima istanza dal Giudice di polizia. Reato: aver favorito il soggiorno illegale ai sensi dell’art. 23 cpv. 1 frase 5 della Legge sulla dimora e il domicilio degli stranieri (Ldds). Parrat aveva ospitato a casa sua per tre mesi circa nell’agosto del 2002 un ventenne di cittadinanza turca, Ali Riza Kocyigit, quando il Centro riformato di Charmey, che fino ad allora aveva ospitato numerosi sans papier, non era più a disposizione. Parrat dice di aver aiutato il ragazzo in quanto le era sembrato chiuso e fragile, e riteneva che sarebbe stato in grave pericolo sia fisico che psichico se avesse dovuto vivere per strada. Argomenti questi, sostenuti anche dall’avvocato di Parrat, Jean-Michel Dolivo, che non hanno convinto i giudici federali. Secondo l’art. 23 cpv. 1 frase 5 Ldds «chiunque facilita od aiuta a preparare l’entrata o l’uscita illegale o un soggiorno illegale, è punito con la detenzione fino a sei mesi; nei casi poco gravi, si potrà infliggere solo una multa». Per il Tf questa norma non è diretta soltanto contro i passatori e non colpisce unicamente chi agisce a scopi di lucro. Essa è in particolare diretta contro chi sottrae uno straniero sprovvisto di permesso di soggiorno alle autorità o rende a queste più difficile il loro compito. Cosa che, secondo il Tf, proprio Parrat avrebbe fatto in questo caso: essa, ospitando per tre mesi uno straniero sprovvisto di permesso di soggiorno senza fare nulla per regolarizzarne la situazione avrebbe «fornito una prestazione che ha reso più difficile, se non escluso, il potere d’intervento delle autorità». Infine il Tf nega l’esistenza di motivi umanitari che avrebbero potuto rendere lecita l’azione di Parrat. Come ha reagito il Collettivo dei sans papier di Friburgo alla sentenza del Tf? «Ce l’aspettavamo, considerato anche il clima politico generale che c’è nel paese», dice ad area Ladina Schleich, una delle responsabili del Collettivo. Ma aggiunge che c’è molta delusione, «perché ci sembra una sentenza contraddittoria e ipocrita. Da un lato infatti si riconosce che la signora Parrat ha compiuto un atto umanitario, ma si insiste però nel dire che ha facilitato il soggiorno illegale. Dall’altro si condanna soltanto la signora Parrat quando tutte le azioni precedenti svolte nelle chiese e nelle parrocchie, in cui le autorità sapevano che c’erano numerosi sans papiers, sono state tollerate senza problemi. Il Tf s’è dunque accontentato di un’applicazione severa, rigorosa e letterale della legge, senza porsi il problema di fondo». Nel canton Friburgo ci sono al momento altre sei persone che hanno deciso di fare opposizione a dei decreti d’accusa che le condannavano a delle multe per aver ospitato dei sans papier. Erano state convocate come testimoni nel caso della signora Parrat e, avendo detto di aver pure accolto in casa delle persone senza permesso di soggiorno, sono state a loro volta incriminate. Ora questi casi si trovano a differenti stadi di procedura: alcuni hanno già fatto ricorso contro la sentenza del Tribunale di polizia e hanno già il caso pendente al Tribunale cantonale, mentre altri devono ancora passare alla prima udienza del Tribunale di polizia. Il rigore delle autorità friburghesi (e, in ultima analisi, del Tf) sconcerta il Collettivo dei sans papiers: «nel canton Vaud», ci dice Schleich, «si è proceduto in maniera assai più differenziata. A Losanna ci sono persone che, pur avendo dato ospitalità a dei sans papier, sono state assolte: è il caso di un assistente sociale che ha fatto questo nell’ambito del suo lavoro o di persone che hanno messo a disposizione un alloggio d’emergenza per pochi giorni». Insomma, ci possono essere modi diversi per applicare una legge apparentemente rigorosa: «cosa dovremmo dire altrimenti dello Stato, che accetta a scuola dei figli di sans papiers? O delle casse malati, che sono obbligate ad assicurare anche le persone che si trovano illegalmente in Svizzera? Forse che così non si favorisce il soggiorno illegale di queste persone?», si chiede Schleich.

Pubblicato il 

25.06.04

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