Il Ticino tornerà a far parte della Svizzera? L’esclusione del Cantone dall’obbligo dei salari minimi nazionali nei negozi delle stazioni di servizio nel 2018, torna d’attualità col rinnovo contrattuale del prossimo triennio. Il sindacato Unia e l’associazione padronale svizzera chiederanno l’obbligatorietà del nuovo Ccl in cui figurano delle paghe minime anche al Sud delle Alpi. Al primo tentativo, il padronato ticinese si oppose con successo, bandendo i salari minimi dal territorio cantonale. La nuova versione contrattuale contiene importanti progressi economici e sociali: salari sui 4mila franchi e la garanzia di dieci fine settimana liberi in un anno. leggi anche => Il Ticino che non fa parte della Svizzera «Campo d’applicazione territoriale: tutto il territorio della Svizzera. I salari minimi non si applicano al cantone TI» recita la pagina internet del Segretariato di Stato dell’economia (Seco) relativa all’attuale Ccl stazioni di servizio in vigore fino alla fine di quest’anno. Nel 2017, l’associazione dei gestori ticinesi, costituitasi appositamente, fece naufragare l’adozione di salari minimi di 3.600 franchi concordati a livello nazionale tra i sindacati e l’associazione padronale. «Stipendi fuori dalla realtà» li aveva bollati a suo tempo Matteo Centonze, proprietario delle stazioni Ecsa e Easy Stop (autostrade), annunciando il ricorso dell’associazione da lui capeggiata contro la domanda di obbligatorietà generale sul territorio cantonale dei salari minimi federali. L’associazione ticinese aveva i numeri per opporsi, raggruppando la maggioranza dei proprietari delle stazioni di servizio presenti nel cantone. Maggioranza di proprietari che, salvo qualche singola stazione individuale, si riduce a tre famiglie ticinesi che controllano numerose stazioni. Oltre alla famiglia Centonze, vi sono i Baumgartner con Piccadilly e la famiglia del consigliere nazionale Plr Rocco Cattaneo con City Carburoil. Leggi anche => Per Rocco Cattaneo 3600 franchi mensili lordi sono troppi L’opposizione guidata dalle tre famiglie ticinesi fu poi accolta dal Consiglio federale, che motivò l’esclusione in previsione dell’introduzione (poi avvenuta) del Ccl cantonale della vendita con salari minimi da 3.200 franchi, a cui sottostanno anche gli shop dei benzinai. L’attuale differenza di quattrocento franchi dallo stipendio dei colleghi svizzeri, potrebbe aumentare nei prossimi tre anni, qualora le tre famiglie ticinesi vincessero un eventuale secondo ricorso. Leggi anche=> Le tre famiglie ticinesi che speculano sui bassi salari Nelle prossime settimane infatti sarà pubblicata la domanda di obbligatorietà generale del rinnovato Ccl che regolerà la vita professionale di undicimila lavoratrici e lavoratori delle circa 1.300 stazioni di servizio del paese. I loro salari minimi saliranno progressivamente nei prossimi tre anni di 130 franchi al mese (50 franchi 2022, 40 franchi nei due anni seguenti). I non qualificati passeranno così da 3.700 franchi a 3.830, mentre i collaboratori con diploma federale d’apprendistato di due o tre anni, riceveranno rispettivamente 4.130 e 4.230 franchi nel 2024. Quelli ticinesi partirebbero da 3.500-3.800 a seconda della categoria, per arrivare a 3.630-4.000 nel 2024. La tredicesima è obbligatoria. Altra novità importante, dopo tre anni di lavoro nel ramo, l’esperienza professionale sarà riconosciuta con una nuova classe salariale superiore ai non qualificati. Leggi anche=> «Perché il mio lavoro in Ticino vale meno che in Svizzera?» Ma non di soli soldi (per quanto aiutano), si vive. Se, come detto, sulle dipendenti ticinesi pende ancora la spada padronale che potrebbe nuovamente escluderle dai miglioramenti salariali, i progressi delle condizioni di lavoro saranno invece assicurati. Progressi di non poco conto. Primo fra tutti, il diritto ad avere dieci fine settimana in un anno dei quali disporre liberamente. Inoltre, i sindacati hanno ottenuto due giorni liberi consecutivi due volte al mese (oggi è una volta sola). Altri progressi riguardano l’estensione del congedo maternità e l’introduzione nel caso di paternità, il divieto di dedurre dalle paghe i furti di benzina, una sicurezza accresciuta contro le rapine, il divieto di utilizzare la videosorveglianza per controllare i dipendenti, il diritto di questi ultimi a potersi sedere nelle pause e tempo di lavoro e due giorni di formazione retribuita.
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