Sfide di un Sindacato democratico

La Fiom celebra uno dei congressi più difficili della sua storia.

Più di 350.000 iscritti, con una diminuzione di 5.000 tessere: un –3% che corrisponde al calo dell'occupazione nel settore metalmeccanico italiano. La Fiom tiene in questo fine settimana uno dei congressi nazionali più difficili dalle sue origini agli albori del Novecento. È forse il congresso più difficile, sotto l'incalzare di una crisi globale che in Italia picchia più duramente sul lavoro per la mancanza di risposte politiche, dopo tre decenni di lotta di classe al rovescio, dei padroni contro i lavoratori.

 

Il più difficile, perché di sinistra se ne respira ben poca, nel pieno dell'attacco ai fondamentali della democrazia: la Costituzione e lo Statuto dei lavoratori, i bersagli preferiti di tutti i governi degli ultimi 15 anni. Il congresso più difficile, con la Cgil che ha sacrificato alla governabilità e all'unità con Cisl, Uil e Confindustria un valore costitutivo: la democrazia, che si traduceva nel diritto dei lavoratori a esprimersi con il voto su accordi e contratti.


Il congresso della Fiom precede quello confederale, preparato con assemblee territoriali e categoriali. La partecipazione, come denuncia il segretario Fiom Maurizio Landini, conferma lo stato di difficoltà della Cgil: su 5,7 milioni di iscritti (oltre il 50% pensionati) solo il 17% ha partecipato e l’83% è rimasto a casa. Della drammatica crisi della rappresentanza bisognerebbe parlare, perché mina la democrazia e cancella la partecipazione. Negli ultimi anni di attacchi guidati da Sergio Marchionne, la Fiom è riuscita a difendere la dignità dei lavoratori con una lotta in solitaria, mentre nel Pd e in Cgil si levavano appelli a chinare la testa di fronte ai ricatti Fiat: lavoro domani in cambio di riduzione dei diritti subito. Come dimenticare quel “con Marchionne senza se e senza ma” di Matteo Renzi? È la seconda volta in un decennio che la Fiom salva la testa dalla scure della Cgil grazie al conflitto vincente contro la Fiat: prima con Rinaldini a Melfi, poi con Landini a Pomigliano. Le ragioni della Fiom sono state riconosciute dalla giustizia, fino alla Corte costituzionale.


Nel congresso si parlerà di democrazia e d'Europa: senza l'internalizzazione del sindacato, dice Landini, siamo destinati a perire sotto una globalizzazione liberista che fa carne di porco di lavoro e diritti, precarizza l'intera società, impone la dittatura della finanza su una politica sempre più subalterna, dove distinguere tra centrodestra e centrosinistra è un gioco da prestigiatori.


L'altra bandiera Fiom si chiama autonomia, che è indipendenza da padroni, partiti e governi. Su queste parole d'ordine negli ultimi anni è esploso il conflitto con la Cgil. A chi lo accusa di rigidità e di scarso realismo, Landini aveva risposto con la scelta di non presentare una tesi alternativa a quella della segretaria Susanna Camusso, limitandosi a quattro emendamenti per contribuire alla ricostruzione di un rapporto positivo con la confederazione. Camusso ha risposto con una polpetta indigeribile: la sua firma, il 10 gennaio, sul testo unico sulla rappresentanza siglato con Cisl, Uil e Confindustria che assume il modello Marchionne bocciato dalla Corte costituzionale. I congressi di base sono stati avvelenati da questo strappo, con la Camusso che ha chiesto agli organi di garanzia il diritto di sanzionare la Fiom e il suo segretario per l'annunciato rifiuto a sottostare a un accordo imposto in violazione delle norme statutarie.


E infine, i delegati Fiom al congresso Cgil saranno il 15%, quando sull'emendamento sulla democrazia il consenso è stato del 34%.
Nel congresso Fiom sarà lanciata una raccolta di firme per cancellare dalla Costituzione il pareggio di bilancio. Ed è atteso un duro attacco del segretario contro il presidente del Consiglio Renzi, tanto per far chiarezza sul presunto feeling tra i due in chiave anti-Camusso.

Pubblicato il

10.04.2014 15:03
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