Senza fumo, che paura

È risaputo che il fumo, compreso quello passivo, danneggia la salute, ma vietarlo in bar e ristoranti è impresa ancora difficile. Ad opporsi sono molti proprietari, ma anche tra il personale c'è chi lo teme per paura di perdere il posto di lavoro. L'esperienza italiana dimostra che il timore è infondato.

«Ogni giorno in Svizzera muore una persona in seguito al tabacco anche se non ha mai fumato in vita sua» afferma Felix Gutzwiler, il deputato radicale che sta cercando di imporre a livello federale un divieto di fumare in centri commerciali, cinema, ristoranti e bar.
Una soluzione federale, inserita nella legge del lavoro, permetterebbe di porre fine alle tante discussioni che si accendono ogni volta che viene lanciata a livello cantonale l'idea di vietare sigari e sigarette per difendere la salute di chi non li consuma, vale a dire oltre il 70 per cento della popolazione.
Soletta e Ticino hanno fatto da battistrada in una battaglia che sta conquistando sempre più simpatizzanti. Ormai non si fuma più nei treni e in molti uffici pubblici. A Zurigo, Berna, Sciaffusa o Basilea c'è chi ha già deciso autonomamente di applicare il divieto nei bar o nei ristornati per conquistare le simpatie dei clienti.
Comunque, le resistenze non mancano. «A Berna nei ristoranti ci devono assolutamente essere sale per fumatori e altre per non fumatori, ma nei locali di quartiere è impossibile», afferma una cameriera testimoniando come sia difficile far cambiare idee e abitudini persino tra le persone che più di tutte subiscono gli effetti del fumo passivo.
Basta infatti entrare in un locale alla moda ben frequentato da giovani o meno giovani per ritrovarsi in una nube che si fa sempre più densa nelle ore di punta. 
Quella nube azzurra può provocare cancri alle vie respiratori, malattie cardiovascolari o asma. Si calcola che il fumo passivo uccida in Svizzera più dell'Aids, delle droghe illegali o degli atti di violenza. I costi indotti dal tabagismo passivo sono stimati a circa 500 milioni di franchi l'anno.
Anche Gran consigli e governi cantonali parlano sempre più di questo tema. Gli esiti sono diversi. A Basilea città il divieto è stato bocciato come pure, nel Giura e a Turgovia, mentre a Berna e in Vallese il principio è stato accolto e potrebbe venire applicato al più presto nel 2008.
Il governo grigionese ha inviato in consultazione una revisione di legge che prevede, tra l'altro, il divieto di fumare nei ristoranti. In molti cantoni sono poi state lanciate o depositate iniziative, come per esempio a Ginevra, Friburgo, Neuchâtel e Zurigo.
Nell'attesa, in città, ma anche nelle zone turistiche, i gestori di ristoranti stanno separando le zone dove si può fumare da quelle dove è vietato. Per un turista americano, per esempio, entrare in un ristorante dove si fuma fa veramente molto strano.
Il tema non è dibattuto solo qui in Svizzera, ma anche in molti Stati europei. Dal 2004 non si fuma più nei pub e ristoranti dell'Irlanda.
Anche Italia, Norvegia, Svezia e Malta  hanno imboccato con successo la via del divieto e i clienti sono sempre più soddisfatti. Nei prossimi mesi le sigarette saranno vietate nei luoghi pubblici dell'Inghilterra, mentre in Scozia il divieto è in vigore da quasi un anno.
Le resistenze provengono soprattutto dai ristoratori che temono di perdere clienti e giro d'affari. L'esperienza però dimostra che la temuta "catastrofe" non c'è. La protezione della salute di lavoratori e clienti vale in ogni caso sicuramente di più.

Un dilemma che è anche sindacale

Fumare o non fumare nei locali pubblici? A giudicare dalla discussione avvenuta di recente nell'ambito della conferenza professionale del settore alberghiero e della ristorazione di Unia tra lo stesso personale le opinioni divergono. Non è strano? Abbiamo rivolto la domanda a Mauro Moretto, che a Unia si occupa di questo settore economico.

Mauro Moretto, come commenta la discussione sul fumo avuta nella conferenza professionale di Unia?
La discussione che abbiamo avuto mostra che questo è un tema molto sentito nell'ambito della protezione della salute sul posto di lavoro.
Non tutti però sono per il divieto.
Il dibattito rispecchia la discussione che avviene nella società. La maggioranza vuole vietare il fumo perché nuoce alla salute delle lavoratrici. Altri ritengono che vietando di fumare nei bar o nei ristoranti si provoca un calo dei clienti e quindi si mettono in pericolo posti di lavoro. Infine c'è chi vede questo divieto come una forma d'intolleranza verso chi fuma e una restrizione della libertà.
Il fumo è una libertà che penalizza chi è costretto a subirlo.
È vero, queste persone fanno però notare che ci sono anche altri vizi, come il vizio dell'alcool o l'uso di droghe, dove l'attitudine è meno intollerante. Trovano ingiusto l'accanimento contro il fumo. Io non condivido queste opinioni, ma non posso non tenerne conto.
Il sindacato cosa fa nel campo della prevenzione?
Trovo importante che ci siano discussioni come questa. Sosteniamo poi chi vuole lavorare in un ambiente sano. Noi vogliamo batterci per un ambiente senza fumo, ma anche per altre cose. Concentrare l'attenzione solo sul fumo è, secondo me, troppo riduttivo.
Quali altri temi vedete?
Abbiamo fatto un'inchiesta tra i nostri delegati per capire che cosa minaccia di più la loro salute. Lo stress è al primo posto. I lavoratori si lamentano anche dei forti sbalzi di temperatura nei locali. Poi ci sono i problemi legati agli orari di lavoro (piani che non sono rispettati, pause e giorni di riposo che non sono concessi, ore non pagate ecc.) e i carichi che diventano sempre più pesanti. Il problema del fumo è importante, ma lo sono anche gli altri. Il nostro compito è di sviluppare misure per far sì che la gente possa lavorare in ambienti sani e in condizioni sane. 
Nella Svizzera tedesca l'opposizione al divieto del fumo è più forte rispetto ad altre regioni del paese. Perché?
In Italia, prima che entrasse in vigore il divieto di fumare c'erano le stesse discussioni che ci sono adesso qui nella Svizzera tedesca. L'esperienza ha dimostrato che i timori erano infondati. La perdita di guadagno non c'è. Anzi, persone che prima non uscivano a causa del fumo, adesso lo fanno di nuovo. Va poi detto che anche in questa parte del paese c'è chi ha visto il vantaggio del divieto e lo ha già introdotto. Adesso bisogna convincere chi è restio che il cambiamento sarà vantaggioso anche per lui.

Pubblicato il

09.02.2007 01:30
Anna Luisa Ferro Mäder
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