Come ogni 28 aprile, oggi si celebra la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, che dal 2005 è dedicata anche alle vittime dell’amianto. Una ricorrenza che ci offre l’occasione per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui gravissimi danni alla salute a milioni di persone che l’impiego della fibra da più di un secolo a questa parte ha prodotto e che purtroppo continuerà a produrre ancora per molti anni. Nel mondo ogni 5 minuti almeno una persona muore a causa di una malattia causata dall’esposizione all’amianto. Ma il dato fornisce solo un’idea delle dimensioni di questa strage compiuta in piena consapevolezza a danno di lavoratori e cittadini, considerati merce da sacrificare per garantire il profitto di pochi. È infatti una strage che le statistiche non raccontano compiutamente, che si sta consumando in silenzio, spesso lontano dai luoghi e dal tempo dell’esposizione perché le malattie asbesto-correlate hanno periodi di latenza molto lunghi, anche di 30-40 anni. Succede così per esempio che in Svizzera, patria dell’Eternit e per decenni centrale di comando della lobby mondiale dell’amianto che pianificava a tavolino l’opera di disinformazione dei lavoratori e di occultamento delle evidenze scientifiche sulla pericolosità della fibra, fatichiamo a stabilire il numero dei malati e dei morti (si veda l'articolo correlato del uglio 2016) e non sappiamo nulla di nulla sulla sorte di migliaia di ex immigrati che hanno lavorato in mezzo alla polvere delle nostre fabbriche e nel frattempo sono rientrati nei loro paesi d’origine (in Veneto, in Puglia, in Spagna, in Portogallo) senza più dare notizie e senza che nessuno si interessasse di loro. Ma il rischio di passare “inosservati” riguarda in generale, e sempre di più, tutte le vittime del lavoro, complici la frantumazione dello stesso e le sue forme atipiche, il precariato, la criminalità d’impresa, la paura di perdere il posto. A differenza che in Italia, in Svizzera il fenomeno delle mancate denunce degli infortuni sul lavoro pare essere ancora molto marginale se non del tutto inesistente, ma la deregolamentazione, il degrado e la crescente precarizzazione delle condizioni d’impiego cui stiamo assistendo devono essere un campanello d’allarme, che in questa giornata ci pare giusto far suonare.
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