Se la chiarezza non è di casa

Nebbia nella pianura di Magadino. Dopo le prime battute iniziali della tavola rotonda tra rappresentanti dei lavoratori delle Officine di Bellinzona e la direzione delle Ferrovie federali svizzere (Ffs), una cortina fumogena si è alzata, favorita anche dalla temperatura estiva. Una nebbia tesa a disorientare anche chi quella domenica di marzo era tra le dodicimila persone nelle vie di Bellinzona a testimoniare la solidarietà agli operai ferrovieri. La direzione Ffs non lesina a fornire cifre. Sovente però dimentica di documentarle.

Per restare agli ultimi avvenimenti, analizziamo le recenti dichiarazioni di Andreas Meyer, presidente della direzione di Ffs. Mercoledì 3 settembre, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei risultati di Ffs nel 2008, Meyer ha affermato che i 33 giorni di sciopero alle officine di Bellinzona sono costati 2,5 milioni a Ffs Cargo. Il direttore di Ffs ha però evitato di dire due cifre. Le Ffs non hanno versato il salario per un mese agli oltre 400 dipendenti dello stabilimento bellinzonese. Un "risparmio" per le Ffs di circa un milione e mezzo di franchi.
Seconda cifra: il 7 marzo la direzione di Ffs annuncia la decisione di spostare l'attività delle Officine di Bellinzona allo stabilimento di Yverdon. Costo stimato dell'operazione tra i 40 e i 60 milioni di franchi. La risposta delle maestranze bellinzonesi, lo sciopero e l'occupazione della fabbrica bellinzonese, annulla la decisione. Così facendo le Ffs hanno risparmiato, secondo le maestranze, i milioni dei costi del trasferimento a Yverdon.
Un altro esempio: nella stessa conferenza stampa il direttore Ffs Meyer ribadisce un concetto già espresso a suo tempo. Il risultato finanziario delle Officine di Bellinzona deve migliorare a breve termine di 10 milioni, altrimenti l'esistenza dello stabilimento sarà in pericolo. Espressa così, la questione appare molto seria. Rimane lecito chiedersi, come ha fatto il comitato delle Officine coadiuvato dagli esperti, rispetto a quale cifra bisogna aumentare di 10 milioni? Qual'è il punto di partenza? Nel quindicinale «Lavoro e trasporti» del 30 giugno, redatto dal sindacato Sev, si legge : «Il risultato contabile a fine 2007 che, come Ffs Cargo a ogni piè sospinto si picca di precisare, presentava un disavanzo di 2,7 milioni. Esso comprendeva però anche 4,2 milioni versati alla centrale e 5,7 milioni che erano stati dedotti dagli introiti a seguito dell'applicazione "virtuale" di prezzi di mercato.» Quest'ultimo concetto, "applicazione virtuale", significa che le Ffs hanno paragonato i prezzi delle due officine ferroviarie più economiche in Europa ai prezzi dello stabilimento bellinzonese per i lavori da loro svolti nel corso del 2007. La differenza di prezzo, 5,7 milioni di franchi, sono stati dedotti dall'utile delle Officine di Bellinzona. Un calcolo meramente contabile che non tiene conto, secondo esperti economici, di altri fattori. Ne citiamo solo uno per carità nei confronti dei lettori. Quando si traina un vagone all'officina per essere riparato bisogna pagare l'uso dei binari.
A titolo d'esempio, nel 2007 in Italia il traino vagoni costava 40 franchi ogni 10 chilometri. Oggi il costo è aumentato di 100 volte. Essere posizionati sull'asse nord-sud come le Officine o avere lo stabilimento in epubblica Ceca o Polonia comporta delle differenze di costi non indifferenti di traino e di tempo di riparazione. Questi aspetti non sarebbero stati tenuti in considerazione nel paragone dei prezzi effettuato da Ffs. Con il risultato che nel 2007 l'utile delle Officine è diventato un passivo di 2,7 milioni di franchi. Quando Meyer dice che lo stabilimento bellinzonese deve migliorare di 10 milioni, da quale risultato economico parte? 
È facile dunque giocare con le cifre, proponendo i numeri che fanno comodo. Che Meyer dica che le Officine devono rendere di più altrimenti non potranno sopravvivere, appare scontato. Nel contesto economico globalizzato, quale direttore d'azienda non dice che bisogna sempre rendere di più? Negare oggigiorno quest'affermazione equivale nell'opinione diffusa a bestemmiare. Ma che ciò sia sempre vero, non è detto.
Si capisce dunque il difficile compito del mediatore della tavola rotonda Franz Steinegger nel districarsi fra le cifre dette. Altrettanto bene si comprende l'importante ruolo degli esperti che affiancano il comitato di operai delle Officine, nel controbilanciare gli elementi dati dalla direzione Ffs. Facile infine per il semplice cittadino, ma anche per il giornalista o l'opinionista essere confusi dalle cifre date dalle Ffs.
Un'altra dichiarazione di Meyer ha contribuito al disorientamento. Ad inizio luglio, Meyer annuncia l'imminente passaggio delle Officine dalla divisione Cargo a quella viaggiatori. La direzione Ffs presenta il passaggio come "una manovra puramente tecnica". Secondo le maestranze il trasferimento di divisione presenta invece numerose incognite, dai possibili risvolti negativi o positivi. Per i rappresentanti dei lavoratori, Meyer avrebbe dovuto presentare il passaggio di divisione alla tavola rotonda, il luogo indicato dal Consiglio federale per discutere del futuro delle Officine. Dello stesso parere è il mediatore Steinegger che ha messo in agenda per il prossimo incontro della tavola rotonda, il 15 settembre, l'eventuale passaggio delle Officine alla Divisione Viaggiatori.
La situazione è dunque confusa perché qualcuno ha interesse a renderla tale. Come ci ha detto un operaio delle Officine: «Non ci si deve stupire. Chi voleva la chiusura dello stabilimento di Bellinzona è seduto allo stesso posto. Non ha mai ammesso di aver sbagliato. Credere che oggi operi lealmente in favore dello sviluppo della struttura, vuol dire essere molto ottimisti, per usare un eufemismo».

Pubblicato il

12.09.2008 02:00
Francesco Bonsaver