Se la Posta è in gioco

Una «incomprensibile genuflessione davanti ad Economiesuisse». Così il Sindacato della Comunicazione ha bollato la decisione del Consiglio federale di anticipare l'abbassamento del limite di monopolio e la successiva liberalizzazione completa del mercato postale. Simmetricamente, la soddisfatta reazione dell'associazione mantello dell'economia, che parla di «decisione saggia e lungimirante», conferma questa impressione di sottomissione del governo.
È parsa in effetti sorprendente, e non molto chiaramente motivata, tutta questa fretta di aprire il mercato postale svizzero, e di farlo persino più rapidamente di quanto stia facendo e pretenda l'Unione Europea. Ancora nel settembre scorso il ministro delle comunicazioni, Moritz Leuenberger, pensava al 2011 per l'abbassamento del limite del monopolio postale da 100 a 50 grammi. E di conseguenza la piena liberalizzazione del mercato non sarebbe dovuta arrivare prima del 2013. Ma la scorsa settimana la maggioranza borghese nel Consiglio federale ha deciso di affrettare il passo: il limite dei 50 grammi verrà introdotto per via d'ordinanza dal 1° aprile 2009, e con la nuova legge sulle poste il regime di monopolio verrà abolito completamente tre anni dopo, cioè dal 1° aprile 2012.
Per spiegare questa accelerazione, il consigliere federale Leuenberger ha indicato lo studio, commissionato dal suo dipartimento a due società di consulenza, sulle conseguenze di una liberalizzazione del mercato postale rispetta al finanziamento del servizio universale, all'evoluzione dei posti di lavoro, allo sviluppo della concorrenza, all'offerta e alla domanda determinate dal mercato, e alle ripercussioni sull'economia nazionale.
Le principali conclusioni di tale studio sono state, da un lato, che con l'abbassamento del limite di monopolio a 50 grammi «la Posta è assolutamente in grado di finanziare il servizio universale in modo autonomo»; e dall'altro, che «la qualità dell'offerta capillare di servizi postali non sarà compromessa, e la concorrenza in determinati settori specifici permetterà eventualmente di migliorare le prestazioni». Ma sul piano psicologico – sempre secondo Leuenberger  – un ruolo forse ancor più decisivo l'ha avuto il fatto che la Posta abbia annunciato per il 2007 un utile di quasi un miliardo di franchi.
Economiesuisse s'è subito rallegrata per la decisione presa dal Consiglio federale, salutata come una «saggia proposta» che è «nell'interesse dell'economia, dei clienti e di un servizio di base di qualità in tutta la Svizzera». Secondo Martin Kaiser, nuovo membro della direzione di Economiesuisse, che fino a dicembre scorso era a capo dell'Autorità di regolazione postale (PostReg), nonostante la rapidità del processo, rimane abbastanza tempo per assicurare la qualità del servizio universale e corrette condizioni di lavoro per il personale.
Ben diversa, però, è stata la reazione della Posta stessa. Per il "gigante giallo", la decisione del governo racchiude «una serie di rischi che devono essere attenuati: nonostante la liberalizzazione anticipata, il Consiglio federale intende mantenere il livello attuale del servizio di base senza però garantire un finanziamento sul lungo periodo». Inoltre, l'abbassamento rapido del limite di monopolio a 50 grammi «presuppone un contemporaneo adeguamento delle condizioni quadro e contrasta con l'orientamento seguito finora dal Consiglio federale e dal Parlamento». Per giunta, il governo non dà «rilevanza allo sviluppo dell'attività commerciale di Postfinance», il che «riduce la redditività della Posta e danneggia l'economia del Paese in quanto impedisce che i capitali dei clienti pari a 43 miliardi di franchi vengano investiti sul mercato ipotecario e delle piccole e medie imprese».
C'è però un altro aspetto della decisione precipitosa del governo che irrita sia la Posta che i sindacati. Quali misure di accompagnamento, il progetto di legge prevede che, sia la Posta sia gli operatori privati, dovranno rispettare le condizioni di lavoro in uso nel settore. Ma la Posta oggi è obbligata a stipulare (e per il futuro il governo «ritiene opportuno») un contratto collettivo di lavoro valido per tutto il settore. L'iniziativa «deve tuttavia essere presa dai partner sociali». Questa cosa non piace alla Posta, che, dice, «farà attenzione a non essere sfavorita rispetto ai concorrenti privati». E non piace ai sindacati e al Pss (gli altri partiti tacciono).
«La proposta del Consiglio federale di lasciare alle parti sociali la libertà di stipulare un Ccl di settore è insufficiente. Come la Posta Svizzera, anche gli operatori postali privati devono essere obbligati a siglare un Ccl», ha prontamente reagito il Sindacato della Comunicazione. «Le esperienze all'estero dimostrano», gli ha fatto eco il sindacato cristiano Transfair, «che solo i grandi clienti approfitteranno dei prezzi più bassi, mentre la popolazione pagherà a medio termine tariffe più elevate con una rete di uffici postali ridotta».
A non piacere, della proposta del Consiglio federale, è soprattutto la fretta, che «scavalca parlamento e popolo», secondo l'Uss. Perciò, anche se vi sarà «la garanzia legale del servizio universale», una tale liberalizzazione viene accolta con un certo scetticismo: «Tutti gli esempi stranieri di liberalizzazione del servizio postale provano che, senza misure d'accompagnamento, i salari si riducono rapidamente. Perciò l'Uss esige un Ccl obbligatorio per tutto il settore. Altrimenti la liberalizzazione altro non sarebbe che concorrenza sulle spalle dei lavoratori».

Fra 10 anni un "nano giallo"

Ma in cosa consiste esattamente la riforma proposta? Anzitutto viene confermata la politica sinora perseguita, ossia la progressiva apertura del mercato. La nuova legge continuerà a garantire alla popolazione un servizio universale in ambito postale e nel traffico dei pagamenti in tutte le regioni del Paese, costantemente adeguato alle mutate esigenze della popolazione e all'evoluzione tecnologica. Fino alla soppressione del regime di monopolio (1° aprile 2012), il mandato di fornire il servizio postale universale continuerà ad essere affidato alla Posta. Ciò vale anche per i primi cinque anni dopo la totale apertura del mercato, dopodiche verrà bandita una pubblica gara in vista del rilascio della concessione per il servizio universale; questa gara sarà aperta a tutti i fornitori di servizi postali interessati.
Il servizio universale dovrà essere fornito, per quanto possibile, in modo finanziariamente autonomo. Se questa soluzione si rivela insufficiente, tutti gli operatori di mercato dovranno contribuire al finanziamento attraverso un Fondo. La Posta verrà trasformata in una società per azioni, la cui maggioranza resterà in mano alla Confederazione. Il personale sarà assunto in base al diritto delle obbligazioni. Riguardo alla futura attività di Postfinance, il Consiglio federale ha ribadito la decisione di rinunciare ad una banca postale. La Posta potrà tuttavia continuare ad offrire l'attuale gamma di prestazioni finanziarie. Postfinance sarà sottoposta alla vigilanza.   

Pubblicato il

07.03.2008 01:30
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