«Lo dirò solo una volta: noi non siamo uguali. Voi avete giurato di far rispettare la legge. Voi aiutate le persone, mentre io ho rinunciato a questo molto tempo fa». Così Frank Castle, alter ego di the Punisher – il Punitore, protagonista dell’omonimo fumetto Marvel – si scaglia, in un episodio, contro i poliziotti che portano sulle divise il suo teschio stilizzato, simbolo distintivo del Punitore bandito, criminale, fuorilegge. E così Castle – dobbiamo presumere – si scaglierebbe contro le pattuglie e le forze militari che nel mondo reale hanno apposto veramente il suo personale marchio d’illegalità sulle auto di servizio e sulle uniformi. Anche qui in Ticino, dove – in un servizio al Quotidiano su RSI andato in onda il 27 novembre – un agente della Polizia comunale di Chiasso è stato ripreso mentre indossava sull’uniforme il caratteristico teschio.

 

Il Punitore, tra finzione e realtà

Prima di arrivare al Ticino, conosciamo meglio il personaggio. La serie Marvel, pubblicata per la prima volta nel 1987, ha come protagonista questo ex marine statunitense che per efferata mano di una banda mafiosa si è visto ammazzare sotto gli occhi moglie e figli. Da lì, odio e rancore si sono trasformati in tetra epifania: tradito da un sistema giudiziario corrotto, vota la sua vita prima alla punizione degli aguzzini che hanno ucciso la sua famiglia e, poi, dei cattivi tutti. Per farlo, l’antieroe abbandona la legge e i precetti dello stato di diritto, facendo dell’omicidio la sua personale forma di giustizia. Dice un appassionato della serie sul forum online Reddit: “Chiunque si sia preso la briga di leggere the Punisher sa che la polizia non dovrebbe in alcun modo, forma o aspetto brandirne il teschio. Ciò che fa, per sua stessa ammissione, è stare al di fuori della legge: non crede né sostiene gli agenti che fanno ciò che fa lui». Il tema è molto discusso proprio perché il teschio, invece, viene brandito di frequente. Negli Stati Uniti, questo simbolo è popolare almeno dalla guerra in Iraq, quando il famoso cecchino dei Navy SEAL Chris Kyle (sulla cui autobiografia è basato il film di Clint Eastwood American Sniper) ribattezzò la sua unità “I Punitori”. In anni più recenti sono poi stati gli agenti di polizia dello stato del Wisconsin, del Kentucky e di New York (oltre che di molte città statunitensi) ad appropriarsi del teschio. Dal 2014, il simbolo è stato utilizzato da agenti appartenenti a Blue Lives Matter, movimento diffusosi dal Regno Unito agli Stati Uniti in risposta a quella che è stata dagli agenti definita “un’ascesa della retorica anti-polizia” e che, insieme al teschio, ha come simbolo identificativo una sottile linea blu tra due bande nere. Dal rappresentare solidarietà e sostegno nei confronti dei corpi di polizia, questa simbologia è però stata riscontrata anche in manifestazioni neonaziste e inneggianti al suprematismo bianco. Diversi agenti con il caratteristico teschio del Punitore, non senza polemiche, hanno poi preso parte al contenimento delle proteste e agli scontri seguiti all’uccisione di George Floyd. Intervistato da un blog culturale statunitense, il veterano dei Marines Christopher Neff ha dato la sua interpretazione di questo simbolo: “Non preoccuparti di uniformi, ispezioni o restrittive regole d’ingaggio. Trova i cattivi. Uccidi i cattivi. Proteggi gli innocenti”. Un altro agente, nella stessa intervista, dice: "Frank Castle fa ai cattivi quello che a volte, anche noi, vorremmo poter fare legalmente".

 

Eroe illegale, anche in Ticino?

Per cercare di comprendere se le autorità siano al corrente di una eventuale diffusione di questo idolo anche nel nostro cantone – e per capire che opinione abbiano dello stesso, nonché se vi sia la volontà di approfondire la questione –, ci siamo rivolti alla Polizia cantonale che, tuttavia, ha dichiarato di non volersi esprimere su un tema che ha coinvolto la Polizia di Chiasso. Quest’ultima, tramite il Comandante Nicolas Poncini, ha fatto sapere che: “I nostri regolamenti interni non permettono in nessun modo il porto di simboli o stemmi diversi da quelli ufficiali” e che “Il caso segnalato è stato frutto di iniziativa personale e isolata dell’agente in questione, il quale è stato immediatamente invitato a togliere il simbolo dalla divisa”. In cerca di ulteriori risposte, ci siamo rivolti pure al Dipartimento Istituzioni che a sua volta, vista l’attinenza del caso con la PolCom di Chiasso, ha deciso di non entrare nel merito delle specifiche domande, sottolineando però che: “In termini generali e per quanto riguarda la Polizia cantonale, la divisa è simbolo di integrità e imparzialità” e che “Eventuali violazioni riguardanti il porto di simboli non autorizzati o inappropriati saranno oggetto di approfondite verifiche e, se confermate, porteranno all'adozione di misure disciplinari”.

Pubblicato il 

11.12.24
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