Se Marco teme la scuola

L'estate sta finendo, ricomincia la scuola, e con lei gioie e grattacapi di bambini, ragazzi, genitori e insegnanti.
«Quest'anno comincio le medie, sono un po' preoccupato perché adesso dovrò parlare in italiano con i maestri», confida Marco*, un ragazzino della Valle di Blenio che ha sempre parlato dialetto in casa e a scuola. Per lui, come per tanti altri suoi coetanei, l'italiano è una seconda lingua, imparata sui banchi in prima elementare. «Ho finito la quinta senza una nota sotto al 5», continua orgoglioso «ma il mio ex-maestro è anche lui di Prugiasco, lui ci capiva e potevamo anche parlare in dialetto a scuola. Alle medie non sarà così, i maestri non mi conoscono».
Marco non ha tutti i torti a essere preoccupato: la sua situazione, prima ancora di cominciare l'anno scolastico, è già di svantaggio. Questo nonostante abbia finito le elementari con degli ottimi risultati e sia un ragazzino molto sveglio. Sì, parte svantaggiato semplicemente perché viene da una famiglia contadina che non dà grande importanza alla cultura (pur tenendoci ai buoni risultati scolastici di Marco) e nella quale non si parla italiano. In caso di difficoltà a scuola poi, i soldi per delle lezioni di recupero sarebbero difficili da trovare.
Il nostro sistema scolastico, purtroppo, tende a premiare chi ha una buona padronanza dell'italiano ed è cresciuto in un ambiente famigliare ricco di stimoli culturali. Questi bambini arrivano a scuola che spesso sanno già molte cose, a casa i genitori hanno il tempo di seguirli e aiutarli a fare i compiti, e dove non possono arrivare loro, pagano delle lezioni private. I bambini come Marco invece, se arrivano a casa con i compiti da fare e non li capiscono, chi li può aiutare? I genitori lavorano fino a tardi, a volte non ne sanno molto più del figlio o hanno l'ostacolo della lingua e i soldi per le lezioni private non ci sono. Al rientro a scuola però, al momento di correggere i compiti, l'insegnante terrà conto di queste differenze?
Apparentemente la scuola dà a tutti gli stessi strumenti per riuscire nella vita. Questo rafforza l'idea che chi studia e fa carriera se l'è semplicemente meritato. In realtà, il sistema scolastico riproduce le differenze sociali, ma lo fa di nascosto. Così chi non va oltre la licenza di scuola media passa per lazzarone o stupido, e continuerà a guardare il mondo dal basso verso l'alto.

* Nome di fantasia

Pubblicato il

28.08.2009 00:30
Veronica Galster