< Ritorna

Stampa

 

Scostume: «The show must go on»

di

Cristina Foglia
Signori, pubblicità! «The show must go on». 24 settembre, il Corriere della Sera dedica 13 pagine di analisi alla cronaca e alle ricadute dell’attacco agli Usa. Nel paginone doppio centrale: sala d’attesa deserta di un aeroporto, una bella donna avvolta in pizzi preziosi scruta con lo sguardo preoccupato al di là del vetro. La ditta fabbrica biancheria intima e affini, roba di gran classe. Nel supplemento «Io donna» si alternano le foto di un reportage sui disastri del mondo e le pagine pubblicitarie. A sinistra una donna afgana imbacuccata nei suoi veli che cuoce il pane accanto a una vecchia mutilata dal ginocchio in giù, a destra una modella ci guarda duro stretta in un corpetto di pelle nera senza spalline. Giro pagina: a sinistra protesi e stampelle in un ospedale kossovaro, a destra dettagli di un abito da «grande soirée»; pagina seguente: un insegnante africano con una gamba sola tiene lezione a una classe di bambini seduti a terra. Accanto: modella scapigliata dallo sguardo assassino in abito attillato nero con grande spacco centrale, calze nere a maglia larga sulle gambe (larghe anche quelle) e guanto di pelle con borchie. Agghiacciante nella sua involontaria allusione anche la rivistina patinata che ci arriva con gli estratti-conto della carta di credito: due giovani coppie ridono a bocca spalancata sotto lucenti grattacieli. In mezzo alle agghiaccianti inquadrature di quei giorni, le immagini della pubblicità hanno continuato a vivere di vita propria, in barba a tutto, o addirittura svelando un’anima «sciacalla». «Sono crollate le torri gemelle» annunciavano i conduttori dei talk show. Poi affranti aggiungevano: «spazio ora ai consigli per gli acquisti». Le immagini dell’11 settembre surclassano anche le stragi «in casa» come quella di Zugo, poco esplorata dagli obbiettivi e dalla telecamere e quindi quasi inesistente dal punto di vista spettacolare. Ma dove siamo? La domanda che ci nasce dentro vive lo spazio di un attimo e poi svanisce. Con la capacità di digerire tutto in tempi rapidi nonostante (o forse proprio per) le continue overdose di immagini e informazioni; abituati da anni a sentire notizie di catastrofi, di guerre a poche migliaia di chilometri di distanza, di milioni di profughi ammassati nei campi mentre pranziamo... digeriremo anche questa. L’abbiamo magari già digerita, insieme a una forchettata di salmì (è stagione!) e a un bicchiere di vino buono. O ci è rimasta lì? Ci farà sentire il suo gusto amaro quando meno ce l’aspettiamo, magari davanti a immagini fino a ieri «innocenti» di grattacieli e aeroplani, di colpo investite di un tragico valore aggiunto? Il regista tedesco Wim Wenders ha detto che l’11 settembre cambierà il modo di fare cinema, il filone catastrofista è al capolinea. Superato dalla realtà. Di certo, nessuna immagine è più innocente. Ma chissà se cucinata a dovere non serva a far vendere di più?

Pubblicato

Venerdì 5 Ottobre 2001

Edizione cartacea

Leggi altri articoli di

Rubrica

< Ritorna

Stampa

Abbonati ora!

Abbonarsi alla versione cartacea di AREA costa soltanto CHF 65.—

VAI ALLA PAGINA

L’ultima edizione

Quindicinale di critica sociale e del lavoro

Pubblicata

Mercoledì 22 Marzo 2023

Torna su

Editore

Sindacato Unia

Direzione

Claudio Carrer

Redazione

Francesco Bonsaver

Raffaella Brignoni

Federico Franchini

Veronica Galster

Mattia Lento

Indirizzo
Redazione area
Via Canonica 3
CP 1344
CH-6901 Lugano
Contatto
info@areaonline.ch
Inserzioni pubblicitarie

Tariffe pubblicitarie

T. +4191 912 33 80
info@areaonline.ch

Abbonamenti

T. +4191 912 33 80
Formulario online

INFO

Impressum

Privacy Policy

Cookies Policy

 

© Copyright 2019