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Scintille di Jazz
di
Maria Pirisi
«...se vuoi illuminare il buio intorno a te, che ti avvolge nel sonno della notte, devi avere la forza... di accendere un fiammifero...». Nelle parole di Angel, personaggio di un fumetto di Dave Mc Kean, gli organizzatori del quinto Festival di cultura e musica jazz di Chiasso hanno trovato la scintilla ispiratrice. «Quella della creatività e della consapevolezza. Per andare avanti. Per riuscire ancora a trovare un senso per andare avanti». E così, spinti dalla passione per la musica, quella «vera, luminosa e calda, capace d’infiammarsi e d’infiammare», gli organizzatori, anno dopo anno, hanno dato vita ad un appuntamento capace ogni volta di stupire e incantare i suoi ospiti. Anche quest’anno il Festival invita ad una grande festa dei sensi e del piacere di ritrovarsi cullati e avvolti da una musica che pulsa all’unisono col cuore di chi l’ascolta. Dal 30 gennaio al 2 febbraio 2002, «Come un fiammifero nella notte» – titolo della rassegna – il festival si accenderà nei magazzini della Stazione Ffs di Chiasso Toccherà al neorestaurato Cinema Teatro di Chiasso ospitare il prologo della manifestazione previsto per il 30 gennaio. Appassionati e neofiti visitatori del jazz uniti sotto la stessa musica per ritrovare il piacere di una cultura viva che si nutre di storie quotidiane, leggende e poesia. Chi negli anni passati ha avuto modo di frequentare questo festival ricorderà con quanta fantasia e creatività i vecchi magazzini Ffs siano stati trasformati in una piacevole e avvolgente atmosfera. E in tanti ci si è chiesti perché non fare in modo che un luogo così suggestivo, duttile nei suoi enormi spazi interni, non diventi un luogo di ritrovo permanente. Il fatto poi che ogni anno il suo look subisca una metamorfosi - quest’edizione per mano del 1° corso della Supsi-Daa di Lugano e di alcuni videoartisti - potrebbe essere un incentivo in più per coinvolgere giovani artisti e artigiani in un progetto che varrebbe la pena di valorizzare ben più di pochi giorni l’anno. Cercava il suo Prometeo il festival e lo ha trovato in Carl Hancock Rux (il 30 gennaio), un performer completo che presenta «No Black Male Show». «Ci siamo imbattuti – dicono gli organizzatori – in uno strano personaggio con una luce in mano, sorta di Prometeo underground». Anni fa «The New York Times Magazine» lo definì nel ‘94 «uno dei 30 artisti sotto i 30 anni che influenzerà maggiormente la cultura dei prossimi 30 anni». I suoi monologhi sono descritti come un amalgama di vita quotidiana, commento sociale, identità razziale, ricordi di un’infanzia – la sua – difficile, fantasie urbane e «misticismo da strada». Segue la proiezione di una selezione di estratti originali di film di 16 mm sulla danza dei jazzclub raccolti da un appassionato collezionista Theo Zwicky. Titolo: «Mr Jazzfilm – Dance, Dance, Dance». E dopo il prologo di Rux, ci si trasferisce nei magazzini Ffs, il 31 gennaio, per ascoltare Ernest «Khabeer» Dawkins Aesop Quartet, una band considerata tra le più creative e seguite a Chicago, la cui musica valorizza l’esperienza culturale degli afro-americani a Chicago. Campionatori e computer della scena avanguardistica berlinese con i Micatone e, per finire la serata, dj Orange, animatore radiofonico di Ginevra prima, ora si esibisce regolarmente al Living Room di Lugano-Massagno. S’intitola «Il sogno pallido del cavaliere» il concerto che il chitarrista Marc Ribot offrirà il 1° febbraio. Numerosissime le sue collaborazioni con musicisti doc quali Laurie Anderson, Caetano Veloso, o John Lurie (uno dei protagonisti di «Down by law» di Jarmush e con Benigni). Si scivola poi sulle note del pianista 75enne Mal Waldron e il suo quartetto. Qualche punto di riferimento? Waldron è stato tra gli ultimi pianisti che ha accompagnato l’impareggiabile voce di Billie Holiday, così come ha suonato con altri monumenti del passato e del presente: da Mingus a Max Roach a Coltrane. Ogni serata riserva un angolo per ogni sensibilità. Ma fra i gruppi proposti per l’ultima serata, da non perdere i Mèta Quartet: il jazz in perenne movimento di una band proveniente dalla Sardegna. Radici dal respiro arcano sgorgano dagli strumenti di questo quartetto dall’«anima libera» capace di sorprendente metamorfosi. Infine lasciarsi condurre nel viaggio musicale da Renaud Garcia-Fons Quintet «Navigatore» che ci porterà «lungo le sponde mediterranee dell’anima». Queste dunque solo alcune delle «scintille» per accendere la curiosità e la voglia di partecipare a questo festival ideato dalla vulcanica intraprendenza di un gruppo di appassionati (tra cui ritroviamo i coordinatori Marco Galli, Peter Zemp e Paolo Keller) che sono riusciti ad allargare il loro sogno di un jazz vivo ad una platea sempre più vasta. È a loro che si deve se in cinque anni il festival da scintilla è diventato – per stare nella metafora del loro titolo – un fuoco rigoglioso.
Pubblicato il
25.01.02
Edizione cartacea
Anno V numero 3
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