Un fantasma si aggira per la Confederazione. È il cosiddetto fichage: la schedatura di massa ad opera di uno stato più di polizia, che di diritto. La vicenda è tornata alla ribalta grazie a La Tribune de Genève. Il quotidiano romando ha sparato la rivelazione in prima pagina: 300 squatter ginevrini schedati dalla polizia federale. E sarebbero in buona compagnia: secondo il Sonntagsblick, nella banca dati ci sono 50mila persone. La notizia ha scatenato una sana inquietudine in parlamentari e cittadinanza: possibile che ci risiamo, a quindici anni dallo scandalo dei 900mila? (cfr. area, n. 51-52 del 19 dicembre 2003). Al centro delle polemiche c’è Isis, il sistema d’informazione gestito dal Sap, il Servizio di analisi e prevenzione del Dipartimento federale di polizia, che ha il compito istituzionale di esaminare ed analizzare i rischi per la sicurezza interna del paese: estremismo politico, terrorismo e spionaggio. Abbiamo telefonato al Dipartimento federale di polizia, nel tentativo di capirci qualcosa. La questione, ben lungi dall’essere uno scoop giornalistico, secondo i funzionari sarebbe piuttosto una curiosa vicenda di disinformazione. Secondo Danièle Bersier, portavoce di Fedpol, «non si tratta di 50mila persone, bensì di 50mila note informative – che dunque possono anche non corrispondere ognuna ad una persona fisica. Non ci sono segreti nè rivelazioni», puntualizza, «sono dati regolarmente comunicati alle autorità politiche competenti». Bersier se la prende con la «superficialità» del Sonntagsblick, che non avrebbe verificato le fonti. Conferma il bisticcio giornalistico, ma in fondo fa tornare i conti il funzionario del Sap Philipp Kronig: «50mila e qualcosa persone sono effettivamente schedate all’interno di Isis. Ma in questo numero sono comprese anche le attività di anti-terrorismo e di controspionaggio. Solo 2’400 persone hanno nazionalità o residenza svizzera e fra queste ci sono anche una minima parte delle 900mila toccate dallo scandalo degli anni novanta. Le altre sono straniere, ma hanno rapporti o legami con la Confederazione». E allora, tanto rumore per nulla? «Ma si figuri, secondo un certo giornalismo in Svizzera ci sarebbero 1’000 attivisti del Black Block. Non è assolutamente vero». Dentro Isis non esiste – giura – nessuna classificazione come “estremismo di sinistra” o “movimento anti-globalizzazione”: «Si tratterebbe di categorie scivolose, perché si tratta di ambiti soggetti a cambiamenti continui: non avrebbe senso per il nostro lavoro di analisi strategica». Isis funziona invece coi nomi propri: inserisco Antonio e trovo tutto quello che so di lui. A dicembre, però, sarà varato un nuovo sistema, dice Kronig, che consentirà di mettere in relazione più facilmente persone e fatti. In ogni caso, «se dopo cinque anni non sono subentrate nuove informative interessanti, una scheda personale viene distrutta. E abbiamo osservato che in media vengono cancellate un terzo di quelle inserite». Il limite massimo per la conservazione dei dati è di 15 anni: «Sono le regole del gioco e ci dobbiamo stare: l’Incaricato federale per la protezione dei dati e le altre autorità competenti ci chiedono costantemente conto dei nostri database. E allora ci conviene fare molta attenzione», ride. Ma ridiventa subito serio per scandire che «nel sistema sono inserite esclusivamente persone violente e dunque pericolose per la sicurezza nazionale». Allora cosa è successo a Landquart, dove nel gennaio 2004 sono state schedate ben 1’082 persone? (cfr. area, n. 6, 6 febbraio 2004) Kronig non è autorizzato ad entrare nello specifico, ma sottolinea che «la schedatura è stata effettuata dalla polizia dei Grigioni e noi chiediamo alle autorità cantonali di inviarci solo segnalazioni rilevanti. In questo caso, visto che in loco c’erano i nostri funzionari, immagino che ci sia stata una selezione all’origine e in definitiva solo una parte delle persone identificate siano state inserite nella banca dati Isis». Cattivo giornalismo o rivelazione, il caso dei 50mila ha sollevato l’indignazione dei deputati della Commissione affari giuridici del Nazionale. «Siamo in una fase di evidente ritorno della schedatura», è stato il commento del socialista Carlo Sommaruga. «Dobbiamo tenere gli occhi aperti: in qualunque momento ci possono essere abusi». La Commissione ha l’incarico di riesaminare la normativa sulla privacy e in seguito al panico mediatico scatenato da La Tribune de Genève ha convocato Christoph Blocher. Audizione che dovrebbe avvenire nel mese di gennaio. A scatenare i primi dubbi nella Commissione era stata la lettura – peraltro, tardiva – del “Rapporto sugli estremismi in Svizzera”, presentato dal Consiglio federale nello scorso agosto. Christine Lenzen, responsabile della segreteria, spiega che «la Commissione ne ha preso conoscenza solo un mese fa. Ed è rimasta davvero perplessa, per molti e discutibili punti del Rapporto». Si tratta di una lettura istruttiva: in italiano lo potete scaricare all’indirizzo internet www.admin.ch/ch/i/ff/2004/4425.pdf.

Pubblicato il 

26.11.04

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