Che fumare sia un fattore di rischio è risaputo, ma negli Stati Uniti a rischio non c’è più solo la salute: c’è anche il posto di lavoro. Un datore di lavoro del Michigan ha infatti licenziato quattro dipendenti perché non avevano smesso di fumare a casa durante il tempo libero. Resta da vedere se questa decisione farà scuola. In ogni caso è chiaro che per i fumatori i tempi diventano sempre più difficili. «Sono americana e non penso che un datore di lavoro abbia il diritto di dirti quello che puoi fare nel tempo libero», ha affermato Cara Stiffler, una delle 4 donne licenziate. Lavorava alla Weyco, un’impresa d’assicurazione che impiega 200 persone. Oltre un anno fa il datore di lavoro, un arzillo settantenne, ha prima di tutto smesso di assumere persone che fumano. Poi ha avvisato i suoi dipendenti che dovevano smettere di fumare non solo sul posto di lavoro, ma anche a casa, pena il rischio di perdere il posto di lavoro. Per aiutarli a perdere il vizio era pronto a pagare i relativi costi delle cure per disabituarsi alle sigarette. A partire dal 2005 ha cominciato a condurre test per vedere se i dipendenti avevano ubbidito ai suoi ordini. Quattro donne si sono rifiutate di fare l’esame e adesso stanno cercando un nuovo posto di lavoro. La decisione è sicuramente sorprendente. Per questo è finita sulle prime pagine dei giornali americani. È però del tutto legale nel Michigan e in varie altre parti degli Stati Uniti, anche se finora nessuno si era spinto così avanti. L’opinione pubblica statunitense è sicuramente molto sensibile alla sigaretta, che è bandita sempre di più. Non si fuma negli aeroporti, negli ospedali, nelle scuole, nei teatri e al cinema, ma sempre più spesso neppure in bar e ristoranti. L’esempio americano è sempre più imitato da altri paesi, come si è visto recentemente in Italia. Quando vengono in Europa gli americani sono sorpresi da quanto si fumi da noi. Loro sono ormai abituati a non entrare più in locali pubblici dove ristagna l’odore delle sigarette consumate. Comunque negli Stati Uniti ci sono 46 milioni di fumatori. Le statistiche dicono che sono in calo. Le ragioni che hanno spinto il datore di lavoro del Michigan a decidere una misura così drastica sono soprattutto di natura economica. Negli Stati Uniti molti imprenditori contribuiscono a pagare i costi sanitari dei loro dipendenti. È una fattura molto salata che incide pesantemente sui costi delle imprese e soprattutto questo costo è costantemente in aumento, un po’ come da noi. Si calcola che ogni anno la fattura sanitaria dovuta al fumo sia pari a 75 miliardi di dollari. Altri 82 miliardi se ne vanno per assenze dal posto di lavoro. Gli studi dimostrano che chi fuma è più a rischio di ammalarsi di chi non lo fa. Per questo sempre più imprese prendono di mira i fumatori, che si sentono discriminati. In molti stati americani è vietato fumare sul posto di lavoro. Un terzo dei datori di lavoro hanno introdotto programmi per incoraggiare i loro dipendenti a smettere questo vizio che minaccia non solo la salute di chi fuma, ma anche di chi lo subisce. Sono noti vari casi di aziende che non assumono chi consuma sigarette. L’autunno scorso, la Unione Pacific Corp., un’impresa di trasporto, ha cominciato ad assumere solo chi non fuma. In una contea della California gli aspiranti sceriffi devono firmare una promessa di non fumare. Un college del Michigan ha deciso di non assumere a tempo pieno persone che fumano. La lista è sicuramente destinata ad allungarsi visto che sempre più imprese sono interessate ad assumere dipendenti che non hanno il vizio della sigaretta perché, in genere, queste persone hanno meno problemi di salute e si assentano di meno dal lavoro. Adesso naturalmente molti americani si chiedono fino a dove potrebbe spingersi questa politica. Già adesso molti datori di lavoro sottopongono i loro dipendenti a test per appurare se hanno fatto uso di droghe. Il fumo incide sui costi sanitari, ma lo stesso può dirsi del consumo di alcool e delle errate abitudini alimentari. Non per niente gli americani sempre più spesso devono fare i conti con diabete, alti tassi di colesterolo e naturalmente cancro. Ci sono poi i malati di Aids. L’amministrazione Bush fa ben poco per migliorare la salute dei cittadini. Davanti all’epidemico problema dell’obesità, recentemente il ministero della sanità si è limitato a pubblicare un opuscolo. Di fatto invita i cittadini ad essere più responsabili: a mangiare di meno e a muoversi di più. Sono consigli che hanno poco effetto perché in molte case americane si mangia quando capita e senza tener conto di basilari regole alimentari. Molti americani poi hanno perso l’abitudine di spostarsi a piedi. È quindi comprensibile che i costi sanitari aumentino e davanti a costi che crescono sempre più in fretta c’è chi corre ai ripari con misure estreme come quella adottata dall’imprenditore del Michigan. Oggi può sembrare una idea strana, ma, se le cose non cambiano, altri datori di lavoro potrebbero essere tentati di imitare il suo esempio.

Pubblicato il 

25.02.05

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato