La mano invisibile

Nouriel Roubini è un economista, professore all’Università di New York, che  aveva previsto due anni prima la crisi del 2008: quel che stava maturando (subprime, o prestiti immobiliari ad alto rischio, senza coperture e garanzie) e il “crash” che sarebbe arrivato e avrebbe investito il mondo. Gli si affibbiò poi il nomignolo di Dottor Doom (dottor Destino, da un famoso fumetto) per le previsioni pessimistiche, ma profetiche.


Il dottor Doom è ritornato in questi giorni (per Project Syndicate, su cui lo leggiamo). Profetizza che: il sovrindebitamento delle economie domestiche, delle imprese private; i disavanzi abissali degli stati; il ritorno dell’inflazione; la fine delle politiche monetarie accomodanti delle Banche centrali (denaro a costo zero) sono tutti ingredienti per un crack economico-finanziario. Non si può certo contestarlo o insegnarli il mestiere. Due punti della sua analisi meritano però un contrappunto.
Ci dice che, a livello mondiale, la totalità del debito dei settori privato e pubblico rispetto al prodotto interno lordo (alla ricchezza creata) è passato da due volte  superiore (1999) a più di quattro volte superiore nelle economie avanzate. Quanto a dire: viviamo su una sorta di vuoto; abbiamo generato “zombi insolvibili” (sua espressione).


Il debito può servire a riattivare l’economia. Dipende da dove si investe. Roubini ci dice che l’essenziale del prestito è servito a finanziare sui tempi lunghi spese di consumo al di sopra dei redditi o delle entrate fiscali (anche perché, ammette, via via abbassate ai ricchi). Ingredienti sicuri per un fallimento. Si rileva però, appena marginalmente, che il denaro facile è stato dirottato in massima parte sull’economia finanziaria, inflazionando i corsi di Borsa e le speculazioni. Sono i veri ingredienti del fallimento, come avvenne con i subprime americani. Sono le regole che mancano ai mercati, irrazionali.


La “democratizzazione dei finanziamenti” (così Roubini) ha permesso anche alle economie domestiche dai redditi modesti di sostenere il consumo con un indebitamento più facile e a poco costo. Uno dei motivi per istituzionalizzare l’indebitamento è stato quello di far girare l’economia (far crescere la domanda). Ma anche contenendone i costi (del lavoro, soprattutto)pur mantenendo alti i profitti e i dividendi per gli azionisti, penalizzando così nella ripartizione dei guadagni di produttività (più ricchezza per unità produttiva) il reddito da lavoro e il potere reale d’acquisto. Che possono (o devono) ricorrere all’indebitamento facile per consumare. Come li costringe il sistema e come è dimostrato.


Roubini, il dottor Doom, prevede ora un triplice duro colpo: 1) le Banche centrali  aumentano i tassi di interesse per ripristinare la stabilità dei prezzi (lotta all’inflazione) e gli “zombi” (famiglie, imprese, società finanziarie, Stati) subiranno un colpo brutale per i costi del debito, il calo dei redditi e delle entrate, la svalutazione degli attivi. 2) Tutto questo porta alla “stagflazione” (aumento dei prezzi, accompagnato da crescita debole); come negli anni 70, ma a quei tempi l’indebitamento era basso. 3) Ci troviamo intrappolati perché qualsiasi politica reattiva (ribassare i tassi di interesse, politiche che rianimino la domanda di privati o enti pubblici) è come buttare benzina sul fuoco dell’inflazione.


Per il dottor Doom dobbiamo aspettarci un atterraggio rude, una recessione, una crisi finanziaria. Se la previsione è questa, e in parte già in atto, diamo mano alla scatola degli attrezzi e a quel poco che vi rimane per evitare il peggio, ma come?

Pubblicato il 

15.12.22
Nessun articolo correlato