Non c’è tregua per i sans-papiers. Da quattro mesi e mezzo, dal giorno in cui un gruppo di donne e uomini venne allo scoperto occupando la chiesa di Saint Paul a Friburgo, i lavoratori che chiedono la regolarizzazione collettiva si sono visti sbattere in faccia, da piccole e grandi autorità, numerose porte. Dal rifiuto dell’accoglienza da parte dei consigli di parrocchia di Friburgo, al rigetto di tutte le richieste da parte di Ruth Metzler, dal rifiuto del Consiglio nazionale di discutere del problema, a quello di Pascal Couchepin che ha impedito ai diretti interessati, perché «illegali», addirittura di partecipare a un dibattito televisivo che li riguardava. Alla lunga lista dei no improntati all’intolleranza («area » ne ha riferito) si aggiunge oggi una minaccia particolarmente pesante. Il Direttore del dipartimento friburghese di giustizia e polizia ha deciso che al 31 ottobre i membri del Collettivo dei sans-papiers che non avranno lasciato la Svizzera ne saranno espulsi con la forza. L’attacco è senz’altro il più duro tra quelli finora subiti; peggio dell’ordine di sgombero della chiesa occupata, dato dal prefetto Deiss in agosto. In quell’occasione si trattava della presenza nei locali della parrocchia, la polizia intervenne alle 3 di notte senza sapere che i sans-papiers si erano trasferiti nel Centro Fri-Art, dove ancora oggi si trovano, e finalmente la tensione generata ebbe l’effetto di mettere sotto i riflettori dei media il problema. Lettera di condanna La reazione del movimento all’ultimatum del Consigliere di Stato si è innanzi tutto espressa con una lettera, indirizzata allo stesso Grandjean e a Christiane Brunner, Ruth Metzler e Moritz Leuenberger, e già firmata da numerose persone ed organizzazioni (la trovate sul sito www.sans-papiers.ch). Quella decisione, dice la lettera, è rivelatrice del clima poliziesco ed ipersecuritario instauratosi dopo gli attentati dell’11 settembre, e tende alla liquidazione di un movimento sociale. È antidemocratica, perché il movimento dei sans-papiers rappresenta migliaia di persone, ed è appoggiato da organizzazioni sindacali che a loro volta rappresentano centinaia di migliaia di lavoratori. È una decisione assurda e vigliacca, poiché se la prende non col problema ma con quelle persone che hanno avuto il coraggio di mostrarsi e battersi per i propri diritti. All’esplicita richiesta di ritirarla, Grandjean non ha aderito, adducendo motivi che suonano pretestuosi, quali il fatto che le Camere federali non hanno parlato del problema nella sessione d’autunno o che non vi sarebbero casi di sans-papiers «normali». Tra gli occupanti/ospiti del centro Fri-Art questo conferma che si tratta di un ennesimo tentativo di rompere il movimento, mettendolo sotto pressione. Delusione e rabbia hanno però un gusto particolare, poiché Grandjean è un socialista, e il Ps si è ufficialmente schierato per una moratoria delle espulsioni di stranieri. Giochi elettorali «Fosse stato un radicale o un democristiano… almeno con loro sai con chi hai a che fare». Nel Ps friburghese si copre l’imbarazzo con il «dovere d’ufficio» del proprio rappresentante, quasi che egli non avesse margini per «applicare la legge». Ma una ragione appare evidente a tutti: l’11 novembre ci sono le elezioni a Friburgo, e Grandjean è di nuovo candidato. Non è esagerato pensare che abbia dato l’ordine di espulsione anche per recuperare un elettorato moderato. Il calcolo può però risultare rischioso. Affrontando in questi mesi tanti rifiuti ed ostacoli, il Collettivo dei sans-papiers è cresciuto enormemente, e si è conquistato una vasta solidarietà. Nella società civile ha conquistato il sostegno di lavoratori e sindacalisti, preti e parrocchiani, studenti e gente comune, come pure di artisti e giornalisti. Un sondaggio della Rsr indicava già due mesi fa come il 60% dei romandi fosse favorevole alla regolarizzazione collettiva dei sans-papiers. In questo senso ben si comprende che l’ordine di espulsione dato dal socialista Grandjean venga definito la «decisione di un uomo solo». Ma quanti sono… La crescita del movimento si è manifestata anche in due altri aspetti significativi. La quantità di sans-papiers che si annunciano continua a crescere: dai 20 iniziali si è arrivati a 147. «Ogni giorno ne arrivano. Gli diciamo guardate che ora c’è un rischio serio, ma sono decisi a unirsi agli altri e rimangono». Da Friburgo le occupazioni si sono estese a La Chaux-de-Fonds ed a Berna. I collettivi di sans-papiers si sono coordinati in una struttura nazionale, e il problema pubblico che essi rappresentano ormai non è più circoscrivibile a qualche caso particolare da rivedere e ad altri casi particolari da risolvere con la forza, come vorrebbero le autorità. Secondo le stime di una ricerca scientifica, le persone prive di documenti regolari in Svizzera possono essere 300’000. Il Consiglio federale, rispondendo durante l’ora delle domande, ha negato – mentendo! – che la ricerca tratti esplicitamente dei sans-papiers. La cifra però, nessuno non l’ha mai contestata. Si attende il rapporto di ricerca per fine mese, e qualche elemento si preannuncia eclatante, se v’è chi ne teme la censura.

Pubblicato il 

19.10.01

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