La colonna sonora del tormentone politico di fine estate potrebbe essere “In ginocchio da te” per la voce di Gianni Morandi; perché, come dice con le lacrime agli occhi a sua moglie il più gettonato gaffeur tra tutti i ministri della cultura della Repubblica italiana, “l’altra non è, non è niente per me”. E aggiunge: “Non la lascerò mai” (la moglie, ndr), ma magari potrebbe essere lei a lasciarlo. Lui è Gennaro Sangiuliano che ha perso la testa per la bionda influencer Maria Rosaria Boccia fino a portarsela con sé a tutti gli appuntamenti politici, a Montecitorio, tra gli scavi di Pompei mentre organizzava il G7 della cultura, condividendo con lei chat, ruolo, aragosta e tramezzino e informazioni sensibili per un appuntamento mondiale importante che presuppone sicurezza e riservatezza. L’aveva anche nominata consulente per i grandi eventi, nomina prima nascosta poi cancellata quando la love story stava diventando imbarazzante per sé, per sua moglie e, soprattutto, per Giorgia Meloni e il suo governo. Ha detto di aver presentato le sue dimissioni alla presidente del Consiglio, dimissioni che Meloni ha rifiutato, pur tenendole in caldo.

 

Una Meloni furiosa che gli ordina di dire la verità e di farlo in televisione, al TG1 di cui Sangiuliano era stato vicedirettore in quota Alleanza nazionale prima di essere promosso a direttore del TG2. Ha poco da infuriarsi, Giorgia Meloni. Ce l’ha messo lei in quel posto di prestigio, così come aveva messo come sottosegretario sempre alla cultura Vittorio Sgarbi, dimessosi per l’accusa di conflitto d’interessi e persino di essersi rubato un quadro; così come ha messo a ministro del turismo Daniela Santanché, anima delle rivolte balneari e sotto inchiesta per aver fatto ricorso alla cassa integrazione durante la pandemia per dipendenti che continuavano a lavorare per lei; e a ministro dell’agricoltura ha piazzato suo cognato Francesco Lollobrigida, quello che fa fermare il Frecciarossa alla stazione di Ciampino perché ha fretta e il treno è in ritardo (il Duce suo faro, almeno i treni li faceva arrivare in orario, solo che non era stato fatto capostazione – citiamo il mitico Troisi – ma dittatore). È nelle sue liste che è stato eletto deputato il cowboy Pozzollo che nel Biellese ha festeggiato il capodanno sfoderando la sua pistola e ferendo il genero dell’uomo della scorta di Delmastro, anche lui presente al rodeo (dice che al momento dello sparo si era allontanato un attimo) e anche lui nominato addirittura sottosegretario da Giorgia Meloni.

 

Il 19 settembre si apre tra Napoli, Positano e Pompei il G7 della cultura, appuntamento di grande prestigio in cui i ministri dei 7 grandi avranno modo di commentare tra risatine e colpi di gomito le performances del maschio italiano; e Il 19 settembre, come tutti gli anni III secolo d.C., si scioglierà il sangue di San Gennaro, il santo che la tradizione sostiene abbia salvato Napoli dall’eruzione del Vesuvio e al quale i genitori di Sangiuliano decisero di affidare l’anima e il corpo del figlioletto Gennaro. Anche i più miscredenti devono ammettere che almeno un miracolo il patrono della città partenopea l’ha fatto: far diventare ministro della cultura colui che porta il suo nome. Il gaffeur. Quello che “Dante Alighieri ha fondato il pensiero della destra”, quello che in assenza di figure di prestigio di destra ha tentato di impossessarsi della figura di Gramsci, quello che “Cristoforo Colombo non ipotizzava di scoprire un nuovo continente ma voleva raggiungere le Indie circumnavigando la terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei”, peccato che Galileo fosse nato 72 anni dopo l’impresa di Colombo. Quello che festeggia i duecentocinquant’anni di Napoli, peccato che la città di anni ne compia duemila cinquecento. Quello che alla finale del premio letterario Strega vota per i libri della cinquina che ammette di non aver letto (“Proverò a leggerli”). Quello che dice “se penso a Times Square penso a Londra”. E potremmo continuare a lungo ma faremmo un cattivo servizio all’Italia, un paese che potrebbe essere preso come emblema mondiale della cultura se non avesse un ministro così. L’ultimo miracolo di San Gennaro sarebbe garantire la permanenza di Sangiuliano a Palazzo Chigi, sarebbe un vero miracolo ma non dimentichiamo che alla guida del governo c’è Giorgia Meloni che “boia chi molla”, sostenuta da fascisti, leghisti e berlusconidi (a proposito, Sangiuliano muove i suoi primi passi in politica nel famigerato Fronte della Gioventù per proseguire nelle fila dell’Msi con Almirante, poi con Fini, poi contro Fini quando costui fu ripudiato dal suo partito per aver ripudiato il fascismo, infine con Meloni che ora lo darebbe in pasto ai cani ma avendolo inventato lei per costruire l’egemonia culturale della destra ha qualche difficoltà a scatenare il fiero pasto e decretare per Sangiuliano gli ultimi giorni di Pompei.

 

Sangiuliano giura di non aver speso un soldo pubblico per la consulente non consulente Boccia, viaggi cene festini tutto pagato di tasca sua, o da qualche sindaco ben disposto. Dice che nessun dato sensibile è finito in mano alla sua amichetta. Lei dice il contrario, riempie la rete di messaggi, registrazioni, video fatti in luoghi protetti, telefonate con i funzionari del ministro quando l’amore era cieco prima delle lacrime, prima di tornare in ginocchio dalla moglie. Mi scusi, chiede il giornalista della Stampa che la intervista, come le è venuto in mente di riprendere e registrare tutto? Perché, risponde, “Sangiuliano mi ha detto ‘io sono ministro, io sono un uomo, io rappresento l’istituzione e in futuro nessuno crederà a quello che dirai’”. Lei dice che Sangiuliano è sotto ricatto e non da lei e aggiunge di avere ancora molto materiale col e sul ministro, lui non nega ma precisa che pubblicarlo sarebbe reato. La destra che l’ha fatto ministro è quella della famiglia tradizionale, è quella di Arianna Meloni appena separata da Lollobrigida, quella di Giorgia Meloni che ha appena mollato Gianbruno. È quella che vuole fare una rivoluzione culturale contro i radical chic, alla ricerca di una cultura da festa de noantri ma non riesce neppure a trovare dei burattini all’altezza del compito, eppure “Stiamo facendo la storia”, sentenzia senza arrossire Giorgia Meloni.

 

Difficile non pensare a Berlusconi che fa votare in Parlamento che Ruby rubacuori è la nipote di Mubarak. Non bisogna mai dimenticare che Berlusconi non ha sdoganato solo i fascisti ma anche l’avanspettacolo a luci rosse. Non si può non condividere quanto scrive su facebook la giornalista Ida Dominijanni sulla “coazione a ripetere con cui molti uomini politici prendono il proprio potere come licenza sessuale, lo usano di conseguenza pensando che la o le donne convolte ne siano catturate e accecate, e poi restano vittime della propria macchinazione perché le donne in questione hanno il dono della parola e lo usano a loro volta per sputtanarli urbi et orbi”.

 

Si sa che Giorgia Meloni la furiosa rinuncia alla trasferta al G7 dei Parlamenti a Verona e si sa che la manovra economica taglierà la spesa sociale, la sanità e le pensioni e che le riforme della giustizia metteranno a tacere l’informazione. Si sa anche, ahinoi, che il presidente del Copasir Guerini attacca il governo (e il Pd di cui è dirigente) perché non autorizza Zelensky a usare le nostre armi in territorio russo. Poco fa, si è appreso che San Gennaro non ha fatto il suo miracolo più grande salvando il posto di Gennaro Sangiuliano, che alle 17:25 ha presentato le sue dimissioni irrevocabili.

Pubblicato il 

06.09.24
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