Abbiamo appena assaggiato l'effetto devastante di una liberalizzazione avventata combinata con un management spregiudicato. Grazie allo sciopero dei dipendenti delle Officine FFS di Bellinzona e al sostegno di tutto il Ticino lo smantellamento delle Officine è stato evitato e sono state avviate delle trattative per trovare una soluzione confacente.
Questa esperienza dovrebbe servire da lezione alla Confederazione e al mondo politico a valutare, prima di decidere ulteriori liberalizzazioni, tutte le conseguenze. Ahimé, il Consiglio federale ha già anticipato i tempi della liberalizzazione dei servizi postali. Da aprile 2009 la posta perde il monopolio per tutte le lettere che pesano oltre 50 grammi (oggi 100 grammi); questa delibera sta nella competenza del governo. Poi, dal 2012, la raccolta e la distribuzione di tutte le lettere sarà completamente liberalizzata; la relativa legge in preparazione sottosta al referendum.
Il Consiglio federale ha fatto una scelta ideologica; si tratta di un inchino di fronte al libero mercato. Economiesuisse, l'associazione più potente dell'economia, vede solo vantaggi: migliori prestazioni, tariffe convenienti e creazione di nuovi posti di lavoro. Ma attenzione, se delle ditte private costituiscono una propria rete di raccolta e di distribuzione per le lettere, risultano dei costi supplementari. Se si abbassano le tariffe per i grossi clienti, come loro chiedono, aumenteranno i prezzi per la piccola clientela, ma il conto dovranno pagarlo innanzitutto i dipendenti dei servizi postali e della nostra Posta rischiando una notevole diminuzione del loro salario. Ma vogliamo indebolire la Posta, un'azienda che offre un ottimo servizio, genera guadagni e appartiene al popolo svizzero?
È ovvio che diciamo no. Vogliamo pure che la posta ritorni ad essere un datore di lavoro corretto e affidabile. Abbiamo saputo che in questi ultimi anni, come riportato recentemente dal Tages-Anzeiger, la Posta si serve di centinaia di lavoratori su chiamata che guadagnano molto meno dei dipendenti regolari, inoltre possono perdere il lavoro da un giorno all'altro. Occupare del personale temporaneo in continuazione è un espediente scandaloso per tenere basso il salario e per aumentare il profitto. Per di più, la Posta non vuole più gestire il servizio di pulizia e manutenzione dei suoi stabili, ma affidarlo a ditte esterne. Siccome la Posta, a differenza delle ditte di pulizia, non è soggetta all'Iva, i conti tornano solo se, dopo il trasferimento ai privati, gli addetti alla pulizia subiscono una cospicua perdita di guadagno. Non è indecente, ridurre i già modesti salari alle categorie di lavoratori più deboli per far crescere i profitti?
In questa situazione la sinistra è obbligata a costruire un'ampia alleanza per indurre la Posta a garantire di nuovo delle condizioni di lavoro corrette e decenti. Inoltre deve stroncare sul nascere la prevista legge sulla liberalizzazione del mercato postale e, se non ci dovesse riuscire, i socialisti sono tenuti a mobilitare le cittadine e i cittadini per vincere il referendum contro la liberalizzazione del mercato postale.

Pubblicato il 

18.04.08

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