Argiris Panagopoulos

I portoghesi hanno incrociato le braccia il 22 marzo scorso, partecipando in massa allo sciopero generale proclamato dalla Confederação Geral dos Trabalhadores Portugueses (Cgtp), il maggior sindacato del paese. Ma il suo segretario generale Armenio Carlos ha già chiamato i lavoratori a nuove mobilitazioni in occasione dell'anniversario della Rivoluzione dei Garofani il 25 aprile e per il Primo Maggio. Secondo il governo di Pedro Passos Coelho la partecipazione allo sciopero è arrivata al 60-70 per cento, mentre la Cgtp ha visto con soddisfazione fermi tutte le grandi imprese, le scuole, le università, gli ospedali e soprattutto i trasporti. Ne parliamo in questa intervista con Armenio Carlos.

Armenio Carlos, perché la Cgtp ha proclamato lo sciopero generale il 22 marzo scorso?
I motivi principali sono il peggioramento della situazione sul fronte dell'occupazione e le riforme che facilitano i licenziamenti di massa e a basso costo, riducono i sussidi di disoccupazione e aumentano il tempo di lavoro riducendo i salari. Questo attacco al mondo del lavoro si completa con l'abolizione de facto dei contratti collettivi. La Cgtp ha messo nelle rivendicazioni del suo sciopero generale anche la difesa dei servizi pubblici, di uno Stato sociale efficiente, dell'istruzione e della sanità pubblica. I lavoratori in sciopero hanno chiesto la rivalutazione del lavoro come bene comune e la revoca delle leggi che promuovono il lavoro precario, temporaneo ed elastico. La Cgtp lotta per un nuovo sistema produttivo, un nuovo sistema di retribuzioni e un nuovo sistema di pensioni. Vogliamo riforme vere.
Però la Cgtp che lei dirige va anche contro corrente quando chiede l'aumento del minimo salariale, mentre nell'Europa del Sud i venti soffiano in tutt'altra direzione...
I sindacati nel 2011 hanno firmato accordi con il governo del socialista Socrates per aumentare il salario minimo a 500 euro. Gli imprenditori e i governi di Socrates e di Passos Coelho non hanno onorato le loro firme. Il salario minimo netto ammonta ora a 432 euro. Lo percepisce oggi l'11 per cento dei lavoratori in Portogallo. Una somma che si trova sotto la soglia di povertà! Come può un lavoratore ricevere un salario più basso del minimo indispensabile per non essere considerato povero? Queste condizioni sono in netto contrasto con la legislazione in vigore nell'Unione europea. Per questo il salario minimo deve aumentare subito. Ciò accrescerà anche la fiducia dei consumatori e quindi il consumo. La Cgtp rivendica l'aumento del salario minimo a 500 euro entro il 2013 per dare sollievo a una grande massa di lavoratori che stanno lottando, in sostanza, per sfuggire dalla povertà.
La Cgtp è stata coraggiosa a decidere di proclamare uno sciopero generale da sola...
La Cgtp è un sindacato confederale. Quando il governo e i datori di lavoro ci hanno proposto la cancellazione dei diritti dei lavoratori, l'abolizione dei contratti collettivi, i licenziamenti facili e a buon mercato e un'ulteriore flessibilizzazione del lavoro, abbiamo abbandonato subito tutti i negoziati e abbiamo chiesto ai lavoratori di difendere i propri diritti sui luoghi di lavoro e nelle strade. Il sindacato socialista Ugt, che è la seconda più grande confederazione, ha firmato tutte queste misure. I lavoratori e l'opinione pubblica in generale non l'hanno presa bene. Noi non firmeremo mai la condanna a morte dei lavoratori e dei sindacati. Abbiamo organizzato una grande manifestazione a Lisbona, e poco dopo abbiamo invitato tutti i sindacati del nostro paese ad uno sciopero generale. La Cgtp ha preso da sola la decisione dello sciopero generale guardando il clima nel paese, la condizione del lavoratori, e le lacerazioni nella nostra società e nel movimento sindacale. Abbiamo dato anche agli altri sindacati l'opportunità di partecipare allo sciopero applicando le leggi che prevedono la sua proclamazione. Abbiamo visto con grande soddisfazione tanti sindacati che non fanno parte della Cgtp partecipare con passione allo sciopero generale. Abbiamo visto con grande piacere i lavoratori seguire la nostra chiamata a lottare per difendere i nostri diritti. La Cgtp è il catalizzatore che permette ai lavoratori di esprimere la loro volontà di lotta. Accanto a noi in Spagna i sindacati delle CcOo e della Ugt, insieme con molti altri sindacati, hanno organizzato uno sciopero generale unitario con richieste simili alle nostre. Questo è il nostro obiettivo anche in Portogallo: l'unità dei lavoratori nelle lotte. Non ci interessa a quale partito o sindacato appartengono i lavoratori o che opinione hanno di noi.
La Cgtp in questi giorni si incontrerà con la troika (Fondo monetario, Unione europea e Banca centrale europea) e con il commissario europeo per gli Affari economici e monetari Olli Rehn. Che intenzioni avete?
C'è bisogno di chiarire diverse cose. La troika e le forze che sostengono il Memorandum avevano escluso la Cgtp dal "dialogo" sulla politica economica, sociale e del lavoro. Non volevano avere problemi. Non gli interessava nemmeno salvare l'apparenza di un dialogo con la maggiore forza sindacale del paese. Volevano solo un dialogo con i datori di lavoro e con l'Ugt. Abbiamo condannato pubblicamente questo atteggiamento e hanno dovuto fare marcia indietro invitando la Cgtp. La nostra posizione è molto semplice e non ci stanchiamo di ripetergliela ogni volta che vengono nel nostro paese: la loro politica spinge il Portogallo al disastro economico e sociale. Gli ripeteremo che le stesse cose le hanno fatte in Grecia. La loro politica aumenta la povertà e distrugge le nostre società. Oggi un portoghese su quattro vive al di sotto della soglia di povertà a causa delle loro politiche.
Cosa proponete in alternativa?
Noi proponiamo di ristrutturare il debito, di estendere il tempo del suo pagamento per ridurre il deficit pubblico, di cessare la politica di austerità e di sacrifici e di adottare politiche per la crescita e l'occupazione. Abbiamo proposto la ristrutturazione del nostro settore produttivo per soddisfare le esigenze del nostro mercato interno. Vogliamo una politica per incrementare la produzione nazionale, ridurre le importazioni e la necessità di contrarre più prestiti. Abbiamo chiesto politiche di rivalutazione del lavoro, di creare posti di lavoro fissi e di qualità per combattere la disoccupazione e l'incertezza. Allo stesso tempo chiediamo una politica di redistribuzione dei redditi e della ricchezza, per rispondere alle vere esigenze della società. Sulla base di una tale politica vogliamo salari e pensioni decenti. Abbiamo chiesto anche il miglioramento dei servizi sociali, per permettere al settore pubblico di far fronte alle sue responsabilità sociali.
Crede che il Portogallo avrà bisogno di un secondo pacchetto di "salvataggio" o del taglio del suo debito?
Seguiamo con preoccupazione gli sviluppi in Grecia. Non vogliamo e non crediamo né nei pacchetti di "salvataggio" né nel taglio dei debiti, i loro cosiddetti haircut. Non piacciono nemmeno ai greci che sono scesi nelle strade di Atene. I pacchetti di "salvataggio" sono pacchetti di attacchi ai diritti dei lavoratori, portano sacrifici ingiusti e povertà. Dobbiamo affrontare la presunta crisi del debito in modo più semplice: con la creazione di posti di lavoro, di ricchezza e di prosperità. Chiediamo il contrario delle misure che sono applicate in Grecia, in Portogallo, in Spagna, in Italia e in Irlanda per tutto quello che riguarda il debito. Non dobbiamo lasciare che distruggano le nostre società e la nostra gente.

Pubblicato il 

30.03.12

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