Salario minimo, la Germania avanza

«Un atto incendiario» ammonisce il capo dei padroni. «Storico», titola invece un giornale economico. Si parla dell’aumento del salario minimo legale in Germania dagli attuali 9,82 euro a 12 euro, cioè di oltre il 20 per cento: è una prima storica. A seconda dei calcoli, tra i 6 e gli 8 milioni di lavoratori trarranno dei benefici direttamente e qualche altro milione indirettamente. Il presidente delle organizzazioni padronali tedesche Rainer Dulger parla di «salari di Stato» e, ancora una volta, profetizza una massiccia perdita di posti di lavoro. Ma queste previsioni si sono sempre rivelate sbagliate. È arrabbiato soprattutto perché è stata la politica a decidere e non la commissione tripartita sul salario minimo, dove i padroni avrebbero potuto porre il veto.


In effetti, i 12 euro sono un grande passo avanti, come osserva l’Unione sindacale tedesca. Anche se va detto che in Germania il salario minimo è partito da livelli molto bassi. Durante la crisi degli anni ’90 e con la politica di deregolamentazione del governo di Gerhard Schröder, si era creato un enorme settore a basso salario. Milioni di persone, soprattutto donne e in particolare nel settore dei servizi, lavoravano con salari da fame. Nel 2015 il salario minimo, di cui già beneficiavano circa 4 milioni di lavoratori, ammontava a soli 8,50 e negli anni successivi la Commissione tripartita, complici i veti padronali, si è limitata ad aumenti omeopatici. Di qui la scelta dei sindacati di portare la propria rivendicazione per un innalzamento a 12 euro attraverso il canale della politica. Una rivendicazione molto popolare, sostenuta da oltre l’80 per cento dell’elettorato socialdemocratico ed ecologista, ma anche da oltre il 70 per cento dei simpatizzanti del Partito cristiano-democratico. La Spd ne ha fatto un tema centrale della campagna elettorale e ora, come partito al governo, ha mantenuto la parola data: il progetto di legge del ministro del lavoro Hubertus Heil prevede l’introduzione del nuovo salario minimo già il 1° ottobre 2022.


Ma questo non è sufficiente. «Abbiamo bisogno di più contratti collettivi», afferma Heil ricordando come in Germania solo la metà dei salariati ne sia assoggettata. Il ministro del lavoro vuole quindi contribuire a far sì che, tra le altre cose, si arrivi finalmente a un contratto collettivo di forza obbligatoria nel ramo delle case anziani e di cura. Un contratto con cui non solo salga il minimo, ma l’intera struttura salariale.

Pubblicato il

03.02.2022 14:42
Roland Erne