Rossa era la piazza

Alle nove del mattino ritrovo alla stazione di Lugano. Il motto della giornata è «Furto delle pensioni? Non lo permetteremo». Si protesta contro il progetto governativo di ridurre dal 4 percento al 3,25 percento il tasso d’interesse minimo sui capitali del secondo pilastro (Lpp). Sul treno speciale Arriva il treno speciale che dal Ticino ci porterà a Berna. A poco a poco cominciano ad affluire i manifestanti. Sul treno troviamo un italiano, che lavora e risiede in Italia, con famigliola al seguito. Reclutato alla stazione di Chiasso si è imbarcato per solidarietà. Comunque anche in Italia è nell’aria la proposta di creare fondi pensione da affidare in gestione a compagnie assicurative private. Nel caso ricambieremo il favore andando a manifestare a Roma. Stazione dopo stazione il treno dei manifestanti si anima e la comitiva cresce di numero. Comincia la distribuzione di bandiere e cappellini. E palloncini e fischietti per la gioia dei bambini presenti. Giovani ce n’erano ma potevamo aspettarcene di più visto che sono loro a nutrire le maggiori incertezze circa l’entità delle proprie pensioni se un giorno le percepiranno. A Berna Il corteo, partito nei pressi della stazione, s’incammina verso la piazza di Palazzo federale. Il fiume di gente s’imbottiglia costretto a passare attraverso un mercato. Urla, megafoni e il trillo penetrante dei fischietti. La gente che guarda in piedi ai lati della via si tappa le orecchie. Due signori conversano animatamente: «Storicamente i sindacati non lo hanno mai voluto il secondo pilastro»; «C’est la logique des bourgeois». Mentre dai megafoni urlano che il secondo pilastro venga abolito. Meglio sarebbe potenziare la rendita Avs. Si arriva nella piazza in cui sorge la “Curia confoederationis helveticae”, che per le migliaia di persone riunite incarna la sede di quel Governo che vuol rubarci le pensioni. Di fronte al palazzo della Banca nazionale svizzera c’è un podio sul quale si alternano diversi oratori tra i quali il presidente dell’Uss Paul Rechsteiner, la vicepresidente del Sei Rita Schiavi, il presidente della Fssc Hugo Fasel e il segretario regionale del Sei sezione Ticino e Moesa Saverio Lurati. Secondo le stime dei sindacati i manifestanti in piazza sono circa 15 mila e 12 mila secondo la polizia. Il solito braccio di ferro sulle cifre. Ancora più gente avrebbe partecipato se la manifestazione fosse stata posticipata di sole due settimane. Infatti, complici le vacanze dell’edilizia, per i sindacati non è stato del tutto agevole organizzare la mobilitazione. Eppure, ciò nonostante, basta un colpo d’occhio per rendersi conto che la piazza è stipata di gente e la tinta dominante è decisamente il rosso. Finché non è intervenuto un acquazzone a disperdere i manifestanti. «Piove, Governo ladro!», viene da dire. Ci rifugiamo sotto i portici adiacenti la piazza. Sotto alcune piante c’è un gruppo di persone che continua a giocare indisturbato a scacchi come se non stesse succedendo nulla lì accanto. Un anziano signore di Winterthur anche lui riparato sotto le fronde racconta di essere venuto a manifestare per «dovere di coscienza». Non ha problemi di reddito e non è iscritto ad alcun sindacato. Il viaggio di ritorno Al ritorno sembra di viaggiare su un treno di emigranti. Ci sono curdi, slavi, portoghesi e molti italiani. Tutta gente che magari in Svizzera manco vota. Però qui ci lavora e anche a loro viene mensilmente trattenuta dalla paga la quota per il secondo pilastro. Anche loro quando andranno in pensione sia che decidano di passare la vecchiaia in Svizzera sia che decidano di ritirare i soldi in blocco e tornare al proprio Paese d’origine si troveranno con meno soldi di quelli promessi. Qualcuno si chiede: «chissà se servirà a qualcosa questa trasferta?» Già. Probabile che per questa volta si raggiungerà una molto elvetica soluzione di compromesso sull’abbassamento del tasso della Lpp. Ma chi ci garantisce che, complice un ulteriore cattivo andamento delle borse, un giorno il Governo non torni alla carica con la proposta di abbassare ulteriormente il tasso?

Pubblicato il

06.09.2002 04:00
Sabina Zanini