Rom, ormai nomadi per forza

Rom stupra e uccide giovane donna. Giovane Rom picchia a morte un coetaneo italiano. Racket della prostituzione gestito da una comunità Rom. Questi alcuni titoli apparsi sulla stampa italiana (ma non solo) negli scorsi mesi. Il problema della sicurezza – "intaccata dalla presenza dei Rom" – occupa la politica (e la stampa) italiana senza tregua da mesi. La soluzione trovata? Sgomberi forzati degli accampamenti Rom e, da ultimo, schedature. La questione ha preso dimensioni tali da chiamare in causa l'Unione europea. ma con scarsi risultati. In Italia continuano le «persecuzioni dei Rom costretti a vagare senza tregua in cerca di un rifugio», racconta Roberto Malini, direttore di EveryOne, un'associazione molto attiva in tutta Italia, ma non solo, a sostegno e in difesa dei Rom e della loro cultura. A qualche giorno dal primo Summit europeo consacrato ai Rom – previsto il 16 settembre a Bruxelles – area ha incontrato il rappresentante di EveryOne.

Roberto Malini, stando alle stime ufficiali, i Rom presenti in Italia sono 150mila. Corrisponde al vero?
Un anno fa questo numero aveva senso, perché comprendeva i Rom romeni, allora 40mila. Oggi non è più così: a seguito delle persecuzioni almeno 35 mila Rom romeni sono partiti alla volta della Francia, della Spagna e del Portogallo, alcuni sono fuggiti in Grecia. Molti sono ritornati in Romania. Ma non sono soltanto i Rom romeni ad essersene andati: anche quelli provenienti dall'ex Jugoslavia hanno cominciato a lasciare l'Italia. Secondo nostre stime oggi in Italia i Rom sono dunque tra i 75 e gli 85mila, compresi quelli con la nazionalità italiana.
Questo "esodo" quando ha iniziato a farsi notare?
È in corso da circa due anni ormai, da quando hanno iniziato a manifestarsi le persecuzioni; la forte accelerazione è arrivata nell'ultimo anno, da quando tutte le amministrazioni locali hanno ricevuto disposizioni di perseguitare i Rom.
Oggi possiamo dunque dire che non vi sono più nuovi arrivi?
Sostanzialmente sì: gli unici arrivi cui ancora possiamo assistere rientrano nell'ordine del ricongiungimento famigliare. Ma ormai questi sono una rarità. I Rom sono una grande famiglia al cui interno le notizie si diffondono con estrema facilità: quasi in tempo reale anche in Romania si può sapere che cosa sta accadendo in Italia. C'è voluto poco affinché si venisse a sapere del nuovo clima instauratosi in Italia.
Oggi dove troviamo i Rom in Italia?
Soprattutto nei grandi centri: a Milano, a Roma, a Napoli, a Bologna e a Torino. Ma non solo, tutte le regioni italiane hanno delle piccole comunità Rom, anche la Sicilia e la Sardegna. Ed è proprio in quest'ultima regione che le comunità sono maggiormente rispettate e non subiscono persecuzioni.
Con la sua associazione lei è ogni giorno sul campo. Che cosa vede?
Le racconto solo l'ultimo episodio cui ho assistito proprio l'altro ieri. Un piccolo accampamento di 38 persone – un accampamento di fortuna sistematosi sotto i ponti – ha "avuto l'onore" di questo spiegamento di forze: esercito, polizia di Stato, un dirigente della questura con funzioni strategiche per coordinare l'operazione di sgombero, un colonnello dell'esercito italiano. Uno spiegamento di forze costosissimo per scacciare sei famiglie – i cui membri erano in condizioni tragiche, di fame, di stanchezza, alcuni sono malati, vi sono dei bambini…– per controllarle e ora anche schedarle. Questo è solo un esempio, ma è ben rappresentativo di quello che vedo molto spesso, di quello che accade ai Rom.
La polizia e l'esercito si occupano dello sgombero. E poi?
Solitamente queste persone vengono messe sulla strada. Lo Stato non se ne prende carico, non offre loro alloggi alternativi, né presta assistenza ai malati. E così sono costretti a vagare in cerca di un'altra sistemazione che difficilmente sarà definitiva; si rifugiano nelle strade, nelle discariche, negli edifici abbandonati ma nascosti, negli angoli più inospitali perché appena qualcuno li nota, li denuncia alla polizia. A causa della campagna mediatica negativa, tende infatti a prevalere il "collaborazionismo" che impedisce ai Rom di fermarsi e vivere nelle città… Vi sono Rom che muoiono debilitati da questa vita senza sosta; altri che scompaiono senza lasciare traccia…
Fondamentalmente le famiglie Rom rimaste, oggi sono "imprigionate" in Italia perché non hanno i mezzi per partire. Da un lato il governo vuole sbarazzarsi dei Rom, ma dall'altro non dà loro nessun aiuto per partire, ad esempio pagando il biglietto di ritorno del treno. E allora si tenta di tornare in Patria con mezzi di fortuna, ma muore cammin facendo: non sono rare le famiglie che tornano in Romania con il corpo di un famigliare deceduto.
La stampa ha una responsabilità importante nella questione Rom?
Ogni giorno il popolo Rom viene strumentalizzato: nella stampa, alla tv si parla di rom coinvolti nel rapimento di bambini, nella vendita di organi, si parla del racket della prostituzione rom, di quello dell'elemosina, dei furti… Io ho sfidato alcuni giornalisti mettendomi a disposizione per andare con loro a vedere le brutalità che secondo loro sono commessi dai Rom. Fino ad ora nessuno ha raccolto la sfida. Purtroppo gli articoli e i servizi tv continuano. E intanto il cattivo esempio italiano si sta diffondendo in Europa con pessime conseguenze. La Romania che in passato aveva iniziato politiche d'integrazione dei Rom, ora ha ricominciato con i controlli di polizia. La Francia aveva smesso di espellerli e attuato buone procedure di integrazione, ora sta tornando sui suoi passi.
I Rom sono spesso accusati di occupare le loro giornate commettendo i reati più atroci. In realtà come trascorrono le giornate?
L'attività principale è la raccolta di elemosina cui si dedicano gli adulti – la  legge lo vieta ai bambini – con sempre maggiore difficoltà. Il tempo restante è consacrato interamente alla famiglia, allo stare insieme. La sera è un momento fondamentale: l'anziano della famiglia propone un argomento su cui gli altri sono chiamati a intervenire. Attraverso un racconto inventato l'anziano rappresenta la realtà vissuta nella loro quotidianità; gli interventi degli altri rappresentano le strategie per affrontare i problemi. È una tradizione molto importante per i Rom, assai utile ai più piccoli per capire come poter crescere e affrontare la vita. Attualmente le serate sono molto tristi, ma non si cade mai nella depressione: c'è sempre voglia di sorridere. Nei paesi in cui si applica una politica di integrazione vi sono Rom che sono riusciti a trovarsi un lavoro – sono ad esempio abilissimi nell'artigianato e nell'agricoltura – a pagarsi una casa, a vivere dignitosamente e diventare autonomi. In Italia li si accusa di tutto ma non gli si dà nessuna possibilità… La criminalità? C'è, ma come in tutte le culture...
Molti sostengono che se avessero una formazione sarebbero accettati più facilmente. Che ne è della formazione dei Rom?
In Italia sono rarissimi i casi in cui i Rom si sono potuti fermare e così andare a scuola. Questo succede ad esempio a Potenza, con grande gioia dei bimbi o ancora nel Veneto dove tuttavia i piccoli Rom vengono spesso malmenati dai compagni e umiliati dagli stessi insegnanti con conseguenze negative per il processo di integrazione. Tuttavia la famiglia Rom si occupa dell'educazione attraverso una formazione orale, pratica e creativa. La cultura dei rom è intensa e si basa sulla capacità di comprendere il mondo, sull'esperienza e mira alla crescita dell'individuo. Nella cultura Rom i bimbi sono la gioia, occuparsi della loro crescita è per loro naturale e fondamentale
A livello europeo, nel 2005 fu lanciata l'idea di un "decennio di integrazione" per i Rom, con la messa a disposizione di fondi specifici (23 milioni di euro al Fondo europeo per lo sviluppo regionale, sommati a 11 miliari al Fondo sociale Ue). Dove sono finiti questi soldi?
Alcuni paesi come la Francia, la Spagna o il Portogallo li hanno utilizzati più o meno bene a favore dell'integrazione. L'Italia non li ha incamerati, di conseguenza non ha potuto attivare il processo di integrazione… Oserei dire che ha integrato fondi per azioni di sgombero o per la bonifica di campi Rom. L'integrazione è un'altra cosa…
A fine 2007 il parlamento europeo ha accolto un vostro documento  contro la discriminazione dei Rom e in favore dell'integrazione. È rimasto lettera morta?
Il documento intimava l'Italia a cambiare strada. Siccome la strada è rimasta la stessa, abbiamo reagito denunciando il fatto al Parlamento europeo che ha subito messo in agenda un incontro tra il Governo italiano, una delegazione dell'Ue e alcune Ong italiane, tra cui la nostra, nelle vesti di organizzazione leader. In questo incontro – che avverrà molto presto – l'Ue potrà decidere se chiudere gli occhi e credere alle parole del ministro Roberto Maroni, oppure sanzionare l'Italia con misure molto pesanti.
Attualmente il governo è nelle mani della destra. Tuttavia in passato, anche con la sinistra la situazione non era migliore…
In effetti già dai tempi di Romano Prodi la sinistra aveva iniziato la politica di repressione seguendo la politica del governo di destra. Con alcuni politici di sinistra abbiamo chiesto e avuto degli incontri ma non siamo mai riusciti ad ottenere dei risultati: tra sinistra e destra c'è un patto di non belligeranza sulla questione Rom. Oggi a darci una mano a sinistra è soprattutto il Partito radicale: certo è un piccolo gruppo ma agisce senza troppe parole e senza farsi pubblicità.

Pubblicato il

12.09.2008 03:00
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