Tante volte è difficile raccapezzarsi nel grande e rutilante mondo dello sport. Recentemente, in Ticino, abbiamo visto dimissionare alcuni dirigenti che sembravano molto convinti di quello che stavano facendo: pensiamo al presidente dell’Ambrì Piotta Carlo Barbieri, a quello del Fc Chiasso Massimiliano Schiavi, al direttore tecnico delle Federazione ticinese di ciclismo Alfio Peducci, degli uomini sicuramente appassionati e “devoti” alla causa agonistica che hanno lasciato per motivi personali la loro carica. Le ragioni di questi abbandoni sono probabilmente riconducibili ad un certo malessere e all’incompatibilità tra visioni diverse di intendere e concepire il club; insomma, le difficoltà di far passare un certo tipo di impostazione e di filosofia di pensiero all’interno di un comitato frenano e poi spengono gli entusiasmi iniziali. Mi si dirà che è normale quando sono coinvolte diverse persone a gestire i destini di una società; sarà anche prassi corrente che la presenza di differenti modi di pensare e di agire, provochi qualche defezione, ma è in ogni caso un segnale allarmante quando dal “carrozzone” sportivo cominciano a scendere dei dirigenti che, al di là delle loro competenze, avevano iniziato la loro opera con tanta buona volontà e lodevoli intenti. È un’indicazione preoccupante poiché nello sport non abbondano certo delle persone disposte a prendersi delle responsabilità dirigenziali; inoltre, queste partenze lasciano spesso delle ferite aperte. Su questa situazione si è opportunamente soffermato il collega Mauro Giacometti nell’edizione di domenica scorsa de “Il Caffè”, sottolineando il suo stupore per «la litigiosità che caratterizza i dirigenti ticinesi negli ultimi tempi. Nel calcio, nell’hockey su ghiaccio, nel basket e persino nel ciclismo cantonale c’è molto nervosismo, tensione, vecchie e nuove ruggini che vengono a galla (...)». È un peccato, perché frequentemente si perdono per strada delle forze trainanti e dall’elevato potenziale di idee e di progetti. Lo sport è anche questo, ma non solo. Ad esempio, nelle ultime settimane l’Italia calcistica si è giustamente indignata per il trattamento riservato dalla critica spagnola ad un football azzurro che distrugge il gioco degli altri, che attraverso la furbizia e la speculazione ottiene dei risultati ampiamente superiori ai suoi meriti. Non è affatto vero, la partita di Manchester di mercoledì prossimo tra la Juventus ed il Milan è una degnissima sfida di finale; al Real Madrid vanno comunque i complimenti per le straordinarie qualità dei suoi campioni e per la splendida dignità con la quale ha accettato la sconfitta di Torino. I fuoriclasse di Del Bosque hanno interpretato l’incontro con impeccabile fair-play e con estrema correttezza, lasciando il campo a testa alta. Chapeau! Cartellino giallo, invece, agli organizzatori del Tour de France: l’esclusione di Mario Cipollini, il miglior velocista di tutti i tempi, è inaccettabile e insensata ed è un grosso danno d’immagine per lo stesso Tour.

Pubblicato il 

23.05.03

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