La giornata di astensione dalle lezioni e di manifestazione organizzata venerdì scorso a Bellinzona e in numerosi istituti scolastici del Cantone ha segnato la rinascita del Collettivo studentesco ticinese (Cst). L’organo di coordinamento dei comitati di numerose scuole medie superiori e scuole professionali del Cantone si era opposto con tenacia poco più di due anni fa al finanziamento pubblico delle scuole private. Poi era entrato in una fase di relativa smobilitazione dalla quale è uscito qualche mese fa, quando il Gran Consiglio stava approvando le misure di risparmio contemplate nel preventivo 2003. «I tagli sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso», spiega Massimiliano Ay, dall’anno scorso studente all'Università di Zurigo ma rimasto uno dei coordinatori del Cst. I prospettati tagli e la mancata considerazione delle proposte formulate durante e dopo il dibattito sul finanziamento pubblico alle scuole private hanno spinto i comitati studenteschi a riorganizzarsi e ad elaborare una piattaforma rivendicativa della quale abbiamo parlato con Massimiliano Ay. Una delle vostre principali rivendicazioni è quella di una maggior partecipazione nelle scelte fondamentali in materia di scuola pubblica. In che modo vorreste essere coinvolti nei processi decisionali a livello di sede e a livello cantonale? Il Cst parte innanzitutto dalla necessità di una cogestione studenti-docenti all'interno delle singole scuole. A livello politico auspichiamo invece una maggiore considerazione delle assemblee studentesche e una maggiore disponibilità all’incontro e al dialogo. Una disponibilità che non esiste, come dimostrato l’anno scorso dalla pseudo-consultazione degli studenti liceali sulla riforma dell'insegnamento delle lingue. Gendotti potrebbe per esempio incontrare noi del Cst, come aveva fatto a suo tempo Giuseppe Buffi. Non solo non lo ha fatto, ora ci discrimina pure dicendo che siamo mossi da partiti politici di estrema sinistra. Parlando in questo modo Gendotti dimostra di non avere fiducia nei giovani. Oltre ad opporvi ai tagli contemplati nel preventivo 2003, nella piattaforma sollevate delle questioni di fondo: l’accesso per tutti alle scuole superiori; la selezione che comincia già alle scuole medie e l’eccessivo nozionismo. Cosa proponete in concreto per invertire ognuna di queste dinamiche “pesanti”, quasi strutturali della scuola pubblica ticinese ma non solo? In un paese ricco come la Svizzera la selezione non deve più farsi secondo le classi sociali. Prendiamo un solo dato: secondo il censimento 1996, il 73 per cento degli studenti liceali in Ticino appartiene ai ceti medio-alto e alto della popolazione. Nelle scuole medie, chi sceglie i livelli B difficilmente potrà accedere al liceo. Le statistiche dicono che i livelli B sono scelti soprattutto dai figli degli operai. Nella scuola borghese c’è una reale selezione sociale. Noi insistiamo pure sul potenziamento delle ore di recupero per allievi che hanno difficoltà a seguire le lezioni. Ma questo dev’essere fatto all’interno della scuola pubblica gratuita. Il fenomeno preoccupante, infatti, è il crescente business delle lezioni private a cui fanno capo sempre più studenti, perlomeno quelli che se le possono permettere. Il capo del Decs considera “equilibrato” il rapporto fra materie scientifiche e umanistiche. Voi però denunciate la predominanza delle prime sulle seconde, responsabile a vostro avviso di un eccessivo nozionismo. Il problema sarebbe risolvibile migliorando il rapporto docenti-studenti. Non dovrebbero più esserci solamente lezioni cattedratiche. Al contrario, gli allievi dovrebbero poter svolgere delle ricerche individuali da discutere poi in classe con docente e compagni di classe. Sarebbe bello riscoprire il concetto di “mutuo insegnamento” di don Milani. Attualmente, è vero, esiste una palese predominanza delle materie scientifiche. Al liceo questo vale anche per chi sceglie un curricolo non scientifico. Le bocciature, al termine del primo anno di liceo, sono legate in buona parte ad insufficienze nelle materie scientifiche. Per fare un esempio, nel 1999 al liceo di Bellinzona il 22 per cento degli allievi venne bocciato, e in buona misura per insufficienze nelle materie scientifiche. Gendotti ha risposto ad alcune vostre rivendicazioni puntuali affermando in sostanza su laRegione Ticino che i prezzi nelle mense sono contenuti e che oltre la metà degli studenti di scuola media usufruisce del trasporto scolastico. Il Cst rivendica però un abbonamento studentesco casa-scuola, materiale scolastico sussidiato e prezzi modici nelle mescite. Non è pretendere troppo? Noi vogliamo che la scuola pubblica superiore sia gratuita. Ora lo è solo in parte. Al liceo, per esempio, c’è una tassa di iscrizione di 150 franchi. È poco, d’accordo, ma aggiungiamo 500 franchi di libri, 800 franchi di abbonamento Arcobaleno e vediamo che i costi sono alti, soprattutto per chi arriva dalle valli. Qui in Ticino, a differenza per esempio di Zurigo, non esiste un abbonamento studentesco. Gli studenti devono comprarsi l’abbonamento Arcobaleno che, suddividendo il territorio in zone assurde, li obbliga a pagare sempre una zona in più di quelle che in realtà dovrebbero pagare. Nelle mescite, infine, i prezzi continuano ad aumentare. Un panino ora costa quattro franchi. Come giudica la decisione del Decs di considerare assenti ingiustificati gli studenti che non hanno preso parte alle lezioni? È una decisione repressiva che non tiene conto del fatto che gli studenti si sono mobilitati in maniera seria in questi ultimi mesi per elaborare una piattaforma con proposte ben definite. Come si muoverà il Collettivo dopo la manifestazione di venerdì? Lavoreremo per cercare una continuità, per ottenere un dialogo con le autorità. Non manifestiamo per niente: vogliamo risposte concrete e a breve termine. "Gendotti, ma chi ci credi?" Sostegno o strumentalizzazione? Impegno convergente nella difesa di una causa comune o sfruttamento di persone e fatti per propri scopi o vantaggi? Sul Movimento per il socialismo (Mps) è scesa una pioggia di critiche a seguito della pubblicazione – giovedì 20 marzo – di una pagina a pagamento nei tre quotidiani ticinesi nella quale il partito esprimeva sì «aperto sostegno» alle rivendicazioni degli studenti (vedasi articolo sopra), ma invitava anche – “Per una scuola di tutti” – a votare la sua lista no. 3. Qualche ora dopo l'apparizione dell'annuncio, al comitato cantonale del Partito liberale radicale ticinese riunito a Losone, il direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (Decs) Gabriele Gendotti denunciava una «strumentalizzazione inaccettabile degli studenti». Il presidente del Plrt Giovanni Merlini rincarava parlando di «manifestazione pilotata dal solito Sergi di turno per farsi propaganda elettorale». L'indomani, giorno della manifestazione, le accuse sono rimbalzate sul piazzale della Scuola cantonale di commercio a Bellinzona, dove hanno trovato una certa eco incluso fra alcuni studenti del Collettivo che avevano indetto la giornata di sciopero: «Questa manifestazione non c'entra nulla con l'Mps», reagisce un adirato Michele di Marco, studente Csia al quarto anno e membro del Collettivo studentesco ticinese (Cst) mentre volge lo sguardo verso alcuni membri dell'Mps che sostano vicino al furgone fornito dal partito per la manifestazione (sul piazzale c'erano anche sindacalisti della Vpod e del Sei). «Noi qua siamo apartitici - spiega Michele - e quelli dell'Mps non li vogliamo vedere in giro». La pretesa è eccessiva. Alcuni giovani membri del Movimento per il socialismo fanno parte del Cst stesso: «Una minoranza - precisa Nicola Cianferoni, studente al quarto anno del liceo Lugano 2 e candidato al Gran Consiglio sulla lista numero 3 -. Alcuni membri del Collettivo hanno una paura matta di essere strumentalizzati, ma l'Mps non fa altro che sostenere le rivendicazioni degli studenti. E poi del resto sono anni che il partito - in un primo tempo come movimento Solidarietà - lavora nelle scuole», spiega . Le accuse di strumentalizzazione lanciate da Gendotti e Merlini e riprese sotto forma di insinuazione sul Giornale del Popolo di sabato («Altrimenti molti dovranno rendersi conto dell'inganno d'aver gridato contro chi muove i fili senza accorgersi d'essere stati, a loro volta, strumentalizzati da scaltri Mangiafuoco in cerca di visibilità elettorale»), sono respinte in maniera secca dall'Mps. «Non capisco. Se sostenere giuste rivendicazioni significa strumentalizzare, allora sono d'accordo. Ma secondo me strumentalizzare vuol dire stare a fianco di una persona e dirle cosa fare. Noi ci siamo limitati a dare un supporto morale e un piccolo contributo logistico, nulla di più», reagisce Angelo Zanetti, sindacalista e candidato al Consiglio di Stato per l'Mps. Il coordinatore del partito Giuseppe Sergi, che ha accompagnato il corteo dal piazzale della Commercio fino in piazza Governo, reputa dal canto suo «vergognoso» quanto detto da Gendotti e Merlini. «Si tratta di una mancanza di rispetto flagrante nei confronti degli studenti, della loro capacità di analizzare, di riflettere e di proporre soluzioni in maniera autonoma». «Estremamente indignato» per le dichiarazioni di Gendotti è lo stesso Collettivo studentesco che in un comunicato diffuso lunedì si definisce organo «indipendente e apartitico» che «non dipende (...) da nessuna forza politica». Con l'Mps, come con ogni altro partito, il Collettivo dichiara di «non avere alcun rapporto, e di non averlo mai richiesto: è quindi estraneo alla sua azione e ne prende le distanze». Offesi in quanto ritenuti «incapaci di esprimere un'opinione propria, di organizzarsi e di mobilitarsi», gli studenti riuniti nel Collettivo auspicano che Gendotti, «anziché lanciare accuse», risponda «alle nostre rivendicazioni e proposte». Un sindacato per gli studenti Nell'aria da tempo, l'idea di costituire un sindacato degli studenti si sta concretizzando. Numerosi giovani partecipanti alla manifestazione di venerdì scorso a Bellinzona avevano fra le mani un volantino della Vpod nel quale il Sindacato dei servizi pubblici si dice aperto «alla creazione di un gruppo studenti Vpod, qualora tale esigenza fosse sentita da un certo numero di studenti». I contatti fra il Collettivo studentesco (Cst) e il sindacato si sono intensificati nelle ultime settimane. «Gli studenti - spiega dal corteo il presidente del gruppo docenti Vpod Mario Biscossa - si sono rivolti al sindacato per avere una struttura con una certa continuità. L'idea c'era da tempo ma non aveva senso che l'iniziativa venisse dalla Vpod». Il gruppo studenti della Vpod - di cui esiste già un comitato in forma embrionale - dovrebbe farsi portavoce presso le autorità cantonali delle rivendicazioni contenute nella piattaforma elaborata dal Cst. Se ci saranno sufficienti adesioni (le promesse raccolte negli scorsi giorni sono alcune decine), la Vpod e il Collettivo studentesco indiranno una riunione costitutiva dopo le elezioni cantonali del 6 aprile.

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28.03.03

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