«Il mio lavoro merita una pensione dignitosa». Una contadina, una fisioterapista e un operatore sociale scandiscono questo slogan a favore della riforma del secondo pilastro (LPP21) in votazione il prossimo 22 ottobre. Ma chi paga questa campagna a favore di una riforma che, di fatto, penalizzerà gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori? Come vogliono i nuovi dispositivi della legge sui diritti politici, il Controllo federale delle finanze (CDF) pubblica i dati sul finanziamento delle campagne per le votazioni e le elezioni. Una legge che presenta ancora delle lacune, ma che permette di dare un volto agli interessi che si nascondono dietro a un oggetto politico. Riassumendo, la LPP 21 prevede di ridurre il tasso di conversione – e quindi quanto effettivamente versato tramite il secondo pilastro – dal 6,8% al 6%. I sostenitori della riforma, i partiti di centrodestra e buona parte del mondo padronale, affermano che essa migliorerà le prestazioni pensionistiche per le persone con stipendi bassi o che lavorano a tempo parziale. Gli oppositori, sinistra e sindacati, sostengono invece che con questo progetto le persone assicurate dovranno pagare di più per ricevere di meno; a guadagnarci sarà di controcanto l’industria finanziaria, in particolare quella assicurativa, che intasca miliardi a spese delle persone assicurate. Non è un caso, quindi, che nella lista di chi finanzia la campagna per il Sì alla riforma si trova la lobby delle assicurazioni. Finora chi ha messo più soldi sul tavolo sono state le due grandi associazioni padronali Economiesuisse (1,4 milioni di franchi) e l’Unione svizzera degli imprenditori (1 milione). Le due organizzazioni mantello si erano già distinte quest’anno per il finanziamento al No alla 13esima AVS e al No all’iniziativa per limitare i costi delle casse malati. L’Associazione Svizzera d’Assicurazioni (ASA) è membro di entrambe le organizzazioni e quindi cofinanzia queste spese. Ma evidentemente ciò non bastava dato che a giugno la stessa ASA ha versato al comitato a favore della riforma altri 655.900 franchi. A questi vanno aggiunti 187.400 franchi versati dall’assicurazione AXA che, da tempo, non è più membro dell’ASA. Contattata, l’organizzazione mantello delle assicurazioni spiega che «la riforma dà la possibilità d’adattare il secondo pilastro ai cambiamenti demografici e sociali, ciò che consideriamo importante». Per l’ASA, «il Parlamento è giunto ad un compromesso equilibrato e fattibile che merita di essere sostenuto». Per quanto concerne i soldi che la riforma potrà portare ai suoi associati, l’associazione è meno loquace: «La LPP21 non avrà che delle ripercussioni limitate sulle possibilità di guadagno degli assicuratori». Per l’ASA, in sostanza, il loro sostegno alla riforma è «una questione di principio». Complessivamente, le organizzazioni padronali verseranno 3,45 milioni di franchi nella campagna. Quasi il doppio di quanto messo a disposizione dai contrari. Il fronte del No è guidato dal Partito socialista e dall’Unione sindacale svizzera (USS) che verseranno entrambi 700.000 franchi; Unia ne metterà a disposizione circa 97.000. Un comitato di associazioni padronali contrarie alla riforma (GastroSuisse e altre sette associazioni) scucirà invece 350.000 franchi |