Il lavoro è sempre più al centro dell'agenda politica cantonale. Due le novità di questa settimana. Da un lato il Movimento per il Socialismo (Mps) ha annunciato il lancio di un'iniziativa popolare per l'introduzione di un salario minimo cantonale (cfr. articolo sotto). Dall'altro il Partito socialista (Ps) presenterà lunedì prossimo, alla ripresa dei lavori del Gran Consiglio, un'iniziativa parlamentare elaborata per una nuova Legge sul lavoro e il sostegno all'occupazione. Tre gli obiettivi di fondo della proposta socialista: riunire in un unico atto legislativo le norme cantonali in materia di diritto del lavoro, di tutela dei lavoratori e di sostegno dell'occupazione e dei disoccupati attualmente sparse in diverse leggi; dare le basi legali per l'applicazione di alcune leggi federali; riformare per potenziare gli strumenti d'attuazione delle misure fiancheggiatrici alla libera circolazione delle persone. Quello proposto dal Ps è un testo legislativo complesso, con un'ottantina di articoli e parecchie novità. Fra queste, maggiori poteri d'indagine della Commissione tripartita in materia di libera circolazione, un miglior coordinamento fra chi opera nei campi della disoccupazione, dell'invalidità e della formazione professionale e diversi nuovi strumenti nel campo del rilancio dell'occupazione (ad esempio l'obbligo di avere un Ccl con disposizioni sui salari minimi per beneficiare degli aiuti, sostegni mirati ai giovani ed estensione di quelli destinati agli ultracinquantenni). Ne parliamo in questa intervista con il presidente del Ps Manuele Bertoli, che firma l'iniziativa parlamentare a nome del Gruppo Ps in parlamento.

Manuele Bertoli, a quali esigenze concrete intende dare risposta con la sua iniziativa parlamentare il Gruppo Ps in parlamento?
Prioritariamente il Gruppo Ps chiede di sviluppare cantonalmente, per quanto possibile, gli strumenti per evitare le conseguenze negative, presenti e potenziali, dell'accordo bilaterale con l'Unione europea sulla libera circolazione delle persone. Inoltre proponiamo dei potenziamenti delle misure sul sostegno all'occupazione e ai disoccupati.
Perché presenta la proposta sotto forma di iniziativa parlamentare elaborata?
Perché di discussioni generiche ne abbiamo già fatte abbastanza in Parlamento, tutte con esiti piuttosto inconcludenti.
Alla Commissione tripartita in materia di libera circolazione delle persone la sua proposta darebbe più poteri d'indagine. Significa che gli strumenti di cui dispone oggi sono inadeguati?
No. Significa che chiediamo che essa sia attiva, non passiva, nella verifica delle pressioni sui salari, senza attendere che qualcuno le porti le prove definitive di abusi o problemi. Per questo riteniamo che, su istanza di parte, debba attivarsi, procedere a verifiche e analisi e riferire pubblicamente dei risultati del suo lavoro.
Lei intende anche rivalutare il ruolo dell'Ufficio cantonale di conciliazione (Ucc). Vuol dire che attualmente ha un potenziale che rimane inespresso?

Credo di sì. L'Ucc, che nacque dopo lo sciopero generale del 1918 e che vide come suo sostenitore principale Guglielmo Canevascini, oggi ha un ruolo nuovo da far valere, quale promotore dei contratti collettivi di lavoro.
Appunto, la proposta di Legge sul lavoro e il sostegno dell'occupazione sottolinea a più riprese l'importanza dei contratti collettivi e ne vuole promuovere la diffusione. Crede di trovare una maggioranza in parlamento in un periodo in cui ampie cerchie del padronato rimettono in discussione i Ccl?
Credo innanzitutto che il tema vada riproposto con forza all'agenda politica, per cercare di far capire che la conclusione di contratti collettivi è nell'interesse di tutti, non solo dei lavoratori. Nessuno è tanto ingenuo da immaginare che in Parlamento sarà una passeggiata, ma un atteggiamento disfattista non serve certo a far avanzare le cose.
Riprendendo le norme sugli orari di apertura dei negozi non teme di offrire l'occasione alla destra liberista di deregolamentare il settore, senza che vi sia il vincolo di un contratto collettivo di lavoro a tutelare le lavoratrici e i lavoratori, come chiedono i sindacati quale presupposto per un allentamento?
No. La pressione sugli orari d'apertura c'è comunque, iniziativa parlamentare o no (è notizia di questa settimana l'intenzione del Partito liberale di riproporre il tema). La nostra proposta di legge su questo specifico capitolo riprende le norme attuali, senza cambiamenti, ed è chiaro che eventuali aperture sugli orari devono passare per il riconoscimento di tutele alle lavoratrici e ai lavoratori.
Lei vuole un miglior coordinamento di tutte quelle istanze che operano nel campo della disoccupazione, dell'invalidità e della formazione professionale. A quali difficoltà pratiche intende rispondere?
Oggi non esiste un approccio coordinato e integrato tra chi si occupa del reinserimento dei disoccupati, chi si occupa del reinserimento dei disabili e chi si occupa di formazione, che spessissimo è il primo intervento per cercare di far camminare le persone con le loro gambe nel mondo del lavoro. Questo non è utile a nessuno e va rapidamente corretto.
Nella sua proposta vi sono anche diverse novità rispetto all'attuale Legge sul rilancio dell'occupazione. A cosa mirano?
A potenziare gli strumenti odierni.
Una vecchia istanza dei socialisti è l'istituzione di un Tribunale del lavoro anche in Ticino. Perché non approfittare di questa occasione per farlo?

Perché è un obiettivo diverso, che investe l'organizzazione giudiziaria. Noi ci eravamo espressi qualche anno fa per un Tribunale del lavoro e della locazione, due ambiti del diritto privato a forte implicazione sociale, e manteniamo questo obiettivo. Il problema vero è che prima di poter farli valere in tribunale, i diritti bisogna averli, altrimenti al giudice cosa si va a chiedere?
Nella sua proposta di legge si definisce un salario minimo. In che rapporto sta il salario minimo come lei lo definisce con l'annunciata iniziativa popolare dell'Mps ?
Il salario minimo di cui si parla nella nostra proposta di legge è quello definito dal Codice delle obbligazioni (art. 360a). Questa norma di diritto federale pone delle condizioni specifiche per poter giungere a decretare dei salari minimi, che noi cerchiamo di assecondare. A mio modesto giudizio non credo sia possibile proporre la generalizzazione dei salari minimi senza rispettare le condizioni poste dalla legge federale, un aspetto che spero l'Mps abbia valutato a fondo nell'allestimento della sua iniziativa popolare. A scanso di equivoci dirò che l'obiettivo dell'iniziativa dell'Mps è totalmente condiviso, che la firmerò volentieri e che personalmente ho chiesto a Sergi se era pensabile la creazione di un comitato promotore allargato, ottenendo purtroppo risposta negativa. Mi rimane il dubbio sulla fattibilità giuridica, aspetto tutt'altro che trascurabile, perché le persone che firmeranno l'iniziativa si aspettano che sia proponibile (inceneritore docet).   

Pubblicato il 

14.09.07

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