Ricucire lo strappo tra il Ticino e la sua scuola

È stato un oscuro fine settimana per la scuola pubblica ticinese quello appena trascorso.
Il risultato della votazione popolare su “La scuola che verrà” è infatti il segno di una mancanza di fiducia del popolo ticinese nei confronti della scuola. Non si trattava infatti di scegliere un modello, si trattava invece di sperimentare un possibile cambiamento e verificare poi i risultati dello stesso. E bocciare una sperimentazione è davvero una scelta politica grave da parte delle cittadine e dei cittadini ticinesi. Una scelta da considerare ancora più grave proprio se riferita alla scuola, perché la scuola è di fatto il luogo della sperimentazione continua, incessante, instancabile.


Perché chi insegna ha il dovere e il compito di cercare sempre di adattare gli obiettivi del suo insegnamento ai bisogni formativi degli allievi e delle allieve con cui lavora, semplicemente perché la scuola è un luogo dove ad ogni classe e, quando è possibile, ad ogni allievo deve essere proposto un percorso formativo differenziato che sappia tener conto certamente degli obiettivi da raggiungere, ma ancor più degli strumenti a disposizione dei singoli allievi, del contesto in cui si è, delle dinamiche interne alla classe ecc.
Perché per insegnare serve sempre l’entusiasmo, ma a volte allo stesso bisogna affiancare la passione e l’emotività, altre volte l’assoluto rigore e la precisione, altre volte ancora la creatività e l’inventiva, altre volte una serietà assoluta, altre volte infine anche un briciolo di pazzia. E per valutare cosa e quando serve è necessario sperimentare, per quell’obiettivo da raggiungere, per quella classe, per quell’allievo.  


Come dire: la scuola è per sua natura sperimentazione. Impedirle di sperimentare è quindi come negare la sua stessa specificità, la sua storia, i suoi obiettivi fondanti, la sua identità.
Se poi a questo fatto grave si aggiunge la constatazione che è la seconda volta, in poco tempo, in cui alla scuola ticinese si nega fiducia e, nel caso della civica, anche la libertà, credo che una riflessione profonda sia necessaria. Né va dimenticata anche la bassa partecipazione alle urne in questo fine settimana!


Alla luce di tutto ciò credo allora sia logico ipotizzare che in Ticino esista, ormai da parecchio tempo, un problema tra le cittadine e i cittadini e la loro Scuola. Non la conoscono abbastanza, hanno poca fiducia della stessa, non capiscono come funzioni e cosa proponga, la considerano inadeguata, ne hanno addirittura paura?
Non so dare una risposta! Quello però di cui sono convinta è che è davvero necessario e urgente fare qualcosa per tentare di ricucire questo pericoloso strappo tra la Scuola e la nostra popolazione!
Perché, in un Paese come la Svizzera (e il Ticino), in cui la nostra unica, vera ricchezza è la materia grigia, ricucire questo strappo è davvero una questione di sopravvivenza!

Pubblicato il

27.09.2018 13:18
Anna Biscossa