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Giustizia

Riciclaggio non dichiarato: multato un direttore di Zarattini

Il responsabile della compliance della banca luganese Zarattini & Co è stato sanzionato per non aver segnalato i sospetti relativi a due conti, uno dei quali legato alla compagnia petrolifera venezuelana PDVSA

Il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha multato il responsabile della Compliance e membro della direzione generale di Zarattini per aver violato l’obbligo di comunicazione, ossia dell’articolo 37 della legge federale sul riciclaggio. Questa norma impone agli intermediari finanziari di effettuare una segnalazione all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio (MROS) in caso di sospetto fondato sull’origine del denaro depositato su un conto. L’informazione è contenuta in un decreto penale emesso il 20 marzo 2025, reso noto dal sito specializzato Gotham City.

Al dirigente è stata inflitta una doppia multa di 2.000 franchi svizzeri in base a una procedura semplificata. L’uomo ha ammesso i reati.

 

Apertura ai mercati emergenti

Il documento di 16 pagine emesso dal DFF analizza due relazioni bancarie definite “ad alto rischio”, che la banca aveva tollerato per troppo tempo. Il contesto è delineato nel preambolo: nel dicembre 2012, la banca ticinese ha deciso di aprirsi ai mercati emergenti. Nel 2013 ha iniziato a collaborare con l’avvocato venezuelano Pedro Binaggia Coto e ha sviluppato la sua base di clienti latinoamericani.

Nel 2015 la Banque Zarattini ha adottato una direttiva antiriciclaggio, che prevede che in caso di sospetti i consulenti debbano informare tempestivamente il dipartimento di compliance. Tuttavia, la sequenza di eventi riportata dal DFF mostra che ciò non è avvenuto in almeno due casi.

 

Un intermediario sospetto

In primo luogo, c’era un conto aperto a nome di T&F Tax and Finance Ltd, una società neozelandese aperta tramite il Sereyal Trust (Jersey), il cui beneficiario non era altro che Pedro Binaggia, che nello stesso anno si recò presso gli uffici della banca a Lugano. Poco dopo viene effettuato un primo versamento di 25 milioni di dollari.

Il conto ha poi ricevuto altri tre bonifici (per un totale di 22 milioni di dollari e 67 milioni di euro). Queste somme sono state trasferite pochi giorni dopo alla società panamense Treasure Trail SA, anch’essa legata a Pedro Binaggia.

Infine, a marzo e dicembre 2015, lo stesso conto ha ricevuto rispettivamente 28 e 15 milioni di dollari, intestati alla società panamense Atelopus Zeteki SA. Queste transazioni sono state convalidate dal dipartimento compliance.

 

Nel decreto penale del DFF, le transazioni bancarie legate a Pedro Binaggia sono descritte come collegate allo scandalo della corruzione di PDVSA e all’operazione statunitense Money Flight nella quale Pedro Binaggia è stato indicato come uno degli intermediari finanziari che hanno riciclato i fondi venezuelani derivanti dalla corruzione.

 

Cliente condannato (e poi assolto)

Il documento del DFF menziona anche un conto aperto nel settembre 2016 presso Zarattini a nome di uomo d'affari italiano all'epoca coinvolto in un presunto scandalo di corruzione legato ai giacimenti petroliferi dell’ENI in Nigeria. Il suo conto era stato alimentato per 300.000 euro, poi quasi due milioni di euro. La banca è venuta a conoscenza della condanna a quattro anni di carcere del suo cliente (poi annullata in Appello) nell’ottobre 2018, ma ha segnalato il caso a MROS solo nel giugno 2019.

 

In entrambi i casi, la FINMA ha considerato le comunicazioni molto tardive. L’autorità di vigilanza ha poi segnalato il caso al DFF da cui è scaturito il decreto penale. Contattata, la banca luganese non ha risposto.

Da notare che lo scorso anno due dirigenti di un’altra banca ticinese – la Credinvest – erano stati condannati dal DFF per una vicenda sempre legata al Venezuela.



Pubblicato il

24.04.2025 07:01
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