Richiedenti, nuovi intoccabili

«Anni fa proposi il coprifuoco. Anche quando io facevo il militare avevo delle limitazioni. Alle dieci dovevo tornare in caserma. Non capisco perché deve esserci il diritto di muoversi liberamente sul territorio, non ce l'ha neppure chi produce. Oggi ce l'ha chi vive grazie alla generosità della collettività. Basta con il perbenismo e il buonismo strisciante». Sono parole pronunciate da Giorgio Giudici alla trasmissione Pop Politik di Teleticino lo scorso 25 novembre. Il sindaco di Lugano stava discutendo insieme a Luciano Codoni di "Besso Pulita!" dei richiedenti l'asilo alloggiati presso l'Hotel Besso, un albergo situato a ridosso della stazione ferroviaria. L'associazione due settimane fa si è ribellata alla collocazione nel quartiere dei richiedenti l'asilo perché giudica così vanificato il tentativo di eliminare lo spaccio di droga dal quartiere. In diretta telefonica a Pop Politik aveva partecipato anche la consigliera di Stato Patrizia Pesenti che ammetteva che la collocazione a Besso era «critica». La consigliera assicurava inoltre che si trattava di una soluzione transitoria in attesa di trovare una sistemazione alternativa ai nuovi arrivati attribuiti a ciascun cantone dall'Ufficio federale della migrazione. Pesenti aggiungeva anche di aver provato a porre un freno alle autorità federali per nuove attribuzioni viste le difficoltà di collocamento nel cantone, ma di aver ottenuto solo una pausa per 15 giorni ad inizio ottobre. La situazione è infatti critica: è pieno il Centro di registrazione e procedura di Chiasso, sono piene le strutture collettive della Croce Rossa e per Sos Ticino è difficile reperire nuovi appartamenti destinati ai rifugiati (si veda area del 21 novembre). Il Cantone ha informato di essere alla ricerca di stabili dove poter sistemare i rifugiati, ne avrebbe individuati due a Nord e due a Sud delle Alpi. Fra questi anche l'ex ristorante-albergo Bellavista a Balerna, che dopo essere stato un postribolo è stato infine chiuso la scorsa primavera. All'eventualità della trasformazione dell'ex postribolo in centro di accoglienza per i richiedenti l'asilo il Municipio cittadino è insorto. Il 2 dicembre il sindaco Gian Paolo Grassi ha affermato ai microfoni del Quotidiano: "devo essere onesto fino in fondo: il meretricio non ci dava grossi problemi di sicurezza, eccetera. È vero, ce ne ha creato 7-8 anni fa. Ma non ci ha creato situazioni di spaccio, eccetera".
Infine in settimana "Besso Pulita!" è tornata nuovamente all'attacco criticando l'alternativa all'Hotel Besso, cioè la sistemazione in un albergo a Breganzona in attesa di una soluzione più stabile. Ma ora torniamo di nuovo al quartiere cittadino: perché in tutto questo clamore non si è voluto capire cosa stesse davvero succedendo all'Hotel Besso. Oppure quanti e chi sono i richiedenti ospitati nella struttura. O ancora quali e quanti problemi di polizia hanno causato questi ospiti finora. E proviamo a farlo senza «perbenismo e buonismo strisciante».

"Che vergogna"

«Se fai bene il tuo lavoro, se sei professionale hai la coscienza a posto. Se sei onesto con te stesso e con la tua professione sei umano», Vittorio Castro, che insieme al fratello Teo, gestisce da quasi 20anni l'albergo Besso è indignato.
Non riesce a trattenere la propria delusione nei confronti dell'associazione "Besso Pulita!", che ha lottato e sta lottando contro lo spaccio a cielo aperto nelle vie di Besso e che ha preso posizione critica sul collocamento temporaneo di richiedenti l'asilo prima a Besso e poi a Breganzona. I Castro si dicono delusi anche dalle trasmissioni a cui ha partecipato il sindaco, dalle dichiarazioni ufficiali e da come l'intera faccenda è stata riferita dai media. Dai cassetti della reception tirano fuori articoli fotocopiati
«Se solo qualcuno avesse messo piede qui dentro avremmo spiegato come stanno le cose.  Senza dover tirare in ballo chissà quali cifre, senza fare subito il collegamento rifugiato uguale spacciatore. Sta tutto qui in questi fogli, non c'è nulla da nascondere. Oggi sono alloggiati 13 richiedenti. Besso pulita ha detto che non avrebbero avuto nulla in contrario se qui fossero state ospitate dalle famiglie. Beh signori, qua abbiamo ospitato famiglie di rifugiati e ne abbiamo una tutt'ora. Bastava fermarsi e chiedere. Dalle dichiarazioni che sono state fatte ci aspettavamo forconi e pire. A bruciare invece dovrebbero essere loro dalle vergogna».
D'accordo però i richiedenti non vengono alloggiati gratis, quale è il tornaconto? Contattata da area Sara Mammoli Grignola dell'Ufficio sociale e dell'inserimento spiega che per i richiedenti alloggiati all'Hotel Besso vengono spesi a testa 20 franchi in più al giorno rispetto a coloro che sono nei centri collettivi della Croce Rossa. La soluzione meno onerosa (pagata comunque dai contributi di Berna) è quella degli appartamenti. Un affare quindi per i Castro?
«Guardi noi facciamo gli albergatori  da una vita e non ospitiamo gratuitamente i richiedenti l'asilo, è vero. Non siamo un ente di beneficienza. Da noi c'è una clientela a 360 gradi. A settembre siamo stati contattati da alcuni operatori sociali. Era tutto pieno nei centri e negli appartamenti, non sapevano dove mettere queste persone. Noi abbiamo accettato questa clientela perché ogni persona ha la sua dignità e perché c'era lo spazio in hotel. Siamo dei professionisti e vogliamo onorare il nostro mestiere. Non vogliamo una società elitaria e non vogliamo un albergo elitario. I nostri clienti non si sono accorti di nulla, e qui ospitiamo ingegneri, avvocati, professionisti, concertisti che vanno agli studi della radio. All'ombra dei tromboni politici e di chi urla al lupo ci sono persone che si fanno in quattro per trovare una soluzione, noi non abbiamo avuto il cuore di dire no. E ripeto, non lo facciamo a gratis».
I Castro ci dicono infine di non aver avuto problemi finora con i richiedenti.
C'è un solo tipo di clientela che non vogliono più: «centomila volte meglio i richiedenti l'asilo che questa tifoseria violenta degli hockey club e del calcio. A loro davvero chiudiamo la porta in faccia. Con le persone che hanno bisogno davvero non lo si può fare se si ha un minimo di coscienza».

Neri e a Besso

Il piatto è fumante, riso e un po' di sminuzzato di carne. Antonin e Emanuel pregano brevemente prima di mangiare, sono stupiti che non lo facciamo anche noi. Antonin e Emanuel sono due dei 13 richiedenti l'asilo ospitati all'albergo Besso questo lunedì. Loro sono nigeriani, gli altri ospiti sono una famiglia del Kosovo, due somali e tre eritrei.
Si mangia alle 12, i commensali entrano alla spicciolata  nel locale spartano. Il bar-ristorante annesso all'Hotel prepara loro pranzo e cena. Il nuovo gerente del locale ha stipulato un accordo con i fratelli Castro dell'albergo Besso per fornire il vitto ai rifugiati, «io non ho mai avuto problemi con queste persone. Sono gente umile, che sta vivendo una situazione difficile. Mi fanno una grande tristezza tutte queste polemiche. Se solo queste persone avessero avuto il coraggio di venire qui e vedere di chi stavano parlando», ci dice mentre serve le vivande.
È sicuramente difficile essere neri a Besso. Antonin racconta di essere controllato molto spesso dalla polizia e di sentire la diffidenza delle persone specialmente quando aspetta il bus alla fermata proprio a fronte dell'Hotel, ci chiede quale è il motivo. È arrivato da poco e non sa quali sono le ragioni di questa vigilanza così serrata.
Ci racconta che al suo paese andava a correre tutti i giorni, è un atleta che corre le medie distanze. Ci ha provato anche quando è arrivato a Besso. Non avrebbe mai immaginato, ci dice ridendo, che un nero che corre in jeans – perché non ha i soldi per comprarsi del materiale sportivo – avrebbe potuto creare tanto scompiglio. Gli agenti di polizia hanno faticato a stargli dietro, da allora ha deciso di non correre più. «Ma non correre mi fa venire pensieri, penso tutto il tempo e sono preoccupato per la mia situazione. Vorrei poter tornare un giorno in Nigeria», dice serio.
Emanuel ci racconta la sua storia, una storia fatta di sofferenze, di fuga dalla sua terra e dalla speranza in un futuro migliore in Svizzera. La questione dello spaccio, della politica locale non sono sicuramente in cima alle sue preoccupazioni. I due ragazzi hanno trovato conforto e modo di portare avanti la propria fede grazie alla comunità mormone, entrambi si dichiarano completamente estranei allo spaccio di droga.
La giornata la passano con lo spazzolino da denti, «non ci siamo mai lavati i denti così tanto», dicono ridendo. Per loro la giornata è vuota, senza pretese. Non possono lavorare, perché così sancisce la nostra legge. Si svegliano per fare colazione, guardano la tv. Un sogno per molti di noi, un incubo per loro. Emanuel salutandoci ci chiede se possiamo trovarli un lavoro, anche pulire i gabinetti. Antonin gli spiega che non possono lavorare. Martedì Antonin è stato spostato al centro collettivo. 

"Nessun problema"

«Non abbiamo problemi con l'Hotel Besso, non esiste un'emergenza. Lo spaccio è una realtà, ma non lo si può collegare alla struttura alberghiera o alla presenza di quei richiedenti l'asilo. Purtroppo le strumentalizzazioni ci sono sempre. Mi dispiace che non ci si informi prima su cosa realmente succede». Così ci ha detto l'agente cantonale Peter Burkardt del servizio rimpatri della polizia.

Giudici senza pudore

Andate a rivedere la puntata di Pop Politik, – un ibrido fra intrattenimento musicale e prodotto giornalistico che tratta temi d'attualità politica – dello scorso 25 novembre trasmessa dall'emittente Teleticino (tramite il portale internet www.ticinonews.ch).
Giorgio Giudici, sindaco di Lugano, e Luciano Codoni, coordinatore di "Besso pulita", affrontano il tema dei richiedenti l'asilo ospitati all'Hotel Besso. L'occasione era data dalle riserve espresse dall'associazione, che si batte contro lo spaccio di droga nel quartiere,  sulla collocazione di rifugiati in un quartiere che è stato ed è teatro dello spaccio. «È come mettere una caramella sotto il naso di un bambino e dirgli di non toccarla», hanno scritto quelli di Besso pulita alludendo al fatto che i rifugiati potessero contribuire al «degrado del quartiere» diventando a loro volta spacciatori.
A Pop Politik il pubblico è invitato a partecipare: «dì la tua, spedendo un sms al 939 con la scritta "diretta", oppure scrivendo subito un post nell'articolo di lancio sul portale internet», si legge nell'articolo di lancio della trasmissione sul portale internet. E gli interventi non sono mancati. A leggere puntualmente i messaggi in trasmissione c'era Marco Bazzi, capo dell'informazione dell'emittente. Alcuni degli interventi:  "da vecchio bessese vien voglia di pitturarsi la faccia di nero e non pagare le tasse. Saluti a Luciano (Codoni, ndr)". O ancora Bazzi riferisce di "qualcuno che si firma Cris" e chiede "perché si devono pagare avvocati che fanno ricorsi su ricorsi a favore di questa gente". La moderatrice tenta di abbozzare che "siamo ancora in uno Stato di diritto" mentre Giudici interviene esprimendo il proprio sostegno a "Cris". Ma non finisce qui perché la trasmissione ripropone non solo i momenti a microfono acceso, ma anche quelli fuori onda. Un dietro le quinte imbarazzante dove prima in onda un Giudici a ruota libera difende, ed è un suo diritto, l'idea di lanciare un coprifuoco per i richiedenti l'asilo affermando che è il cittadino comune "l'anello debole della società che paga per l'eccessiva libertà di movimento dei richiedenti"  per poi continuare nel fuorionda parlando di un "microchip" per controllare gli orari di rientro del rifugiato e provocando l'ilarità del capo dell'informazione e dei presenti in studio. E le chicche vi assicuriamo che non finiscono qui.
Ma perché parlarne? Perché questo non è giornalismo, ma un volgare "infortainement", l'informazione divertimento, dove non si rispettano le regole elementari della professione, dove il capo dell'informazione legge sms senza sapere chi li scrive. E questo in un'emittente che dovrebbe ancor più, oggi, alla luce del finanziamento pubblico rispettare gli standard deontologici (a quando una valutazione?).  Guardatevi questo Pop Politik, ne vale la pena.

Pubblicato il

12.12.2008 01:00
Can Tutumlu