Ricchi e poveri

Si ha un bel dire che i soldi non comperano la felicità. Ma un’inchiesta dell’Ufficio federale di statistica rende evidente che meno soldi si hanno più insoddisfatti si è, verso la vita in genere e i suoi specifici ambiti. In verità, non è una grande scoperta. Ma poiché siamo quasi alla vigilia di elezioni, caso mai ci fosse un partito che si preoccupi ancora dei meno fortunati e non solo del mitico “ceto medio”, vale la pena confrontare un po’ i vissuti dei “poveri” e dei “ricchi”. Diciamolo subito: gli svizzeri sono un popolo soddisfatto delle proprie condizioni di vita. Si capisce dunque perché siano piuttosto conservatori. Solo 4 cittadini su 100 sono insoddisfatti. Questa quota sale però all’8 per cento per i bassi redditi e scende al 2 per cento per i benestanti. Il solo ambito esistenziale in cui i ricchi si sentono poveri è la sensazione di sovraccarico del lavoro professionale e domestico: ben il 27 per cento sono insoddisfatti, contro il 13 per cento dei meno fortunati. Va da sé che la maggior quota di insoddisfatti delle proprie finanze si ritrova fra i bassi redditi: 30 per cento (ma ciò vuol dire che il 70 per cento non si dichiara insoddisfatta: chi s’accontenta gode?), mentre si dicono insoddisfatti il 6 per cento dei ricchi (più si ha, più si vuole...). Della propria vita familiare sono scontenti l’8 per cento dei poveri e solo il 4 per cento dei ricchi, delle proprie relazioni sociali l’11 per cento dei primi e il 6 per cento dei secondi, del proprio tempo libero 18 per cento e 14 per cento. Insomma: con pochi soldi è più facile ritrovarsi a disagio con i familiari, gli amici e nei momenti in cui ci si potrebbe rilassare. Passiamo al lavoro, alle condizioni di alloggio, alla salute: in questi tre ambiti fondamentali per la qualità della vita, chi ha scarsità di reddito è insoddisfatto nella misura del 12 per cento, del 9 per cento, dell’11 per cento fra i benestanti, le quote di scontenti sono del 6 per cento o del 7 per cento in tutti e tre gli ambiti. Infine: chi si sente meno protetto dalla criminalità e dalla violenza? Il 17 per cento dei poveri e l’11 per cento dei ricchi. Insomma, non siamo in Albania o nel Bangladesh. Le differenze sono nette fra i più agiati e i meno fortunati, ma la maggioranza di quest’ultimi non si dichiara apertamente insoddisfatta delle sue condizioni di vita. Ma guai ad abbassare la guardia: anche nel nostro paese lo scarto di reddito e condizioni di vita fra gli uni e gli altri aumenta e, con il pretesto che il “ceto medio” e “l’economia” vogliono meno tasse e meno regole, i meno favoriti rischiano di essere dimenticati e sacrificati. Tanto più che le percentuali dell’Ufficio federale non ci dicono che, sovente, gli svantaggi sono cumulativi: chi soffre in un ambito della vita è spesso il medesimo che soffre anche in altri ambiti. Sono il 10 per cento? Preoccupiamoci di loro, anche se sono pochi e non votano… Per saperne di più: “Revenu et bien-être – Niveaux de vie et désavantages sociaux en Suisse”, Ufficio federale di statistica, 2002.

Pubblicato il

20.12.2002 14:30
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