Regole, non abusi

Inedita collaborazione tra imprenditori e sindacati in vista delle nuove sfide dei trattati bilaterali. Un anno fa si costituiva l’Associazione interprofessionale di controllo (Aic) con lo scopo di dar vita a un organismo, incaricato dalle varie commissioni paritetiche dei rami professionali della costruzione, di vigilare sulla corretta applicazione dei contratti collettivi di lavoro. Tali controlli sono previsti nell’ambito delle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone. Lo scorso 29 maggio questa associazione ha assunto un ispettore incaricato di effettuare i controlli. Si tratta di Bruno Zarro, sindacalista della Flmo, che dal 1° agosto assumerà il nuovo incarico. «La collaborazione tra sindacati e impresari – precisa Edo Bobbià, segretario della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori (Ssic) e membro del comitato dell’Aic – non è proprio inedita ma questa è sicuramente particolare». «Esistono già le commissioni paritetiche (imprenditori e sindacati) che si incaricano di verificare il rispetto dei contratti collettivi di lavoro che hanno obbligatorietà generale». L’Associazione interprofessionale di controllo non è altro che l’emanazione della Commissione tripartita (imprese, sindacati e cantone) prevista dalle misure fiancheggiatrici agli accordi bilaterali. «La tripartita – continua Bobbià – l’ha riconosciuta come struttura indicata per fronteggiare la situazione in funzione dell’apertura degli accordi bilaterali». «Bisogna precisare una cosa: non è nostra intenzione venir meno al principio degli accordi bilaterali e cioè a maggiore concorrenza», ci dichiara il rappresentante degli impresari. In pratica non si tratta di una misura protezionista ma di vigilare sul rispetto delle regole che imprenditori e sindacati si sono dati. «Vogliamo semplicemente che le regole che già valgono per le imprese ticinesi, vengano rispettate anche da quelle estere», conclude Bobbià. Preoccupazione espressa anche dalla parte sindacale per bocca del presidente dell’Aic e del sindacato Flmo Renzo Ambrosetti. «L’Aic non è un organismo previsto dai trattati bilaterali, ma le misure d’accompagnamento a essi prevedono che è compito dei partner sociali vigilare sulle condizioni di lavoro dei lavoratori distaccati, cioè di quei lavoratori di aziende estere che lavorano per brevi periodi in Svizzera. In pratica le ditte straniere devono applicare i contratti collettivi svizzeri che hanno obbligatorietà generale». In Svizzera di contratti collettivi con forza obbligatoria ce ne sono tanti. Operare a livello di singole commissioni paritetiche diventa quindi difficile. «Con l’istituzione di un ispettorato che opererà di concerto con le varie paritetiche rappresentanti 18 professioni del ramo delle costruzioni (dall’edilizia principale agli idraulici) i controlli dovrebbero essere più semplici e dinamici», ci spiega Ambrosetti. Nelle intenzioni dell’Aic c’è l’assunzione di un secondo ispettore entro il 1° giugno dell’anno prossimo quando l’accordo sulla libera circolazione delle persone sarà a pieno regime. «Come già la parte padronale, anche noi ribadiamo il concetto che non si tratta di una mossa protezionistica ma di una misura che dovrebbe permettere a tutti (imprese e lavoratori) di lavorare a condizioni corrette. Non ci devono essere né sfruttati, né concorrenza sleale. Vogliamo regole uguali per tutti», conclude Ambrosetti. È quindi la concorrenza il tema ricorrente. «Con questa struttura – continua Bobbià –, per il momento limitata all’edilizia perché è chiaramente uno dei settori più esposti, vogliamo semplicemente mettere le nostre imprese alle stesse condizioni della concorrenza estera: non desideriamo essere fagocitati dalle imprese italiane. Purtroppo la concorrenza rischia di essere a senso unico: non esiste reciprocità. Infatti, i bilaterali possono anche essere positivi per noi in termini di crescita di mercato ma è quasi impossibile accedere al mercato italiano». Ma è vero che ci sono sempre più pressioni da parte delle imprese italiane? «Le pressioni – risponde Bobbià – sono in aumento soprattuto per i grandi lavori (genio civile), basta vedere il rifacimento del viadotto del Generoso e per l’artigianato dell’edilizia». Questa volta il Ticino si è mosso per tempo cercando di affrontare la sfida dei bilaterali con le armi fornite dalla legge. È stato prima istituito l’Osservatorio del mercato del lavoro e poi l’Aic, struttura che coinvolge come detto 18 professioni. Ma chi finanzierà tale struttura? «Per il momento – spiega Bobbià – le commissioni paritetiche anche se c’è stato un finanziamento iniziale da parte del Consiglio di Stato di 100 mila franchi che ha permesso di anticipare di mesi la figura dell’ispettore. Quando entrerà in vigore la legge federale sui lavoratori distaccati dovranno esserci anche dei finanziamenti della Confederazione». Ma veniamo al nuovo ispettore dell’Aic e ai suoi compiti. Come detto prima si tratta di Bruno Zarro, attualmente sindacalista della Flmo, che dovrà principalmente verificare e controllare il fenomeno del lavoro nero e del rispetto delle norme contrattuali per i lavoratori distaccati. «I principi su cui si baserà il mio lavoro – ci risponde Zarro – sono tre: informare, indicare e solo in terza istanza reprimere». Opererà principalmente su denuncia o si muoverà autonomamente? «Già oggi ci sono molte chiamate presso le commissioni paritetiche. Il mio compito sarà quello di agire tempestivamente e mettermi in contatto con la commissione del ramo professionale interessato». La figura dell’ispettore dell’Aic è destinata a durare nel tempo oppure si esaurirà non appena il pericolo di dumping salariare si attenuerà? «È un po’ troppo presto stabilire quale durata avrà questa figura. Per l’anno prossimo si cercherà di avere anche un secondo ispettore». Lascia volentieri il sindacato per questa nuova sfida? «Per diciassette anni mi sono occupato di tutti i settori del sindacato: dalle contrattazioni collettive all’assistenza giuridica dei nostri associati. Da agosto avrò nuovi stimoli, dovrò creare la struttura e quindi gli impegni saranno tanti ma ho colto la sfida e la porterò avanti. Una delle difficoltà è quella di verificare le ditte italiane. In questi casi bisognerà collaborare con i sindacati per sincerarsi che le condizioni contrattuali dichiarate corrispondano a quelle realmente percepite dal lavoratore distaccato».

Pubblicato il

13.06.2003 02:00
Generoso Chiaradonna