Ragionando sul libro della Genesi

"Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra. Questo avvenne nel sesto giorno". Qualcuno racconta che Adamo rispondesse: "Ma Signore, riempirla tutta, proprio tutta?". Si tratta però di un vangelo apocrifo, quindi non affidabile e del resto era ormai il settimo giorno e, come tutti sanno, Domineddio aveva cessato il suo lavoro e se ne era andato via per riposare. Poi passarono millenni. Sembra che solo ora si vada verso la realizzazione dell'ordine divino di riempire la terra.
Prendiamo il Canton Ticino. Alcuni solerti funzionari della Sezione della pianificazione urbanistica hanno calcolato la contenibilità in termini di abitanti delle zone edificabili dei piani regolatori dei comuni ticinesi. In totale se si dovesse costruire tutto quanto predisposto in quelle zone il Ticino raggiungerebbe 700 mila abitanti, cioè più del doppio degli attuali. La cifra impressiona. È addirittura difficile immaginare l'aspetto che prenderebbe il paese in un tal caso. Pieni tutti i fondivalle e le pianure, da Chiasso ad Airolo a Cavergno, cosparse di case tutte le zone pedemontane e le colline come sulle falde del Monte Bre a Lugano, occupati i terrazzi montani. In mezzo a questo mare di costruzioni emergerebbero le colline più alte e ripide e le montagne, come si vede in certe carte che raffigurano il nostro territorio in epoca glaciale. L'aspetto sarebbe dunque quello che già in parte vediamo ora, ma generalizzato ed omogeneo in tutti i suoi malanni funzionali (il traffico per esempio) e formali (la cacofonia estetica che ben conosciamo).
Vale la pena di fare un piccolo salto all'indietro.
Il territorio che forma l'attuale Cantone Ticino ebbe per circa cinquecento anni, dal Quattrocento all'Ottocento, una popolazione che si aggirava (carestia più carestia meno, pestilenza più pestilenza meno) attorno agli 80 mila - 90 mila abitanti. Poi cominciò nel secondo Ottocento una crescita modesta, mitigata in parte anche dall'emigrazione, che si estese fino alla seconda guerra mondiale. Da allora la crescita non si fermò più e la popolazione antica si moltiplicò prima per tre, poi per quattro. Le contraddizioni sul territorio, come già detto funzionali e formali, trovano quindi la loro origine profonda, prima ancora che nelle eventuali deficienze di singole categorie (i politici, i pianificatori, gli architetti, i costruttori, gli avvocati, …), che pur ci sono, nel più vasto fenomeno della crescita demografica rapida e nella moltiplicata dotazione della popolazione con mezzi di ogni genere per i trasporti, la produzione, i consumi, gli svaghi, le attività inutili.
Forse aveva ragione Adamo quando espresse i suoi dubbi al padreterno: "Ma riempire la terra, tutta la terra, proprio tutta?"
Ed allora bisognerebbe cercare almeno di frenare un poco. Cari sindaci, municipali, consiglieri comunali, deputati, forse non è il caso di presentare sempre ogni iniziativa di crescita come un grande progresso, una rosea speranza, una prospettiva dorata.
Un Ticino di 700'000 abitanti (per fortuna improbabile) sarebbe un guaio. Ma anche solo un Ticino di 600'000, di 500'000. Come sarebbe stato un guaio grosso una Lugano di 200 mila abitanti che era la contenibilità di un piano regolatore comunale degli anni '60, rimandato a casa con un voto di biasimo dall'Orl (Istituto per la pianificazione del Politecnico di Zurigo), cui a quel tempo venivano mandati per esame i piani più importanti del Ticino non essendo il Cantone ancora attrezzato per quel genere di controlli.
Oggi l'amministrazione cantonale è in grado di fare simili valutazioni. Il problema è che essa lavora spesso col fiato sul collo di politici, amministratori locali, notabili delle più varie estrazioni che premono per uno sfruttamento intensivo di singole zone o aree, sempre col contorno ideologico della crescita urbana come fattore di progresso economico e culturale in ogni caso.
Proviamo una volta a guardare alcuni singoli fatti in un quadro più vasto: la demolizione delle vecchie ville a Lugano, l'abbattimento periodico di alberi un po' ovunque, i congestionamenti stradali, la crescita abnorme dei centri commerciali, il dilagare a macchia d'olio di nuovi quartieri di villette multiformi e multicolori, il pullulare delle iniziative cultural-museali a tre chilometri di distanza l'una dall'altra, l'esercizio della caccia intrecciato con le zone abitative, produttive o di svago, il mugugno diffuso sull'imbruttimento delle città e dei paesi, e così via.
È difficile separare tutti questi fattori dalla biblica esortazione di andare, moltiplicarsi e riempire tutta la terra. Giunti a questo punto sarebbe forse più ragionevole pensare a riempirla un po' meno, anzi, molto meno… o magari a svuotarla un pochino.

Pubblicato il

09.06.2006 13:00
Tita Carloni