Radiografia del corpo elettorale

La capacità di mobilitare i propri elettori mentre calano i votanti, conquistarne dei nuovi scardinando le roccaforti liberali, in particolare dove vivono le classi più agiate o riuscendo a imporsi anche nel Sopraceneri. Senza addentrarsi nei paludosi meandri dell'interpretazione del vincente voto leghista, proviamo a tracciare una radiografia della consultazione dello scorso fine settimana.

La Lega dei ticinesi ha stravinto ovunque, nei quartieri popolari e nelle zone Vip del cantone. L'avanzata è impressionante. Nell'elezione del Consiglio di Stato, nei quartieri luganesi di Molino Nuovo, Viganello, Cassarate, Pregassona, in alcuni seggi il 45  per cento degli elettori ha votato la Lega dei Ticinesi. In questi seggi, mediamente quattro elettori su dieci hanno votato il movimento di Giuliano Bignasca. Solo qualche anno fa, alle municipali nel 2008 o alle elezioni cantonali del 2007, negli stessi quartieri i voti leghisti ruotavano attorno al 30 per cento. Un voto su tre era già impressionante, ma uno su due diventa un plebiscito.
Qual è la spiegazione del successo leghista? Dapprima un'osservazione importante: il calo del numero degli elettori alle urne non ha interessato il corpo elettorale della Lega. Facciamo un esempio pratico. Nel seggio di  Molino Nuovo dove votano gli elettori i cui cognomi iniziano con la lettera g fino alla k, la Lega ha ottenuto 67 voti. Esattamente lo stesso numero ottenuto nell'elezione del consiglio di stato del 2007. Cambia però la percentuale a favore del movimento leghista in quel seggio, che passa dal 27,5 per cento del 2007, al 38,5 di oggi. La spiegazione? La partecipazione al voto è stata inferiore del sei percento nello stesso seggio, facendo lievitare la percentuale dei voti leghisti rapportati al totale.  
Gli esempi si potrebbero ripetere, ma la sostanza è che l'aumento del tasso di astensione ha favorito la Lega, in grado di mobilitare i suoi elettori mentre gli altri partiti ne sono stati incapaci.
È naturalmente solo una delle spiegazioni del successo leghista.
La vera novità è la crescita della Lega nelle roccaforti liberali radicali, soprattutto nelle zone dove risiedono i facoltosi cittadini. Un esempio su tutti è Castagnola, l'esclusivo quartiere della perla del Ceresio, dove per comprar casa devi aver a disposizione milioni di franchi.
Nel seggio di Castagnola, la Lega è passata dal venti per cento della precedente elezione del governo cantonale al 34 per cento attuale, con un tasso di partecipazione leggermente inferiore. Vale lo stesso discorso  nel comune dei Vip per eccellenza del Luganese, Collina d'oro,  dove la Lega ha aumentato in maniera consistente sia il numero dei voti che in termini di percentuale, sfiorando di poco il primato. Situazione quasi analoga anche a Ascona, zona vip del Locarnese.  
La Lega dei ticinesi ha sfondato anche nei cinque capoluoghi più importanti del cantone. Da Chiasso a Locarno passando da Mendrisio e Lugano, il movimento di Bignasca ha aumentato il numero dei suoi elettori in modo importante, migliorando del sette per cento in tutti è quattro i comuni. Solo a Bellinzona l'aumento è stato più contenuto, attorno al tre per cento. E proprio nel sopraceneri la Lega, forse grazie al fattore "Gobbi", è cresciuta sfruttando quei margini di miglioramento che nel sottoceneri hanno forse raggiunto il limite fisiologico massimo.
Fatta la radiografia del risultato elettorale dei vincenti, resta da capire cosa sia successo in casa dei concorrenti. L'astensione al voto ha penalizzato quasi tutti i partiti di governo. Il calo di poco meno del 4 per cento dei votanti però  non può spiegare tutto.
Se ci limitiamo all'elezione del Consiglio di Stato nei cinque capoluoghi principali, sono i socialisti i maggiori perdenti. Dal 2007 hanno lasciato sul terreno in ogni città circa duecento schede di partito in meno. Una parte sarà andata persa tra chi ha scelto di non votare, mentre un'altra avrà preferito i Verdi. E forse qualcuno ha scelto la Lega. Misteri elettorali.
Quel che è certo è la conferma della tendenza della perdita di consensi del partito socialista negli ultimi decenni. Sui motivi di questa disaffezione sono stati scritti fiumi di parole, alle quali non è necessario aggiungerne altre. Con l'elezione di Manuele Bertoli in governo, e la conseguente discussione sul nuovo presidente, ci sarà l'occasione per una riflessione di fondo sull'identità del partito, su chi voglia rappresentare e in che modo relazionarsi ai cittadini. Una discussione interna necessaria per i socialisti se non vogliono rischiare di perdere anche il posto di consigliere di stato nella prossima elezione. Sia detto per inciso, ma in questa occasione solo il buon risultato personale di voti esterni di Bertoli lo ha evitato.
Il partito liberale radicale, in percentuali, ha ottenuto lo stesso risultato delle precedenti elezioni cantonali a Lugano, Bellinzona e Locarno. Batosta invece in percentuali (ma non in numero di voti) a Chiasso e Mendrisio, dove perdono tra il 5 e 6 per cento.
Discorso opposto per il partito popolare democratico, che ha tenuto nei capoluoghi a sud del Ticino, mentre è arretrato in maniera significativa a Lugano, Bellinzona e Locarno. Il Ppd insomma ha tenuto meglio di altri, ma non riesce a invertire la tendenza negativa.
Infine, chiudiamo con gli altri vincitori di questa tornata elettorale, i Verdi. Vuoi per l'effetto Fukushima, vuoi perché anche a sud delle alpi inizia forse a attecchire la sensibilità ambientale, il partito ecologista ha triplicato i suoi voti al Consiglio di Stato e raddoppiato i consensi al Gran consiglio. Il voto "verde" è trasversale, poiché la crescita di questa portata la si riscontra praticamente in tutti i comuni o quartieri, popolari o "esclusivi" che siano.
Infine, si registra in Gran consiglio il rientro della sinistra anticapitalista col candidato Matteo Pronzini, eletto nella lista Mps - Partito comunista.
La presentazione di una lista unica dei due partiti non ha portato alla somma matematica dei voti ottenuti dai due gruppi nella scorsa elezione (sono andate perse 600 schede), ma ha consentito di raggiungere l'obiettivo di eleggere un rappresentante.

Pubblicato il

15.04.2011 02:30
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