Rabbia contadina

Forconi in resta, il 12 settembre, i contadini ticinesi manifesteranno a Pollegio. Le decisioni federali di esproprio dei terreni agricoli per il tracciato dell’AlpTransit, durante e a fine esecuzione lavori, hanno fatto perder loro le staffe. Vedono rovinare davanti ai loro occhi il loro futuro e non vogliono stare a guardare. Organizzata dall’Unione contadini ticinesi (Uct), la Federazione ticinese produttori latte (Lati), la manifestazione partirà alle 10, con ritrovo nell’azienda di Augusto Simoni. «I contadini – ci dice Cleto Ferrari, segretario dell’Uct – sono profondamente delusi dall’atteggiamento del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (Datec) che ha ignorato le loro richieste. È dal 1995 che ci si batte per il rispetto della legge cantonale sulla conservazione del territorio agricolo, tanto più che la zona interessata è un fondovalle molto pregiato per l’agricoltura. Ma con il tracciato dell’AlpTransit tutta la zona viene seriamente compromessa e con essa l’attività dei contadini che vi lavorano». Senza contare che solo un 20 per cento dei contadini della zona è proprietario del proprio appezzamento, e può quindi contare almeno sull’indennizzo; mentre gli altri si ritrovano con la disdetta di un contratto d’affitto e un punto interrogativo come prospettiva futura. «Nella Svizzera interna – riprende Ferrari – di solito i terreni sono di proprietà di chi li lavora, da noi invece la situazione si ribalta: di solito i terreni agricoli sono dati in affitto e quando si effettuano espropri da parte della Confederazione, gli affittuari si ritrovano senza protezione alcuna, esposti ad una drammatica incertezza». La stessa AlpTransit, protestano i diretti interessati, ha dimostrato poca sensibilità nei confronti dei contadini che presto non sapranno più da dove trarre un reddito per vivere. Ora chiedono al Dipartimento di Leuenberger l’indennizzo dei contratti d’affitto disdetti e che ritorni sui suoi passi riconsiderando la situazione umana e finanziaria delle famiglie coinvolte nell’operazione. Chiedono inoltre che venga data una risposta chiara riguardo l’utilizzo futuro dei terreni agricoli appartenenti alle Ferrovie federali o, in generale, alla Confederazione. Il tutto nel rispetto della Legge sulla conservazione del territorio agricolo, varata in Ticino negli anni ’90. Anche se in tal senso la Confederazione si era già espressa ribadendo che, in materia di espropriazione, le leggi cantonali possono essere scavalcate, senza neanche entrare in materia. «Certo – spiega Ferrari – da un punto di vista legale il procedimento non fa una grinza. Il problema, però, è politico. Come si può liquidare la faccenda sapendo che, da noi, i contadini non sono proprietari dei terreni e che, a esproprio avvenuto, non possono più disporre di nessuna risorsa? Senza contare che già nel ’95 l’Uct aveva subito presentato un ricorso alla pubblicazione sul Foglio Ufficiale dei piani di AlpTransit e abbiamo continuato negli anni successivi a inoltrare appelli e richieste, rimasti in sospeso». A perderci, comunque, non sono solo i contadini. Si è, infatti, di fronte ad un “effetto cascata”: lo Stato li ha aiutati a metter su l’azienda, ragion per cui loro si sono dovuti indebitare con la Banca dello Stato; ora, se gli si toglie la fonte di guadagno, non potranno far fronte ai debiti e, di conseguenza, lo Stato non potrà incassare i crediti. «Sinceramente – prosegue Ferrari – l’atteggiamento della Confederazione non può non destare perplessità. Questo disinteresse fa male anche da un punto di vista umano, i contadini coinvolti sono stati abbandonati a loro stessi e mi chiedo se il Dipartimento si sia reso conto di quanto stava facendo. Stiamo parlando di persone che sono costrette a sopportare per chissà quanti anni il cantiere nella loro casa e nella loro azienda e che al termine di tutto ciò si troveranno un treno velocissimo che gli sfreccerà accanto». Il danno, quindi, che i contadini della zona si trovano a subire è grande: peggioramento della qualità di vita, perdita finanziaria e incertezza per il futuro. Dal canto suo l’AlpTransit, per bocca del suo portavoce Dario Ballanti, afferma di non voler al momento rilasciare dichiarazioni e si riserva di esprimersi in merito dopo il 12 settembre. «L’AlpTransit – afferma Ballanti – finora ha agito secondo le disposizioni della Confederazione e del Datec. Il nostro agire è stato nel pieno rispetto delle regole». Una risposta chiara, ma non è quella che i contadini attendono da tempo.

Pubblicato il

06.09.2002 04:30
Maria Pirisi