Che il sistema capitalistico sia un sistema economico e politico è abbastanza chiaro a tutti. Meno chiaro è capire che è pure un sistema educativo. Oggi comincio una collaborazione con «area» e in questa rubrica sorvoleremo i luoghi della educazione e della socializzazione reale.
Vediamo due esempi. Non passa un mese d’agosto senza che alla radio o alla televisione si allarmi la popolazione sullo stato delle colonne d’auto alla galleria del San Gottardo. 5 chilometri, 8 chilometri, 10 chilometri, 12 chilometri … si aspetta ogni volta una colonna più lunga per gridare al record. Eppure negli stessi giorni mezza Europa vede chilometri di code automobilistiche in ogni luogo.
Ecco come servire gli interessi della lobby automobilistica e del petrolio. Educhiamo gli automobilisti a reclamare nuove strade e il raddoppio della galleria. E poi magari anche le tre corsie. Continuiamo a usare le auto e ancor di più senza mai guardare ad altro. Meglio sarebbe se la radio e la televisione invece di allarmare sempre e comunque l’utente (automobilista) indicassero dove c’è meno traffico ma principalmente invitassero l’utente a prendere i mezzi pubblici. Insegnandogli magari anche che in questo modo può risparmiare qualche franchetto. Provate a calcolare quanto spendete in un anno per l’auto (ammortamento, olio, benzina, copertoni, assicurazioni, riparazioni, posteggi, ecc, ecc …).
Secondo esempio.
Anche qui tiro in ballo i mass media. Tutti i giorni ci propongono gli indici di borsa, Dow Jones, Nikkei, ecc … Perché? A chi servono tali notizie (si fa per dire)? Un amico mi disse: «ma servono a chi guadagna (specula) in borsa». Ebbene ciò è falso. Chi specula in borsa é attaccato tutto il giorno al computer, non si basa certamente su quei bollettini. La domanda deve essere piuttosto «a cosa serve dare quei bollettini». E allora perché proporli? Ma perché sono il segno della egemonia realizzata del capitalismo (post-industriale, post-fordista, new-economy o come diavolo si voglia chiamarlo) sulla mente della gente. Definisce un paesaggio, un rituale culturale che invita nella sua quotidianità e ripetitività, alla normalità. È «normale» mostrare interesse per l’economia, pardon per gli indici di borsa. È così frequente che suona come un invito a voler entrare in quel gioco.
Se i media volessero veramente fare un servizio al pubblico, meglio sarebbe se invece degli indici di borsa indicassero dove i prezzi del caffè sono più a buon mercato e dove si può acquistare un caffè non adulterato. Ecco, se questi due esempi non mostrano (magari) intenzionalità da parte dei giornalisti, indicano comunque una minaccia alla quale sovente non si é attenti. Invitano a dei comportamenti quotidiani che nulla hanno di normale anche se così ci vengono presentati. Proprio perché i ritmi della quotidianità, della ripetitività, della frequenza e della insistenza entrano senza far rumore e senza che nessuno se ne allarmi più.
Ricollegandomi agli esempi precedenti sembra che non ci siano alternative all’automobile e alla borsa e che tutti debbano essere educati e socializzati con queste cose.
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