Qui si Rema contro

Agitazione e sconforto degli impiegati postali per la mannaia che si abbatterà sulle loro teste. Il famigerato progetto Rema (Reengineering Mailprocessing), la solita sigla inglese per indicare tagli occupazionali, andrà avanti. Cosa vuol dire? In poche parole che gli attuali 18 centri di distribuzione della corrispondenza presenti sul territorio nazionale, verranno ridotti – tra il 2006 e il 2008 – a 3 e tutti localizzati oltre San Gottardo. Arau, Friburgo e Zurigo le città prescelte dagli strateghi della Posta. Le motivazioni dell’azienda? Bisogna concentrare l’attività là dove risiede la maggior parte della popolazione e si consegue il fatturato maggiore. Le conseguenze? Fino a 3 mila e 500 posti di lavoro cancellati, polverizzati. Lo scorso mercoledì è stata giornata di mobilitazione per i dipendenti del gigante giallo. In tutte le 18 città che ospitano i centri di smistamento postale ci sono state manifestazioni spontanee supportate dai sindacati del settore: il Sindacato della comunicazione e Transfair. Le regioni periferiche, già confrontate con la chiusura di uffici postali, si vedranno private di altri posti di lavoro. «Per il solo Ticino – ci dichiara Angelo Zanetti, segretario cantonale del Sindacato della comunicazione – si stimano in 350 gli impieghi che si perderanno». E anche in Ticino, a Bellinzona, come nel resto della Svizzera si è tenuta l’azione sindacale. «Sono stati distribuiti centinaia di volantini – ci ricorda Zanetti – e devo dire che il sostegno da parte della popolazione è stato forte. Ci si rende conto del pericolo che corre il nostro cantone. E domani si replica con una nuova manifestazione a Bellinzona». Oltre al sostegno dei cittadini di Bellinzona, non si è fatto attendere quello delle autorità comunali e cantonali. Il Governo ticinese in una nota fa sapere che non condivide il progetto di centralizzazione del servizio di smistamento delle lettere presentato dalla Posta. «Il Consiglio di Stato – si legge nel comunicato – stigmatizza fermamente il modo di procedere della Posta svizzera nell’informare le autorità cantonali». Infatti, il Governo ha ricevuto solo mercoledì mattina la comunicazione ufficiale da parte del gigante giallo. «Questo modo di informare è in aperto contrasto con gli obiettivi strategici della Posta rinnovati lo scorso 27 febbraio dal Consiglio federale per il periodo 2002-2005». In quel documento si cita testualmente che il Consiglio federale esige che la Posta «curi una comunicazione aperta e trasparente». È vero, il Consiglio di Stato era già al corrente dell’iniziativa dell’azienda ma attraverso le anticipazioni della stampa e non direttamente dalla stessa. Lo stesso modo di procedere “poco ortodosso” è stato adottato per informare il Municipio di Bellinzona che ha ricevuto, sempre nella mattinata di mercoledì, la notizia della soppressione del secolare centro si smistamento-lettere della Città. E segno dei tempi e della mentalità che anima i managers che hanno in mano le sorti della Posta, e inconsapevolmente di migliaia di famiglie: l’annuncio è stato dato via fax. Ma non ci si sorprende più di nulla. È chiara la strategia aziendale, come avevamo già riportato due settimane fa: uscire dal core business aziendale (lettere e pacchi) e concentrarsi su servizi finanziari e assicurativi. In una parola la Posta vuol fare la banca. E l’utenza, le regioni periferiche e semplicemente il ruolo sociale dell’impiego pubblico? Accantonato, dimenticato, cancellato. I timori di un ridimensionamento di posti federali in Ticino, sono stati ripresi in un’interrogazione urgente al Consiglio di Stato firmata da Dario Ghisletta e Werner Carobbio intitolata emblematicamente “Progetto Rema – la ramazza contro Bellinzona e il Ticino”. Nell’atto parlamentare si chiede all’esecutivo di «esaminare l’organizzazione di un gruppo di lavoro per osteggiare quella che è presentata come una “decisione preliminare” del Cda de La Posta». E la Swisscom? I disastri delle ex regie federali non si esauriscono alla sola Posta. Anche Swisscom piange. È in fatti in atto la “Mcdonaldizzazione” dei negozi Swisscom. A Rorschach (Sg) è stato aperto il primo punto vendita in franchising. Invece dei classici Swisscom Shop, di proprietà dell’azienda, si avranno i Franchise Shop. Che cosa è il franchising? Semplicemente una relazione commerciale fra un imprenditore (franchisor) e il titolare di un’altra impresa (franchisee). Ma cosa nasconde tutto questo inglese aziendale? Precarietà e flessibilità. Si trasformano dipendenti in lavoratori autonomi trasferendo il rischio imprenditoriale su quest’ultimi. Swisscom sarà solamente il principale fornitore. Tale sistema permetterà di allargare la rete di vendita senza ulteriori investimenti e – aggiungiamo noi – senza più stipendiati.

Pubblicato il

25.10.2002 01:30
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